È morto Bin Laden! Il primo pensiero di ogni persona ragionevole è stato più o meno questo: se lo meritava. Oppure: prima o poi gli doveva capitare. Oppure ancora: speriamo che la sua morte non stuzzichi ulteriormente estremisti ed altri spostati che vanno in giro per il mondo. La sensazione comune è stata comunque quella del sollievo per un pericolo in meno. Però nessuno è riuscito a provare gioia. La gioia è un’impressione piacevole dell’animo quando si gode di un bene. Una soddisfazione intima.
Ora, ascoltando le parole della cancelliera Angela Merkel davanti ai microfoni di mezz’Europa “ Ich freue mich darüber, dass es gelungen ist, Bin Laden zu töten” l’effetto è stato uno solo: Boing! Ma come “Freude”, gioia? “Provo gioia, nell’apprendere che si è riusciti ad uccidere Bin Laden”, sono state queste le testuali parole di una poco illuminata Cancelliera. Le critiche più pesanti alle espressioni di “gioia” della Merkel si sono subito fatte sentire soprattutto dall’ambiente cattolico.
Si è fatto vivo Sigfried Kauder della Cdu, che poi è il capo della Commissione giustizia del Bundestag, parlando di espressioni di vendetta che appartengono al medioevo. Non sono mancate le critiche da parte istituzionale come quelle esternate dal vice presidente del parlamento tedesco Göring-Eckardt: “non vi è motivo di festeggiamenti quando un essere umano viene volontariamente ucciso”. Aggiungiamo alla lista anche il vescovo Overbeck che si è espresso in maniera analoga.
Allora, una Cancelliera medievale? Una Cancelliera insensibile e vendicativa? No, sicuramente no. Una Cancelliera distratta si, sicuramente sì. Distratta nella scelta dei termini giusti nel giudizio della riuscita di un’operazione militare. Militare? Oppure un’operazione politica portata a termini con mezzi militari? Insomma l’uccisone di Bin Laden cos’è stata? Non si capisce bene. La massima erroneamente attribuita a Machiavelli “Il fine giustifica i mezzi” non è certo adattabile al diritto internazionale. Gli americani hanno oltrepassato armati i confini di uno Stato sovrano, hanno sparato, ammazzato, trafugato un cadavere e se ne sono andati. Ok! Hanno avuto i loro buoni motivi.
La lotta al terrorismo internazionale relativa molto sia i fini, sia i mezzi. Osama Bin Laden ha dichiarato guerra agli Stati Uniti con la sua organizzazione terroristica. Ed è scritto: “Chi di spada ferisce, di spada perisce”. Bin Laden ha colpito di kalashnikov ed è perito di kalashnikov. Bin Laden è stato negli ultimi 10 anni la figura simbolo di uno scontro tra culture religiose. Nessuno di noi ha potuto fare a meno di percepire l’immagine di un Bin Laden che richiamava alla mente i santoni, gli eremiti, gli uomini spirituali (per lo meno “spiritati). Bin Laden, davanti alle sue telecamere clandestine, comunque non faceva la figura del sanguinario assassino. Centinaia di migliaia di estremisti islamici vedono in quest’uomo un capo carismatico che ha agito secondo il principio della “guerra santa agli infedeli”.
La lotta armata in difesa della fede. Questa componente morale (o dobbiamo dire immorale?) non può essere trascurata nell’elaborazione della notizia del suo assassinio. L’estremismo religioso, il disprezzo della vita umana non può e non deve essere combattuta con motivazioni che contraddicono la nostra etica di cristiani e di figli dell’illuminismo. La gioia e la soddisfazione sono sentimenti che ogni persona civile e cristiana non deve mettere in relazione all’uccisione di un proprio simile. È vero che lo stesso S.Tommaso d’Acquino tentasse di fare compatire l’uccisione del tiranno con la morale cristiana. Ma San Tommaso d’Acquino avrebbe condannato ogni espressione di gioia da parte di un cristiano davanti al cadavere di una creatura di Dio.
È strano, infatti, che non sia venuto in mente ai potenti di questo mondo di usare subito il concetto di “legittima difesa” nell’annuncio dell’uccisione del capo di Al Qaida. La legittima difesa è un principio universale e trasversale tra le religioni abramitiche. Non vi è nulla di umiliante se si spiega ai compari di Bin Laden che la sua uccisione è stata consumata secondo questo principio. Un principio che ogni arabo capisce benissimo. Guai però se ci appelliamo al diritto di vendetta. Nell’attuazione dell’”occhio per occhio”, quelli se ne intendono meglio degli americani e meglio di tutti gli occidentali messi insieme. Non è proprio opportuno “sfruguliare” i sentimenti dei seguaci di Bin Laden, dichiarandosi “gioiosi” davanti al suo cadavere.
E con questa sua espressione la Signora Merkel ha sbagliato. È giusto credere che si sia trattato di un errore dettato dalla fretta, dalla sorpresa e privo di qualsiasi malafede. Pareva quasi che la stessa Merkel, ascoltando le sue parole si sia resa conto della gigantesca papera che stava prendendo. Anche la fotografia ripresa alla Casa Bianca mentre Obama, la Clinton ed altri osservavano l’operazione “Geronimo” la dice lunga. Obama in un angolino che sembra il ragazzo del bar che ha appena portato i cappuccini. La Clinton che si copre il volto con la mano, un generale a capotavola che sembra John Wayne. Poi i comunicati sulla morte di Bin Laden che sembrano tutti improvvisati. Eppure eravamo convinti che da anni i portavoce dei governi occidentali avessero nel cassetto già pronta la notizia del decesso. Invece no. Ne è venuta fuori un’espressione di gioia, con l’effetto di un pugno nello stomaco.