“Gli omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare nessuno da una famiglia. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili, in questo modo gli omosessuali avrebbero una copertura legale. Io ho difeso questo”. Parole di papa Francesco sono tratte da “Francesco” di Evgeny Afineevsky, presentato il 21 ottobre al Festival del Cinema di Roma. Il documentario racconta il pontificato di Francesco, attraverso interviste su temi importanti fra cui pandemia, razzismo, abusi sessuali.

Più volte in passato e in contesti informali, come le risposte ai giornalisti durante i voli di rientro da visite pastorali, papa Francesco aveva mostrato sensibilità ai problemi legati all’omosessualità in rapporto alla religione. Nel 2013 in volo di ritorno da Rio de Janeiro disse: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo?”. Nel 2018 di rientro dall’Irlanda: “Mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio o la figlia con tendenze omosessuali sarebbe una mancanza di maternità e paternità. Tu sei mio figlio o mia figlia così come sei”.

Anche se non si tratta di comunicazioni ufficiali né di cambiamenti nella dottrina della fede in materia di omosessualità le parole del papa hanno un peso notevole e “Francesco, come massima autorità dottrinale, mostra qui la presa di coscienza del problema (…) È un segno che anche ai più alti livelli sta cambiando il modo di pensare”, così il teologo altoatesino Martin M. Lintner a Katholisch.de.

Le parole del papa nel documentario “Francesco” sono quindi la presa d’atto delle difficili situazioni in cui si trovano a vivere gli omosessuali credenti, divisi fra poter vivere apertamente la loro identità sessuale o vivere la loro fede nella comunità. Il riferimento è il caso di Andrea Rubera, padre, con il compagno, di tre bambini, nati da maternità surrogata in Canada, e che si era rivolto al papa con una lettera accorata perché, da cattolico, voleva dare un’educazione cattolica ai figli ma temeva le reazioni della Comunità. Il papa lo chiamò al telefono infondendogli incoraggiato.

Ci sono poi anche le difficoltà di molti genitori cristiani ad accettare l’omosessualità del proprio figlio o figlia. A queste dà una risposta l’associazione di genitori con figli LGBT “Tenda di Gionata” che nella pubblicazione “Genitori fortunati. Vivere da credenti l’omosessualità dei figli” raccolgono le testimonianze di genitori cristiani su come hanno vissuto la scoperta della sessualità dei loro figli. Occorre un ponte fra queste famiglie e la chiesa, lo ha chiesto “Tenda di Gionata” con un appello al papa durante l’udienza lo scorso settembre. A loro papa Francesco ha risposto: “La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente”.

L’apertura del papa alle unioni civili non va confusa tuttavia con il matrimonio, il sacramento che unisce uomo e donna, “la famiglia a immagine di Dio, uomo e donna, è una sola”, aveva ricordato il papa Francesco in udienza con il forum delle famiglie nel giugno 2018. La posizione ufficiale della chiesa in materia resta il documento della Congregazione per la dottrina della fede del giugno 2003 Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, firmato dall’allora prefetto, il cardinale Joseph Ratzinger, contraria alle unioni civili di omosessuali. Vi si legge: “In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva” (punto 5).

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