Ci risiamo. Dopo la mafia, la corruzione, il mammismo, il pappagallismo da spiaggia e chi più ne ha, più ne metta, la stampa tedesca ha trovato nuovamente un (purtroppo giustificato) motivo per riderci addosso e per mettere alla berlina il nostro modo tutto italiano di fare politica e di gestire la cosa pubblica.
Si ripete così anche il dramma dell’italiano in Germania che sul cantiere, in fabbrica, nel suo negozio si vede sventolare sotto il naso le pagine del “Bildzeitung” con le critiche al nostro Presidente del Consiglio.
Ve lo ricordate l’ambasciatore italiano a Berlino Puri Purini? Quello che passava buona parte del suo tempo a scrivere allo Spiegel e ad altri giornali, chiedendo rettifiche e scuse pubbliche per le cattiverie stampate sul nostro modo di essere? Ebbene, sua eccellenza sarebbe morta d’infarto se avesse vissuto questa stagione nella sua qualità di ambasciatore con un poco di puzza sotto il naso e rigido come una pera secca. Meno male che il carattere, sicuramente più gioviale e decisamente più simpatico, dell’attuale ambasciatore Valensise preserva i nostri diplomatici a Berlino dal sicuro blocco cardiovascolare.
Il problema però, se permettete, non è solo della diplomazia. Il problema è nostro e dei nostri figli, con quella maledetta tendenza a sentirci colpiti ogni volta che è colpita l’Italia. Integrazione, assimilazione, animo europeistico vanno a farsi benedire quando sfottono il nostro Paese. È lo stesso dolore che ti colpisce, anche nella terza generazione, quando la Germania segna all’ultimo minuto contro l’Italia l’1 a 0.
L’avvilimento diventa ancora maggiore quando proprio non ti viene di cuore e ti mancano gli argomenti per difendere un governo italiano e d il suo capo che nei confronti degli italiani all’estero hanno mostrato la sensibilità degli sciacalli. Senza pietà ci hanno esclusi dalle agevolazioni sulle tasse, ci hanno chiuso i consolati, ci fanno disperare anno per anno per qualche lezione d’Italiano ai nostri figli. Però, e questo è il dilemma, il Presidente del Consiglio è anche il nostro Presidente del Consiglio. In questo suo ruolo non può lasciarci indifferenti. Chi lo deride, deride anche noi. Hai voglia di spiegare a te stesso e agli altri che non lo hai votato. Quando sei all’estero è lui che ti rappresenta. Non facciamoci illusioni: le sue belle figure diventano le nostre, le sue papere anche.
E allora? Subire in silenzio? No amici italiani dei cantieri, delle fabbriche, dei ristoranti e dei negozi, ribelliamoci! Giochiamo la carta della relativizzazione. Cerchiamo di ricordare ai nostri amici tedeschi che qualche panno sporco lo devono lavare anche loro. Certo non giustifichiamo le stramberie politiche del nostro Paese ma restituiamo la cortesia, invitandoli a riflettere anche sull’uno o l“altro episodio piccante della teutonica vita pubblica. Ricordiamo per esempio che l’unico voto di sfiducia mosso nel 1972 in Germania contro un cancelliere federale, Willy Brandt, fu truccato! Due deputati della Cdu misero il loro voto in vendita al modico prezzo di 50.000 marchi cadauno. E diventiamo ancora più cattivelli nel ricordare le scappatelle erotiche dello stesso cancelliere Brandt. Il fatto più piccante è che il Cancelliere mandava la spia comunista Guillome a perfezionare gli incontri galanti.
Ci dicono che il Parlamento italiano è una caciara? E voi ricordategli del deputato tedesco Kleinert, ubriaco fradicio, in un suo intervento di fronte al Bundestag (l’ultimo caso di ubriachezza di fronte ad un parlamento regionale è abbastanza recente ed è avvenuto in Assia). Vi rinfacciano la corruzione? E voi ricordategli le valigette zeppe di banconote, destinate ai conti svizzeri clandestini, che cambiavano mano su un parcheggio ad opera di un certo Leisler Kiep, tesoriere della Cdu di Helmut Kohl. E il Presidente della R.F. di Germania Lübke? Quello che esordì in un paese africano con “gentili signore e signori, cari negri”? Molto imbarazzante, come le osservazioni pubbliche e ciniche del cancelliere Helmut Schmidt sui carri armati italiani che, a parer suo, avrebbero 4 retromarce ed una sola marcia avanti.
Lo so, amici, non basta. Non basta nemmeno la storiella di Clinton con la Lewinsky, non basta nemmeno quella di Kennedy con la Monroe. E allora mostriamoci uomini di mondo, storicamente provati. Raccontiamo ai tedeschi che noi abbiamo imparato da Machiavelli che politica e morale sono due cose non solo diverse, ma spesso addirittura incompatibili. Difendiamoci, accusandoli di ingenuità, quando credono ciecamente nella rettitudine morale dei loro deputati. E quando vediamo proprio che stiamo per soccombere, tiriamo in ballo la storia delle tracce di cocaina rinvenute nel 2000 in ben 22 dei 28 bagni riservati ai deputati del Bundestag.
Se la disperazione ci colpisce al massimo, macchiamoci pure d’infamia, citiamo quella politica tedesca che ha mantenuto per decenni criminali nazisti nei pubblici incarichi (fate il nome di Filbinger, ex ministro presidente del Baden Württemberg, e capiranno subito!). Se non basta, torniamo a casa e aspettiamo la prossima edizione dello “Spiegel” con un pezzo di pane secco cosparso d’olio d’oliva della nonna. Dicono che faccia bene contro un principio di ulcera nervosa.