Lei è il presidente del Comites di Hannover e vicecoordinatore dell’Intercomites. Vuole tirare un bilancio del Suo mandato?
Il mio bilancio personale è positivo. Capisco la delusione di molti, che in parte anche condivido, ma bisogna pensare che come Intercomites siamo stati interlocutori del governo federale. Questa è una cosa straordinaria che centra in pieno gli scopi della rappresentanza, così come sono stati voluti dal legislatore. E mi riferisco alla funzione squisitamente politica dei Comites, non soltanto ai premi organizzati dai singoli Comites, ai libri o convegni che sono utilissimi, ma che potrebbero essere pensati e organizzati anche dalle singole associazioni.
Tuttavia questa funzione politica della rappresentanza si è realizzata soltanto in Germania. Altrove nel mondo, gli Intercomites si sono semplicemente spenti, per non parlare dei singoli Comites.
Questo significa soltanto che sono le persone a fare la differenza. In Germania c’erano condizioni favorevoli, perché il governo federale voleva parlare con gli stranieri e cercava interlocutori. Ma le condizioni favorevoli bisogna poi anche realizzarle, e guadagnarsi sul campo il rispetto della comunità. Noi lavoriamo, spendiamo il nostro tempo e i nostri soldi, ed alla fine la gente ci riconosce. Voglio dire che una carica come quella di presidente di un Comites o come vicecoordinatore di un Intercomites è uno strumento che si può usare bene o male. Io sono pensionato e dipingo. So bene che con una tavolozza e un pennello si può fare un buon quadro, ma quegli strumenti si possono anche lasciare inattivi e dimenticare in un cassetto.
Quindi Lei è soddisfatto della legge sulle rappresentanze.
Posso dire soltanto che quella legge ha permesso a tutti gli italiani in Germania di essere rappresentati di fronte al governo federale. Chi fosse a rappresentarli non ha importanza. L’importante è che lo strumento ha funzionato perché tutti insieme siamo riusciti a farlo funzionare. Aggiungo che molte delle nostre proposte sono state accettate e sono state attivate nella prassi. Quindi, se Lei mi chiede qual è il mio bilancio, la risposta non può che essere positiva. Quando abbiamo cominciato non ci conosceva nessuno, oggi gli italiani nella mia Circoscrizione conoscono i fatti. I premi che abbiamo istituito, lo sportello per informazioni per i nuovi arrivati, il mercato italiano ad Hildesheim. Insomma, il Comites a Hannover ci ha permesso di lavorare in favore della comunità. Qui non siamo stati soltanto consulenti.
Quindi è tutto rosa?
Al contrario. Siamo trattati dall’Amministrazione come gli ultimi. Non ci rispettano né ci tengono in considerazione. Qui, ad esempio, non sono ancora riuscito ad incontrare il nuovo Console. L’impressione è che ci sia un disinteresse generale nei nostri confronti, e la nuova normativa del voto conferma che non siamo particolarmente amati dai politici. Mi domando se questi organismi avranno un futuro. Credo che le prossime elezioni saranno un flop. In questo senso la mia delusione è tanta.