Gentile Direttore, anzitutto devo precissare che il giornale lo leggo molto volentieri e lo trovo diverso dai tanti che escono in Italia e che fanno solo propaganda. Il nostro giornale fa vera informazione. Complimenti! Apprezzo il fatto che tutti possano trovare spazio, talvolta anche una risposta. Questo favorisce il dibattito. Infine il nocciolo della mia lettera. Ho letto lo sfogo della signora Marina Hopfmann, una cosiddetta „Ossi“ che diceva: anche noi Ossi, cioè tedeschi dell’Est, siamo comparabili a voi stranieri, in quanto siamo stati un po’ colonizzati e siamo tutt’ora trattati dall’alto in basso.
Capisco molto bene lo sfogo della signora. Non dev’essere facile essere considerati cittadini di serie B anche se tedeschi. Noi siamo più abituati. Abbiamo acquisito perfino una forma mentale da cittadini di serie B, e non ci troviamo neanche male nella nostra formula lamentatoria. Loro invece, prima della caduta del Muro, erano abituati ad essere i primi della classe, di fronte ai compagni polacchi o cecoslovacchi. Dopo la caduta del Muro si sono invece trovati ad essere gli ultimi di fronte ai loro concittadini dell’Ovest, i cosiddetti „Wessi“, conosciuti in tutto il mondo proprio perché fanno sempre i primi della classe ovunque si trovino.
Detto questo, però, farei una serie di distinzioni. La prima è che noi (veri) stranieri le tasse le abbiamo pagate dall’inizio. E che tasse! Nessuno ci ha regalato venti o trent’anni di contributi per la pensione. È vero che anche gli Ossi questi contributi li hanno pagati, ma alle loro Casse, che oggi non esistono più! Le Casse da dove ora loro prendono le pensioni, le abbiamo finanziate noi con la nostra storia di (veri) lavoratori emigrati. Questa è una bella differenza. Noi siamo gli stranieri che pagano, loro sono gli „stranieri“ che ricevono.
Una seconda differenza è che noi stranieri veri paghiamo la tassa di solidarietà per l’unificazione. Nessuno ci ha chiesto se eravamo d’accordo con l’unificazione tedesca. A me, come italiano, dell’unificazione tedesca non mi potrebbe fregare di meno. Però la tassa di solidarietà la devo pagare lo stesso come se fossi tedesco. E questi soldi vanno a loro: gli Ossi.
Infine un’altra cosa mi viene in mente. Mia moglie faceva la commessa da Kaufhof. Poi ha avuto quattro figli, e quindi è stata lontana dal mondo del lavoro per quindici anni. In questi quindici anni la pensione non la prende perché non ha pagato i contributi. Nel loro sistema, invece, le donne lavoravano subito dopo la maternità, e questo viene conteggiato nelle Casse. Il risultato allora è che mentre mia moglie, dopo avere messo al mondo quattro figli, prenderà una pensione da fame, le donne Ossi andranno in pensione con la pancia più che piena, e il tutto con i nostri soldi. Allora signor Direttore Le chiedo di fare un po’ di chiarezza: chi sono gli stranieri?
Con il cambio del marco uno a uno, gli Ossi si sono trovati in tasca una quantità di ricchezza che in realtà non possedevano, perché il loro marco non valeva niente. In questi ultimi venti anni c’è stato un trasferimento di ricchezza epocale dall’Ovest all’Est. Ma questa ricchezza chi l’ha creata? Chi ha lavorato nelle fabbriche a Stoccarda, a Monaco, a Colonia, a Wolfsburg? Chi faceva dieci o dodici ore in fabbrica, come ho fatto io da ragazzo alla Ford di Colonia, e dopo se ne andava in baracca a dormire con la foto della ragazza sotto il cuscino e le lacrime agli occhi?
Ora, dopo tutto questo trasferimento di ricchezza, non sono contenti lo stesso. Si considerano „stranieri“. Ma mi faccia il piacere la signora Ossi e conti fino a dieci prima di parlare o di scrivere.
Ma Le dirò di più. Come italiano, se voglio la cittadinanza tedesca, la devo pagare. Costa 255 euro. Più 130 euro per l’esame di lingua (sperando che vada bene!). Più 20 euro per il libro di preparazione all’esame (che ci vuole altrimenti puoi parlare bene come vuoi, ma l’esame non lo passi). Più 30 euro per l’esame del test di cittadinanza. Più 30 euro per la traduzione del libro familiare. Insomma, se tutto va bene, la doppia cittadinanza ti costa come una settimana di crociera in Egitto. Se la fai poi insieme a tua moglie, è praticamente uno stipendio. Per non parlare del fatto che molti italiani che avevano richiesto per ragioni di lavoro la cittadinanza tedesca nel periodo in cui non era possibile la doppia cittadinanza, ora fanno una bella fatica a riacquistare quella italiana. Loro, gli Ossi, invece, la cittadinanza ce l’hanno già bella e pronta, e non devono combattere con gli impiegati comunali come dobbiamo fare noi.
Signor direttore, la solidarietà è bella ed io che sono cattolico penso che la solidarietà sia bellissima. Però, quando leggo lettere come quella della signora Hopfmann mi saltano su i cinque minuti. Non è che avere la qualifica di „straniero“ sia in sé una cosa positiva, ma se qualcuno si è meritato quel nome, quelli siamo noi. Gli Ossi sono altro, ma certamente non sono stranieri.