Foto di ©Daniele Messina CdI

L’intimità ha poco a che vedere con l’ardente fase iniziale di un amore.

L’attitudine all’intimità, ossia la disposizione innata e spontanea verso la condivisione di affetti e sentimenti nelle relazioni, è messa alla prova quando decidiamo di stabilire un rapporto duraturo. È proprio in questo caso che il delicato equilibrio fra separazione e relazione va mantenuto e salvaguardato, soprattutto quando sorgono gli inevitabili momenti di crisi.

L’intimità in una relazione non va nemmeno confusa con l’intensità della relazione.

I sentimenti intensi non danno la misura di una reale e stabile vicinanza. Essi possono talvolta addirittura impedirci di valutare con attenzione e obiettività la danza che conduciamo con i nostri amati. I sentimenti intensi talvolta ci spingono a desiderare paradossalmente una lontananza fisica, perché nell’intensità emotiva spesso ci sentiamo sopraffatti e non comodi. La lontananza fisica quindi ci aiuterebbe in questo caso a ripristinare un equilibrato livello di intimità.

È dunque possibile un’autentica vicinanza nel lungo periodo?

Si, è possibile favorire un modo responsabile e duraturo di stare nelle relazioni.

Come? Quali sono i presupposti per un rapporto d’intimità?

1. Poter essere sé stessi, ossia parlare con franchezza di ciò che ci sta a cuore, prendere chiaramente posizione sulle questioni emotive importanti, fissare i limiti di ciò che accettiamo e tolleriamo.

2. Permettere all’altra persona di fare altrettanto, rimanere in contatto con chi ha pensieri, sentimenti e opinioni diverse dalle nostre senza il bisogno di cambiarlo, convincerlo, correggerlo.

3. Non soffocare, sacrificare, tradire sé stessi, esprimendo forza e vulnerabilità, debolezza e competenza, in un equilibrio fra separazione (Io) e relazione (noi). Affermare sé stessi in modo completo e separato e mantenere un Noi intimo e gratificante non è facile. Si tratta di acquisire una posizione che non prevarichi l’altro e puntare a rapporti in cui ci costringiamo a subire.

Da cosa deriva l’interesse ad arricchire le proprie esperienze relazionali?

La cultura in cui viviamo non ci ha aiutato. Ci siamo sentiti condizionati ad un ruolo, una posizione che privilegerebbe un atteggiamento piuttosto che un altro, a spese di un equilibrio gratificante per entrambi nella relazione.

Una posizione sarebbe “maschile”, rappresentata dalla scelta di essere qualcuno e affermarsi nel mondo.

L’altra sarebbe “femminile”, maggiormente subordinata e dedita all’intimità e all’attaccamento. Il problema nasce confondendo l’intimità con l’adeguamento a questi ruoli e al desiderio di approvazione, come fonte di autostima, a spese dell’Io per un Noi.

Spesso alcuni si trovano quindi impreparati a gestire i rapporti più stretti, mascherando la loro ansia con l’apatia o il disinteresse: figure assenti e altre onnipresenti hanno caratterizzato la vecchia definizione di famiglia. Quando la situazione si fa difficile alcuni tendono quindi ad allontanarsi invece di sforzarsi di cambiare.

Per tutti l’apprendimento più significativo è attraverso la comprensione e l’arricchimento di tutti i rapporti, con amici, partner e parenti. Tutti cresciamo attraverso il contatto emotivo con gli altri e continuiamo ad avere bisogno di rapporti stretti nel corso della vita, solo così ci arricchiamo. Quando ci allontaniamo o fingiamo di non aver bisogno delle persone o non cambiamo in un rapporto che lo richiede, entriamo in crisi. E’ invece necessario fare esperienza dei 3 presupposti per poter danzare in coppia un ritmo proprio, intimo che gratifichi sia se stessi che l’altro.

I cambiamenti suscitano timori, frustrazioni, rabbia, isolamento, ma solo attraverso il cambiamento è auspicabile una relazione intima, soddisfacente e anche duratura.

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