Che ormai ci troviamo di fronte a un fenomeno sociale di massa, nessuno più lo mette in dubbio: dati ufficiali, ricerche sociali e, quel che più conta, tantissimi vissuti quotidiani raccontano di migliaia di nostri connazionali che lasciano ogni anno l’Italia per trasferirsi all’estero in cerca di lavoro. Storie in movimento, riguardanti soprattutto giovani, che inseguono opportunità lungo le rotte di un viaggio oltre confine in grado di trasformare le aspirazioni in una realtà, dove il diritto al lavoro, per molti attualmente un vero e proprio miraggio nel Bel Paese, sia la base di un avvenire migliore. Molte le destinazioni di questi neo cacciatori di futuro e tra queste, tra le più preferite, c’è la Germania.
Sembra quasi essere ritornati agli anni 60-70, decenni durante i quali il fenomeno emigratorio italiano verso i Paesi europei, e la Germania in particolare, raggiunse il suo picco più alto. Secondo i dati Istat, infatti, nel decennio 2000- 2010 sono andati all’estero 316.000 giovani di età inferiore ai 40 anni. Secondo i dati dei Comuni, solo nel 2009 oltre 80.000 persone sono espatriate : + 20% rispetto al 2008. Di questi si stima che la gran parte siano giovani, di cui il 70% laureati.
Secondo il Sole 24 Ore, inoltre, sono stati almeno 60.000 i giovani italiani emigrati nell’ultimo anno, stima in difetto se si pensa che solo la metà di questi si iscrive all’Aire. Numeri di un passato che ritorna, a differenza del quale cambia la qualità delle valige (dal cartone alle fibre sintetiche), il mezzo di trasporto (dagli estenuanti viaggi in treno o bus ai viaggi in aereo) o il titolo di studio (magari un diploma o una laurea rispetto alla licenza media o elementare) ma rimane inalterata l’angoscia, specie nel momento in cui, lasciati magari i contatti estemporanei nati online, si inizia il reale percorso d’integrazione all`interno del territorio d’arrivo.
Una richiesta di supporto che reclama risposte efficaci ed immediate, richiamando in primis il ruolo della realtà socio-istituzionale italiana all’estero, nei confronti della quale ricade la responsabilità maggiore circa l`organizzazione di risposte efficaci ed adeguate all’entità e struttura del fenomeno Risposte non semplici ma che di certo hanno come presupposto lo stabilire un primo contatto con questi nuovi arrivati, la quasi totalità dei quali ha trovato nella rete di amicizie e conoscenze l’aiuto necessario per muovere i primi passi nella nuova realtà, non trovando, anche quando ricercato appositamente, quasi alcun supporto dalle varie realtà associative o istituzionali italiane presenti nel territorio.
Mancanza di consulenza e servizi preoccupante che trova conferma nel risultato di un sondaggio promosso dal progetto “idea e lavoro” delle Acli Germania, atto a sondare le tipologie di supporto ricevuto da chi è arrivato in Germania negli ultimi anni. Più del 90 per cento dei partecipanti ha dichiarato non solo di avere ricevuto il supporto iniziale solo da parenti e conoscenti ma anche di non avere stabilito, negli anni seguenti, alcun tipo di rapporto con la realtà socio-istituzionale italiana, se non per l’espletamento delle necessarie incombenze burocratiche.
Così ci conferma anche Serena Figuccio che noi del Corriere, alla ricerca delle storie dei nuovi italiani in Germania, abbiamo incontrato nel suo negozio di specialità italiane nel centro di Dieburg. Arrivata in Germania qualche anno fa con una laurea in tasca e la voglia di proseguire il suo percorso di studi, Serena è rimasta in Germania, costruendo tenacemente quasi da sola la propria realtà di cui, oltre alla sua attività commerciale, fa parte oggi una splendida famiglia composta dal marito Mehmet Ajtug e dai figli Atilla, Elisa….. “Nonostante gli sforzi, ci sottolinea Serena, all’inizio non ho trovato nessuno in grado di fornirmi nella mia lingua riposte in grado di indirizzarmi e facilitare adeguatamente la mia integrazione all’interno della nuova realtà”.
Ma nonostante “l’Italia” sia stata distante in tutti i sensi, Serena ha trovato nella valorizzazione degli aspetti migliori del Made in Italy la maniera per ritagliarsi il suo futuro e porsi, in questo senso, come punto di riferimento per la realtà locale, nonchè per quanti dall’Italia ricercano nuove opportunità. Così Serena da un pò di tempo ha aperto il suo angolo d’ Italia all`arrivo dell`amica Daniela che, grazie al suo supporto, ha avuto modo di iniziare un nuovo percorso di vita, anche lei alla ricerca di un futuro più roseo e più stabile Una rete di solidarietà spontanea che, come sottolineano Calogero Sardo (da 40 anni residente a Gross Zimmern), Michele Cicchelli (di Dieburg) e Angelo Caputo (residente a Roßdorf), ricorda molto quelle nate nel passato tra gli italiani in Germania, attorno alle quali si sono costituite le tradizionali realtà associative in emigrazione.
Rapporti di reciprocità che possono essere una grande potenziale per rinvigorire la realtà socio istituzionale italiana all’estero, alle prese con una crisi generazionale non indifferente. Un rapporto tutto da costruire e che va alimentato attraverso iniziative concrete, alcune delle quali hanno già preso forma. Tra queste ricordiamo le guide introduttive promosse dalle Acli Germania, aventi come scopo un primo orientamento riguardante il mercato degli affitti, lavoro e prima documentazione per chi decide di trasferirsi in Germania.
Progetti che tendono a muoversi all`interno di uno scenario più ampio, all’interno del quale la concertazione tra mondo associativo e istituzionale inizia ad essere adeguato alla rilevanza del fenomeno. In questo senso ricordiamo il forum socio.istituzionale costituitosi di recente a Francoforte e che proprio nella problematica riguardante la nuova emigrazione ha stabilito una delle sue priorità. Iniziative da seguire e promuovere, per capire cosa si muove all’interno della galassia dell´ italianità all’estero, che in maniera più veloce del previsto sta ridefinendo la propria identità.