Nelle foto: I mosaici di una villa romana a Bad Vilbel. Foto di ©Daniele Messina

Tradizioni regionali della Sicilia – Rubrica a cura di Angela Trapanotto

Piazza Armerina è una splendida città d’arte in stile barocco situata nel centro della Sicilia.

Costruita su una collina a 700 metri s.l.m. sorge sui Monti Erei, e circondata dalle verde foreste del Parco della Ronza, dove si trovano le “Le Rocce incantate”, che assumano colori diversi a seconda di come sono illuminate dai raggi solari.

La sua fama è dovuta ai mosaici della Villa Romana del Casale, si trova a circa 5 km da piazza Armerina. La villa è uno dei luoghi più affascinanti da visitare, decorata con 3.500 m2 di mosaici con colori vivaci e scene fantastiche. La bellezza delle sue pavimentazioni la rende unica, raffigurazioni di ogni genere non religiose ma legati all’attività di tutti i giorni delle classi romane più abbienti. Questo vale anche per lo straordinario mosaico del “bichini” ampiamente utilizzato in età antica dai greci e dai romani. Per esercitare lo sport al caldo, era la tenuta ideale. La scoperta della villa avvenne nel 1950 inseguito alle segnalazioni degli abitanti del luogo. Lo scopritore basandosi sullo stile dei mosaici datò la villa sorta prima del secolo IV. Si tratta di una residenza imperiale.

Osservare i mosaici significa ritornare in un passato lontano, dove si capisce come vivevano i romani a quell’epoca. Dal punto di vista artistico la villa Roma del Casale è una testimonianza davvero unica dell’antichità siciliana. Ed è per questo, che dal 1997 è stata dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità.

Per la sua bellezza architettonica, può considerarsi uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza. Risalente al 320-350 d.C. Si dice che la villa sarebbe appartenuta ad un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, probabilmente un governatore romano.

Secondo altri fu, invece costruita da un funzionario imperiale. Ma una cosa è certa che lo stile di vita del proprietario della casa, mostra attraverso una serie di mosaici tanta ricchezza, ed influenze stilistiche dell’arte africana.

Nei mosaici si distinguono stili e cicli narrativi, un dedicato alla mitologia e ai poemi rilevanti, l’altro con riferimento a scene di vita quotidiana dell’aristocrazia romana. Tra i resti della villa sono state individuate: l’ingresso monumentale con cortile a forma di cavallo, al centro sono i resti di una fontana quadrata, una grande sala con tre absidi, la zona delle terme.

Oggi è possibile visitare il vestibolo e il porticato del peristilio, gli ambienti di servizio, tra cui la stanza della “Piccola Caccia”, il “Corridoio della Grande Caccia” e la stanza delle “Palestrite”, gli appartamenti patronali con il mosaico di Ulisse e Polifemo e la stanza con Amore e Psiche, infine la stanza di Eros e Pan, il triclinio e il portico, la basilica.

Tuttavia, è necessario non dimenticare la parte dedicata al buon gusto dei piatti tipici della zona. Tra i primi piatti troviamola pasta ’ncaciata, una specie di timballo con maccheroni, al ragù, formaggio, piselli e uova.

I maccheroni in agrodolce, fatta con ragù, melanzane, zucchero e cannella. Un piatto unico è il gattò di riso, condito con carne macinata e piselli, che viene messo in una teglia a strati alternati con melanzane fritte, uova sode, burro e caciocavallo.

Tante sono le minestre, la borragine, la cicoria, selvatica e il “Maccu di fave”, si tratta di fave schiacciate e ridotte in crema. Una volta raffreddata, la minestra diventa consistente e viene tagliata a fette e si da agli uomini, perché lo portino con loro da mangiare sui campi, con la pagnotta casareccia. In inverno, alle prime luci dell´alba, spesso prima di recarsi al lavoro, i contadini si rifocillano con una zuppa calda di fave. Sostituire con una minestra la consueta tazza di latte e caffè. Come secondo piatto è in uso la carne suina, tra cui la salsiccia magna, con caciocavallo e semi di finocchio. Tanti sono i formaggi, come la ricotta salata, con spezie e zafferano. Quanto ai dolci, tanti sono i biscotti alla cannella e poi da gustare ´e il torrone di origine araba, con sesamo, mandorle, e miele.

Se siete in Sicilia, la villa Romana del Casale con i suoi spettacolari mosaici è da visitare e nel frattempo potete gustare la tipica cucina del luogo. Inoltre, potete assistere nel mese di agosto al Palio dei Normanni, che omaggia la cacciata dei saraceni da parte di Ruggero d’Altavilla, nel secolo XII.

Infine, se volete, potete visitare a Bad Vilbel, vicino a Frankfurt, in Kurpark un mosaico appartenente (forse) a una villa romana o ad una caserma militare.

Maccu verde

Ingredienti: fave fresche grosse kg.2, finocchietto selvatico un mazzetto, cipolla una piccola, taglierini gr.300.

Preparazione: Soffriggete in tegame la cipolla grattugiata con un po` d´olio e appena dorata aggiungete le fave sgusciate (che saranno di quelle grosse e già un po` dure), e il finocchietto tagliuzzato. Allungate con acqua e lasciate cuocere a fuoco basso per circa due ore, ammaccando sempre con il mestolo di legno perché le fave si sfarinino. A fine cottura versate in tegame la pasta sminuzzata, aggiungete se necessario un altro po´ di acqua, e condite con sale, pepe e olio crudo. Servite la minestra tiepida o fredda.

Il maccu verde si condisce in un modo diverso nelle varie parti dell´isola, con il finocchio selvatico ad Enna, con la zucca gialla in provincia di Palermo, con le lenticchie a Petralia, con la “smozzatura” ad Ispica.

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