Desidero, tuttavia, rendere pubblici i sentimenti e le parole che avrei voluto manifestare. Lo faccio in questo modo per ricordare un uomo che ha fatto molto per noi italiani all’estero.
 
“Sento il dovere di dare a titolo personale una testimonianza su quello che Mirko Tremaglia ha rappresentato per gli italiani all’estero in un arco di tempo che si è svolto ininterrottamente per un quarantennio. Lo faccio, prima ancora che come parlamentare, come uno degli oltre quattro milioni di connazionali che hanno deciso di conservare la cittadinanza pur avendo all’estero il centro dei propri legami affettivi e delle proprie attività.
Il dovere che avverto di ricordare Mirko Tremaglia non nasce certamente da affinità ideologica e politica con Lui. Sotto questo profilo, niente poteva unire un vecchio e ancor oggi convinto antifascista come me a una persona che non si era mai dissociato dalla sua giovanile adesione alla Repubblica Sociale, confermata nel tempo dalla sua prolungata militanza in formazioni politiche distanti da quelle nelle quali mi sono sempre riconosciuto.
Quello che ci ha messo in dialogo e in numerosi casi anche uniti è stato l’impegno per riscattare le comunità italiane all’estero dalla condizione di marginalità e di sottovalutazione in cui sono state tenute dalle classi dirigenti italiane fin dalla loro formazione e per renderle un fattore attivo della proiezione dell’Italia nel mondo. E questo è potuto accadere per una qualità essenziale di Mirko Tremaglia: la sua capacità di guardare oltre gli steccati, di scrollarsi di dosso come un fastidioso fardello il gioco delle parti a cui spesso la politica italiana si riduce e di restare tenacemente fedele alla sostanza delle questioni. E per Lui, la sostanza dell’impegno politico, ma potremmo dire la missione di una vita, era costituita dai valori e dalle potenzialità che i sessanta milioni di italiani e di italodiscendenti sono in grado di esprimere.
Rispetto a questa parte sottovalutata e negletta della nostra vicenda nazionale, Egli sentiva vivamente due profonde esigenze: quella del riconoscimento storico ed etico sel sacrificio fatto da chi si è allontanato dal proprio ambiente per cercare lontano lavoro e futuro; quella di valorizzare e utilizzare al meglio la grande risorsa dell’Italia fuori dall’Italia per dare prospettive e slancio al nostro paese.
Per questo ha voluto, da Ministro, la “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”, dando alla tragedia mineraria di Marcinelle un valore emblematico e ha ininterrottamente evocato la “risorsa italiani nel mondo” con toni che ricordano le parole che usava un altro grande protettore degli emigrati, Monsignor Giovan Battista Scalabrini, nel vivo della Grande emigrazione. Per questo, soprattutto, ha operato per creare reti di contatto con alcuni importanti protagonisti dell’italianità nel mondo, quali gli imprenditori, gli scienziati, i missionari.
Il suo maggior merito, comunque, credo sia quello di avere posto con chiarezza e incredibile tenacia di fronte al Parlamento e all’opinione pubblica un’essenziale questione di cittadinanza riguardante i cittadini italiani all’estero, anzi un vero e proprio nodo di una irrisolta questione democratica, quella dell’effettività del voto di milioni di cittadini e della possibilità di avere un’effettiva rappresentanza istituzionale. Se è vero che l’inserimento in Costituzione della Circoscrizione Estero e l’approvazione della legge sul voto per corrispondenza sono il frutto di ampie convergenze parlamentari, è altrettanto vero che senza la “predicazione” di Mirko Tremaglia e la sua instancabile tessitura di rapporti trasversali questi risultati sarebbero stati difficilmente raggiunti.
Tremaglia scompare quando tutto quello che in lunghi anni di lavoro e di costruzione si è costruito in termini di politiche per l’emigrazione e di riforme è rimesso in discussione o sembra dissolversi.
Sinceramente credo che chi oggi giustamente celebra le doti di questo uomo dovrebbe porsi il problema di fare in modo che la Sua azione e quella di tante persone che hanno lottato per gli stessi obiettivi non siano cancellate.
Per quanto mi riguarda, questo è il senso che intendo dare all’affettuoso e deferente saluto che rivolgo oggi a Mirko Tremaglia e questa è anche la ragione del “grazie” che a Lui rivolgo: per quello che ha fatto per noi e per quello che ci consentirà ancora di fare”.