A Berlino capitale della Germania , megalopoli con 3,5 milioni di abitanti e forza trainante della moderna Europa, Massimo Mannozzi si è ormai assicurato un suo posto come grande esempio d’invidiabile e fantasiosa imprenditorialità italiana di cui tutta la comunità italiana in Germania ne può andar fiera. Massimo Mannozzi e il suo ristorante Bacco l’ho conosciuto negli Settanta nelle mie trasferte a Berlino-ovest come corrispondente del quotidiano IlSole-24ORE. A quei tempi i voli dalla capitale provvisoria tedesca per Berlino facevano scalo all’aeroporto di Tempelhof e in pochi minuti di taxi si arrivava sul Kurfuerstendamm dove si trovava l’Hotel Kempinski. Dall’hotel bastavano pochi passi per arrivare al ristorante Bacco che Mannozzi aveva aperto nel 1968 nella Marburgerstrasse in pieno clima di rivolta studentesca tedesca. Vivere la realtà della Berlino attraversata allora da un invalicabile un muro, simbolo della divisione est-ovest europea, era allora per un corrispondente un’esperienza unica.
Il ristorante Bacco era allora il punto d’incontro dei giornalisti italiani e a riiunirli non erano tanto i piaceri della tavola, quanto tutte le novità sulla vita della città divisa che si potevano apprendere attraverso i racconti di Massimo Mannozzi sempre perfettamente e particolarmente informato. Per i berlinesi, ovviamente, Bacco era già allora un’altra cosa: il miglior ristorante italiano della città. A parte i pregi della cucina a decretare il successo di Bacco furono le doti d’insuperabile “Gastgeber” che Massimo Mannozzi – toscano purosangue molto fiero di tutto ciò che la sua terra ha regalato nel corso dei secoli al mondo intero – aveva nel suo dna. E’ stato questo il vero segreto del successo di Bacco, al di là della bontà dei piatti che il team di Mannozzi sapeva mettere in tavola. Il ristorante era sempre pieno di clienti tedeschi e tutti avevano l’aria di sentirsi perfettamente a loro agio. In quegli anni l’Italia del turismo andava alla grande tra il pubblico tedesco e mangiare da Bacco aiutava a richiamare alla memoria i ricordi delle vacanze trascorse sotto il sole, o sotto la luna italiana. Mannozzi non tardò molto a rendersi conto di aveva sfondato e di aver ormai in tasca la chiave del successo. Una carriera a decollo verticale, si direbbe oggi: da ambasciatore gastronomico ad ambasciatore culturale, da Cavaliere della Repubblica italiana a cittadino berlinese insignito con la Bundesverdientkreuz. Un caso unico per un ristoratore italiano in Germania.
Incontri berlinesi
Massimo Mannozzi non era, comunque, uno che poteva accontentarsi di un semplice successo gastronomico. Il fatto che il ristorante Bacco fosse divenuto, oltre che un punto di riferimento per i buongustai tedeschi, anche una specie di “casa comune” per quegli italiani che arrivano a Berlino-ovest o che vivevano in città suggerì a Mannozzi l’idea di fondare un’associazione culturale. Fu così che il 18 dicembre 1990 durante una cena da Bacco nacquero con il patrocinio dell’allora Ambasciatore italiano Marcello Guidi gli “incontri berlinesi”, un evento che ancor oggi si svolge tre volte l’anno al ristorante Bacco con la partecipazione dell’Ambasciatore italiano e delle più importanti personalità della vita italo-tedesca di Berlino. Sono passati nel frattempo quarantaquattro anni dall’apertura di Bacco ma il ristorante è rimasto sempre lo stesso, nulla è cambiato. Questo fino ad oggi, perchè ora, come le tutte cose della vita, anche la storia berlinese del ristorante Bacco è arrivata al capolinea. Il ristorante chiude definitivamente a marzo e riaprirà con gestione araba, ovviamente sotto altro nome.
Bocca di Bacco
A proseguire il successo gastronomico del ristorante Bacco ci pensa nel frattempo il figlio Alessandro il quale circa una quindicina di anni fa aprì un altro ristorante italiano nella Friederichstrasse, la strada dove si trovava il famoso ChekPoint Charlie. Il ristorante “Bocca di Bacco” lo trovate a una ventina di metri dall’incrocio con la Unter den Linden, il mitico Viale dei Tigli che sfocia sulla Porta di Brandeburgo al centro di Berlino. Siamo nel cuore della Berlino storica dove fino al 1989 quando cadde il muro di Berlino soltanto pochi privilegiati occidentali potevano passeggiare. La tradizione di Bacco passa da ovest a est della Berlino del dopoguerra ma in realtà oggi la maggior parte dei berlinesi e di quelli che vengono da fuori non sanno più bene dove passava una volta il “muro”.
La Notte delle Stelle
La vera notorietà internazionale Massimo Mannozzi l’aveva alla fine conquistata con la sua idea di istituire il “Premio Bacco”, un premio che una giuria di critici cinematografici italiani aggiudica a registi e ad attori nel corso della Berlinale durante una serata di gala, la “Notte delle Stelle”. “Ad un certo punto, dopo una quindicina d’anni che tutti i critici italiani s’incontravano nel ristorante Bacco durante il festival berlinese del cinema – racconta Mannozzi – mi venne spontaneo dire ma perché non creiamo noi in concomitanza con il festival di Berlino un premio cinematografico che sia assegnato da critici italiani?”. Nacquero così su iniziativa di Massimo Mannozzi il Premio Bacco e nello stesso tempo anche la serata di gala “Notte delle Stelle” durante la quale il Premio viene consegnato ai loro vincitori. L’idea ebbe grande successo e nella sua prima edizione il Premio Bacco fu vinto, non poteva essere altrimenti, da Sofia Loren.
“Armata Brancaleone”
Quando Massimo Mannozzi nel 1968 aprì il suo Bacco a Berlino-ovest i ristoranti italiani, per lo più pizzerie, erano al massimo una dozzina. Oggi di ristoranti italiani a Berlino ce ne sono circa ottocento, ma a sentire Massimo i veri italiani sono al massimo duecento. Nel frattempo contro questa armata gastronomica internazionale da qualche anno aumentano sul campo le divisioni tedesche guidate dai gruppi Vapiano e l’Osteria, ai quali si sono aggiunti i XII Apostoli, i ristoranti Tialini dell’ex amministratore delegato della Porsche, Wendeling Wiedeking, ristoranti “la Tagliatella” e ultimi in ordine cronologico i ristoranti dell’ex pornostar Dolly Buster. Un panorama di gastronomia italiana che più confuso di così non potrebbe essere. L’entrata in scena di sempre nuovi e improvvisati protagonisti non promette nulla di buono per il “made in Italy”. Purtroppo ai veri ristoratori italiani è mancata una regia associativa e culturale che avrebbe potuto moltiplicare e cementare il loro spontaneo successo e forse anche influenzare quelle iniziative straniere che nella cucina italiana hanno visto sin dall’inizio soltanto una cosa: una sicura fonte di lucro.
Foto: Il cavaliere Massimo Mannozzi