Nella foto in alto: Andrea Ravidà

Intervista ad Andrea Ravidà

Il 15 giugno prossimo Andrea Ravidà (per i tedeschi Andreas Ravida) compie 75 anni ed è ancora in piena forma. È uno dei più noti fischietti di origine italiana, almeno nel Sud Germania. Se fosse per lui, potrebbe continuare a fischiare gare di calcio fino ad 80 anni.

Il nome di Andrea Ravidà è tuttavia indissolubilmente legato a quello della società calcistica.

Milan di Heidenheim, città di provincia di 49.000 abitanti, situata ad un centinaio di chilometri ad Est di Stoccarda. È in questa squadra che ha militato dal 1967 al 1979 come ala destra. Successivamente, per evitare alla sua società rossonera di pagare multe alla federcalcio locale, frequentò un corso per arbitri. Così il sabato andava ad arbitrare gare di società tedesche e la domenica era sulla panchina milanista, pronto a scendere in campo in sostituzione di qualche attaccante.

Col tempo l’arbitraggio ha preso il sopravvento. Raggiunto la Landesliga, veniva spesso chiamato a comporre la terna arbitrale come segnalinee anche per amichevoli di categorie maggiori: Regionalliga, Seconda e Prima Bundesliga. Fra le tante gare, un posto d’onore occupa l’amichevole fra la brasiliana Sao Paulo e la Dinamo Kiev del maggio 1990 ad Heidenheim-Sonthofen/Brenz in onore dell’arbitro internazionale Helmut Lindl.

In campo arbitrale Andrea Ravidà è un pluridecorato. La Württembergische Fußballverband gli ha conferito nel 1991 la medaglia di bronzo, nel 1996 la medaglia d’argento e nel 2010 la medaglio d’oro.

Anche la Città di Heidenheim lo ha decorato per l’impegno costante nel processo d’integrazione di centinaia di ragazzi stranieri attraverso lo sport. Ravidà non si è mai risparmiato.

Durante la sosta invernale dei campionati ha fischiato tornei di calcetto e così anche a Pentecoste per consentire alle società calcistiche di introitare un po’ di soldi, necessari per finanziare i sempre più onerosi campionati.

Andrea, ribattezzato in tedesco Andreas, è orgoglioso di essersi conquistato in campo il rispetto dei giocatori e delle società di qualsiasi categoria, arbitrando con garbo e fermezza.

Nonostante il girovagare per i campi del Baden-Württemberg, la sua fede milanista è rimasta solida. D’altronde l’incontro col Milan di Heidenheim fu un amore a prima vista, ricorda:

Allora, nel 1967 abitavano in Heidenheim come altrove molti italiani e tutti volevano giocare a calcio, così un certo Giuseppe Lazzara , tifoso milanista , ebbe l’idea di fondare l’AC Milan Heidenheim e di iscrivere la neonata squadra al campionato italiano gestito dal nostro Consolato di Stoccarda insieme con la Württembergische Fußballverband.

Tu però hai lasciato ben presto il calcio giocato per fare l’arbitro. Una scelta, senza dubbio, coraggiosa sapendo che l’allora casacca nera era al centro di forti polemiche, di tafferugli e di invasioni di campo?

Dato che ogni società doveva avere un arbitro e nessuno voleva farlo, l’ho fatto io. In questo modo ho evitato alla nostra società di pagare annualmente una multa. Ero consapevole che gli arbitri avevano una brutta fama.

Hai mai temuto di diventare bersaglio anche di razzismo?

Non ci ho mai pensato e fortunatamente non mi è mai capitato.

In seno alla categoria arbitrale ti sei creato un nome ed anche rispetto. Come ti sei conquistato l’apprezzamento del pubblico e delle squadre?

Quando si fa una cosa, si deve far bene oppure non farla. Il mio motto è stato sempre: “essere corretto e neutrale”.

Che percorso hai fatto nell’ambito della Württembergische-Fussball-Verband (WFV)?

Ho iniziato con le giovanili e fischiato, fino a 38 anni. Poi, avendo smesso di giocare, ho iniziato a fischiare in categorie superiori fino alla Landesliga e finendo da dove ho cominciato.

Hai mai avuto paura e magari pensato di abbandonare?

Mai! Anzi più arbitravo e più mi piaceva. Sono stato sempre fiero di essere apprezzato in campo.

Che cosa ti ha legato e ti lega ancora al fischietto?

Ovunque andavo e ancora vado non ho mai avuto dei problemi, anzi tanti elogi .

Quanto si guadagna o meglio che rimborso è previsto a partita?

Kreisliga 33,00 €, Bezirksliga 40,00 €, Landesliga 52,00 €; Verbandsliga 60,00 € Oberliga 100,00 €, Juniores da 15,00 a 40,00 €; 2. Bundesliga 2.700 €, Bundesliga 4.200,00 € più le spese 0,30 € a km.

Qual è il ricordo peggiore e quale quello più bello ?

Io non ho brutti ricordi, sono tutti belli. E se venissi di nuovo al mondo inizierei ad arbitrare ancora prima. L’arbitraggio mi ha dato tante soddisfazioni e fatto fare tante conoscenze. Dopo la famiglia è la cosa che mi rende più felice. Il più bel ricordo che ho e che mi è rimasto impresso nella mente, è stato quando ho esordito come guardialinee (nel lontano 1992) in Oberliga tra TSV Reutlingen e TSF Ditzingen in cui militava Fredi Bobic, oggi direttore sportivo dell’Hertha Berlino. Fu una gara difficile, un derby duro, ma corretto. C’erano oltre 20 mila spettatori ed io avevo paura di sbagliare. Mi tremavano le gambe davanti a tanto splendore. Alla fine solo elogi e paura passata.

Che cosa ti ha impedito di salire in Regionalliga, terza, seconda o prima Bundesliga?

Sì, ho fatto il guardalinee fino all’Oberliga ma anche guardalinee in amichevoli di Bundesliga e nel campionato di Bundesliga femminile. Però ho arbitrato solo fino alla Landesliga.

Che ruolo ha avuto la famiglia nella scelta di dedicare tutto il tuo tempo libero ai campi di calcio?

Mia moglie è una grande donna tedesca! Siamo sposati da 47 anni. Ha compreso fin da subito la mia situazione e non mi ha mai ostacolato.

Hai qualche rimpianto?

Sì, di non avere iniziato a fare l’arbitro da più giovane .

Come noto, anche l’associazionismo sportivo è in forte crisi da molti anni. Di questo fenomeno ne risente anche la categoria arbitrale?

Sì, moltissimo. Non si trovano più giovani disposti a fare corsi da arbitro. È un vero problema per l’esistenza del calcio stesso.

Consiglieresti ai giovani o meno giovani di intraprendere la via della formazione arbitrale?

Sì, faccio l’accompagnatore e da tutor a molti giovani arbitri esordienti. Li rincuoro ed incoraggio tanto.

Trovi giusto che tutto il mondo sportivo russo sia stato escluso da qualsiasi competizione internazionale a causa della dichiarazione di guerra all’Ucraina?

Non lo trovo affatto giusto perché, secondo me, gli atleti non hanno nessuna colpa.

Quanto ti manca la discesa in campo non più solo domenicale ma anche infrasettimanale?

Molto. Tante volte sono anche triste.

Continui comunque ad allenarti?

Finché mi reggono le gambe e la mente, continuo a farlo ogni giorno.

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