Nel 2012 hanno raggiunto questo Paese 40mila italiani. “Voglio ben sperare – aggiunge il sacerdote – per i numerosi nuovi arrivi. Anzi mi schiero dalla parte di coloro che, sognando e tentando un domani migliore per sé e le loro famiglie, si trapiantano in Germania. So, con loro, che il trapianto non è indolore, anche se il sogno ne attutisce, in parte, i disagi. Vorrei, però, giocare d’anticipo, affinché chi viene nel Nord dell’Europa in cerca di lavoro si premunisca contro il rischio del rigetto”.
Ci sono storie di nuovi arrivati a lieto fine ma tante altre storie, “troppe”, che si aggiungono alle numerose che non conoscono un lieto fine, dove “i sogni si tramutano in drammi”, aggiunge don Egidio Betta, missionario a Francoforte. Spesso una delle prime tappe è la Missione Cattolica Italiana. “Sono tanti quelli che arrivano per chiedere, oltre che informazioni, un aiuto concreto per la casa, per il vitto e per un lavoro”, spiegano i due sacerdoti.
Alla Mci si parla italiano, “ci si può spiegare, si confida in un aiuto che alleggerisca la difficoltà di trovare lavoro, alloggio, denaro. Ma il toccasana, che risponda alle necessità dei nuovi migranti, non esiste neppure in Germania”, spiega padre Valeriano: “non esiste l’immediata risposta alla disperazione che ha spinto a partire senza un minimo di progettazione, con il solo bagaglio dell’improvvisazione, fidandosi di facili promesse e di informazioni spesso mal fondate, inesatte o mal formulate”.
Alla Mci chi accoglie, il più delle volte, può offrire solo un sofferto ascolto, magari accompagnato da un contributo, che “lascia, in chi offre l’insolubile rammarico dell’impotenza e, in chi riceve, qualche informazione in più con, in aggiunta, un’ulteriore delusione.. “Siamo impotenti”, spiegano i due sacerdoti aggiungendo che “questo fa rabbia”. Ecco perché don Egidio consiglia tutti a non mettersi in viaggio senza avere dei riferimenti dove poter essere ospitati e poter cercare lavoro. Inoltre non “credere a quelle voci che descrivono la Germania come una terra dove dare una svolta alla propria vita”, senza, spesso “conoscere la lingua o non avendo nessuna professionalità”.
Su iniziativa della Missione Cattolica Italiana di Francoforte è nato un progetto che coinvolge gli italiani che lavorano alla Banca Centrale Europea. Circa 40 dei oltre 100 dipendenti che hanno aderito si autotassano e inviano il loro contributo alla Missione Cattolica Italiana.
Dall’inizio del progetto, iniziato nel 2010, sono stati aiutati, con il fondo raccolto, circa 1600 persone. “L’impoverimento, la disoccupazione non interessa solo gli immigrati in Italia, ma tocca anche molti nostri connazionali all’estero, molti emigranti anche in un Paese come la Germania”, spiega il direttore Migrantes, mons. Giancarlo Perego: “spingere su una caduta di tutela dei diritti dei migranti, abbassare le tutele sociali, chiudere le porte non ha come effetto solo in Italia la diminuzione dei flussi di immigrati o il loro rientro, ma nel contesto europeo, dove sono presenti oltre 2 milioni di emigranti italiani, significa non tutelare questi nostri lavoratori e le loro famiglie all’estero e le migliaia di giovani che, dal Nord e dal Sud, stanno partendo ogni anno alla ricerca di un lavoro e di una migliore situazione di vita”.
Storie di nuovi migranti

Arrivano all’ufficio della Missione Cattolica Italiana. Lui quarantenne. Lei qualche anno in meno. Hanno con sé un paio di valigie e uno zainetto. Tengono tra le mani un disordinato plico di carte, alcune ripiegate nelle buste, altre sciolte. E iniziano un racconto, che, per chi li ascolta, non è nuovo, ci dice padre Valeriano: “Lui, più intraprendente, espone la lunga serie di disguidi che li ha accompagnati fino a Colonia. Lei, quasi intimidita, acconsente. Nelle conferme della donna traspare la preoccupazione che il tutto risulti credibile, che tutto corrisponda a verità”. Per diversi mesi, raccontano, hanno cercato lavoro in diverse città trovando anche qualche lavoretto precario e mal retribuito. I due hanno lasciato in Italia due bambini, con i nonni e sono costretti ora a rientrare. „E così le speranze di questa coppia finiscono sullo stesso bus che le aveva portate a Colonia”. Positiva la storia di Marcello e Anna, napoletani, ambedue laureati. Dopo aver girovagato per mezza Italia in cerca di una sistemazione, giungono in Germania. “Hanno un punto in più in loro favore”, ci dice il missionario: la conoscenza basilare della lingua tedesca. Dopo alcune ricerche su internet, intravvedono delle possibilità, anche se vaghe e partono. Ora gestiscono – insieme – un locale con specialità di sola pasta italiana e “sono soddisfatti”. Nostalgia? Sì. “A conferma di tale nostalgia, possono ora concretizzare il sogno del loro matrimonio che verrà celebrato durante l’estate. Evidentemente a Napoli. Non solo perché i parenti sono tutti lì. Il matrimonio si celebra a casa propria. L’amore, fanno capire i due giovani, si esprime e si festeggia nella lingua materna”.