È uscito il libro Via Crucis per l’uomo comune, illustrazioni di Franco Morelli, con un testo di Gianni Cerioli, introduzione di monsignor Paglia, Graphe.it edizioni, Perugia 2021

Via Crucis e XXI secolo: che valenza ha la via Crucis al giorno d’oggi?

Se c’è una liturgia che coinvolge direttamente il vissuto comune dell’uomo e la sua sola memoria, questa è la pratica della via Crucis, vivendo la quale ci si trova, quasi senza accorgersene, da spettatori di un evento a partecipi solidali di un riproporsi ineludibile della propria esistenza. Guardando alla Passione contenuta nella via Crucis possiamo scoprire e toccare con mano la dimensione reale e significativa della “fraternità”! Non saprei leggere questo XXI secolo; mi giustifico pensando che sia ancora troppo presto per dargli una credibile connotazione… chissà quante cose ancora dovranno succedere! Di certo, ciò che non muterà sarà l’eterna esperienza di ciascuno: vita e morte. Recuperando questa dimensione di fraternità, la via Crucis potrebbe a ragione proporsi quale esperienza di forte solidarietà nella morte e di confortante messaggio di pace nella vita.

Come la si può integrare nella vita quotidiana?

Per i cristiani, la passione celebrata e significativa è quella di Gesù; tuttavia la valenza salvifica che gli appartiene non la solleva dall’essere allo stesso tempo simbolica e condivisa; anzi, sono proprio tali aspetti che fanno dell’evento di Cristo una sorgente di grazia. Cosicché la stessa passione di nostro Signore non solo per noi cristiani è luogo eccelso di salvezza, ma anche fonte di redenzione per ogni uomo. L’evento storico stesso della passione di Gesù di Nazareth non si esaurisce nel solo riferimento a lui; tanti sono i nazareni che, consapevolmente o meno, portano al mondo la grazia della loro passione.

Cosa hanno di particolare le immagini della via Crucis di Franco Morelli?

Non sono un critico d’arte né ho particolari innate competenze in proposito, per cui non saprei dire o descrivere le stazioni della via Crucis dell’artista Morelli, ma posso condividere la mia sensazione avuta alla loro visione: stupore. Mi aspettavo un Gesù più religioso: il pregiudizio standardizzato non dava possibilità a un protagonista fuori da certi canoni! Trovarsi di fronte a un povero cristo come ce ne sono tanti mi ha aperto un mondo: quel disgraziato è proprio quel Gesù da noi nel tempo troppo addolcito e referenziato, tanto da sottrargli quella profonda solidarietà a ogni forma e luogo di sofferenza e di morte. Le immagini di Morelli ci portano da una riflessione critica esistenziale a una contemplativa, in quanto l’umano che le veicola è drammaticamente reale e umanamente condivisibile.

Perché ricordare l’artista così tanti anni dopo il suo decesso?

Ci sono eventi nella nostra vita che accadono in modo inaspettato, quasi fortuito o provvidenziale; di certo: ogni cosa ha un senso! Cinque anni fa, nella mia città di Ferrara presso la scuola d’Arte “Dosso Dossi”, è stata allestita una mostra sulla via Crucis di Franco Morelli e mi è stato chiesto di produrre un brevissimo commento per ciascuna stazione. Consegnato il lavoro, con riserva, e subito accantonato da parte mia non l’ho più pensato sino a qualche mese fa, quando una telefonata all’amico Gianni Cerioli – che della mostra al “Dosso” era uno degli organizzatori – me lo ha fatto ricordare; insieme abbiamo pensato fosse cosa bella potergli dare la struttura attuale che, rispetto all’opuscolo che accompagnava l’esposizione, è arricchita di riferimenti biblici, commenti e introduzioni. Prima che uscisse il libro purtroppo Gianni è improvvisamente mancato …

In che cosa consiste la laicità?

Relativamente alla via Crucis di Franco Morelli, la dimensione di “laicità” che emerge è tra le più immediate e meno contaminate da ideologie. Qui non si esalta la sventura del Figlio di Dio ma quella di tantissimi uomini e donne comuni. Emanciparsi da una dimensione divina, soprattutto nei luoghi comuni e ineludibili della storia di ciascuno – nascere, vivere e morire – significa rifiutare non solo la possibilità di un senso a questa nostra esistenza, ma persino porci nella condizione di non poter guardare oltre. È soprattutto nel momento della sofferenza che tutto può essere o vissuto in modo trasfigurato oppure disperato; possiamo affrontare il morire o il subirlo! Nella via Crucis di Morelli non c’è il Figlio di Dio che affronta religiosamente la morte, ma un poveraccio che la subisce – ed è qui la laicità della sua arte! – tuttavia la familiarità col povero, piuttosto che quella col Figlio di Dio, ci fa ricordare che neppure alla divinità è stata risparmiata la sorte comune di ogni uomo; in questo rapporto solidale tra umano e divino non solo l’uno da senso all’altro ma viceversa.La dimensione laica, così evidente nelle immagini dell’artista, invece che allontanarci dal religioso ci immerge in questo con quella fraternità umana che, nel momento di resa alla propria storia, guarda con attesa di scoprirsi presto figlia di Dio.

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