Mentre qualche politico della Circoscrizione estero si è affrettato a salutare il nuovo Ambasciatore d’Italia a Berlino, Pietro Benassi, anche in nome della “collettività italiana che rappresenta” (?), forse è il caso di dare il benvenuto al nuovo Capo della diplomazia italiana in Germania, anche da un punto di vista più “popolare”.
Cerchiamo, infatti, di attirare l’attenzione del nostro nuovo Ambasciatore sulla sua, sulla nostra rete consolare, nella quale siamo costretti a fare quotidiano affidamento. Una rete consolare lasciata innanzitutto sola di fronte all’ultima ondata migratoria che si è riversata sulla Germania.
Nuovi connazionali spinti dal bisogno più nero, col rischio di passare per un’illusione che li vuole a tutti i costi dinamici e col Laptop sotto il braccio, mentre in realtà sono disperati, con figli a carico e in tutto simili ai nostri connazionali qui sbarcati negli anni sessanta. La soppressione di ben quattro Uffici consolari negli ultimi quattro anni, e l’ennesima eliminazione dei validi sportelli consolari che ne compensavano i disagi, hanno accentrato nelle sedi rimanenti ondate di servizi non più esplicabili in maniera soddisfacente.
Mentre ci riesce difficile immaginare un ambasciatore moderno e nel cuore dell’Unione Europea munito di feluca e portatore di ambascerie tra due Capi di governo che comunicano direttamente con la velocità della rete Web, ci aspettiamo un diplomatico attento soprattutto alla tutela degli interessi della più grande collettività italiana ospitata fuori dai confini nazionali.
La prima richiesta urgente, improrogabile e vitale riguarda proprio il sostegno della rete consolare con il suo rafforzamento, ammodernamento e snellimento, in attuazione dei piani del Ministro Mogherini, che prevedeva l’istituzione di consolati centrali sostenuti da una rete periferica di unità leggere. In netto contrasto con questo ragionevole piano, in Germania si è solo provveduto ciecamente a eliminare proprio quelle unità leggere così vicine ai bisogni quotidiani di vaste collettività, sovraccaricando i consolati di riferimento. Cecità e sordità sinora avallata dalla nostra Ambasciata. E il peggior sordo è chi non vuole sentire nemmeno le vantaggiose e innovative offerte di locali gratuiti che giungono alla Farnesina da autorità tedesche degne della massima considerazione.
Benvenuto in Germania Eccellenza! Benvenuto in Germania, in quel Paese dove centinaia di migliaia di lavoratori, cittadini italiani, quotidianamente hanno bisogno di servizi fondamentali che lo Stato deve, inderogabilmente deve, a tutti i suoi cittadini, anche a quelli che vivono all’estero. Benvenuto nel Paese in cui per avere un contatto telefonico col proprio consolato occorrono svariati giorni.
Benvenuto nel cuore d’Europa in cui un cittadino italiano spesso è costretto a sobbarcarsi una trasferta di centinaia di chilometri per ottenere un passaporto o una semplice carta d’identità, per ottenere le carte per sposarsi o per registrare un figlio appena nato. Benvenuto in Germania Signor Ambasciatore, il Paese in cui attese di otto settimane e più per una carta d’identità sono all’ordine del giorno solo perché a nessuno è venuto in mente di introdurre il sistema del “silenzio assenso” evitando le lungaggini dei comuni italiani nel rilascio del “nulla osta” per la stampa del documento.
Benvenuto in quel Paese in cui gli scambi commerciali, gli intrecci culturali e anche politici viaggiano su orbite proprie e ben lontane dal mondo consolare e diplomatico. Vedere in un consolato la targhetta “Ufficio Commerciale” quando trecento metri più avanti esiste una sede della Camera italiana di commercio fa più ridere che piangere. Gli italiani in Germania guardano a Berlino, da dove si aspettano soluzioni dinamiche, semplici, intelligenti e poco costose. Le possibilità ci sono. Bisogna solo coglierle. Che sia abolito il costoso e poco efficiente servizio ambulante. Il funzionario che una volta il mese viene a raccogliere carte costa molto e rende poco.
La creazione di unità periferiche, e per tanto vicine agli utenti, a costo zero perché ospitate dalle locali autorità, costituisce invece un vero sgravio per le sedi centrali, dopo aver istruito tutte le pratiche destinate al consolato di riferimento solo per la stampa finale.
Voglia indicare al nostro Ministero, Signor Ambasciatore, che i consoli onorari vanno bene per le isole dei caraibi, o altri esotici luoghi di villeggiatura. Non è possibile immaginare che un console onorario, che lavora cioè gratuitamente, possa affrontare le esigenze di collettività che superano facilmente le trentamila unità. Le sedi periferiche ora soppresse hanno lavorato bene. Lo riconoscono anche i consoli per esse responsabili.
Non cambiate il cavallo vincente durante la corsa. Sulla tribuna di questo ippodromo non troverete signore col cappello e la veletta. Troverete gente che ha bisogno della vicinanza del suo Stato. Anche all’estero.