L’accordo raggiungo giovedì notte al vertice europeo non è pienamente quello che chiedeva l’Italia, né quello che voleva il Parlamento europeo, ma è un compromesso che aggiunge un altro tassello fondamentale alla costruzione di una vera e completa politica comune europea sull’immigrazione. Fino a giovedì quasi tutti i commentatori davano per persa la battaglia per introdurre un sistema di quote nella distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri dell’Ue.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dovuto usare anche i toni forti nei confronti dei colleghi. Si è rinunciato al principio dell’obbligatorietà, ma è riuscito comunque a non far passare neanche quello della totale volontarietà, così alla fine, alle tre di notte, un compromesso è stato raggiunto. Nei fatti quarantamila rifugiati saranno ridistribuiti tra i Paesi europei, e si tratta della prima volta che si passa dalle parole ai fatti nel superamento delle vecchie regole europee sull’immigrazione che, ricordiamolo, stanno nel Trattato di Dublino firmato da Maroni. Nel muro di Dublino è stata aperta una breccia. Ora toccherà ai ministri dell’Interno incontrarsi a luglio per definire i dettagli tecnici.
È importante sapere che “identificazione” e “redistribuzione” e tutti i passaggi relativi per attuarle, implicano organizzazione di strutture e di modalità molto complesse e onerose. L’Italia sta preparando un piano di lavoro molto dettagliato per organizzare tutto ciò e anche su questo chiederemo il supporto concreto, di soldi e risorse, all’Europa. Accanto a questa gestione dell’emergenza, il Parlamento europeo continuerà il suo lavoro di riforma della politica europea sull’immigrazione con il rapporto di iniziativa sulla situazione del Mediterraneo, curato come co-relatrice dalla nostra eurodeputata Pd Cécile Kyenge.
Un lavoro che si aggiunge alla tela diplomatica tessuta dall’Alto rappresentante Federica Mogherini per costruire una politica estera europea nel Mediterraneo. Renzi al summit, Mogherini in Commissione e noi delegazione PD all’Europarlamento. Un costante e tenace lavoro di squadra dell’Italia e del Pd che segna una novità positiva nella storia europea di questi anni quando l’Italia ha fatto poco sistema. Certo venerdì mattina alcuni titoli di giornale vedevano solo lo scontro sull’obbligatorietà delle quote, ma si sa, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
I nove punti

I.              MIGRAZIONE

1.             L’Europa necessita di un approccio alla migrazione equilibrato e globale dal punto di vista geografico che si basi su solidarietà e responsabilità. In seguito alle decisioni prese dal Consiglio europeo lo scorso aprile, sono state adottate misure concrete volte a evitare ulteriori perdite di vite umane in mare, a individuare nuovi modi per contrastare i trafficanti e a intensificare la cooperazione con i paesi di origine e di transito, rispettando al tempo stesso il diritto di chiedere asilo. L’avvio dell’operazione EUNAVFOR MED, deciso il 22 giugno dal Consiglio, costituisce un importante contributo al riguardo. L’intervento operativo inteso ad affrontare i trafficanti e i passatori secondo il diritto internazionale costituisce una parte essenziale del nostro approccio globale.

2.             Oltre all’agenda europea sulla migrazione della Commissione, occorre portare avanti i lavori sotto tutti gli aspetti di un approccio globale e sistemico.

3.             Sono necessari maggiori sforzi, incluso il rafforzamento della gestione delle frontiere esterne dell’Unione, per contenere meglio i crescenti flussi migratori illegali. Oggi, il Consiglio europeo si è concentrato su tre aspetti chiave che devono avanzare parallelamente: ricollocazione/reinsediamento, rimpatrio/riammissione/reintegrazione e cooperazione con i paesi di origine e di transito. Il Consiglio valuterà periodicamente i progressi relativi a tutti e tre gli aspetti e riferirà nei prossimi mesi dell’anno.

Ricollocazione/reinsediamento

4.             Alla luce dell’attuale situazione di emergenza e del nostro impegno a rafforzare la solidarietà e la responsabilità, e in linea con la decisione adottata ad aprile in tutti i suoi aspetti, compreso il punto 3, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sulle seguenti misure correlate, intese ad assistere 60.000 persone:

a)             la ricollocazione temporanea ed eccezionale, su un periodo di due anni, dagli Stati membri in prima linea Italia e Grecia ad altri Stati membri, di 40.000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale, alla quale parteciperanno tutti gli Stati membri[1];

b)             la rapida adozione da parte del Consiglio di una decisione <s>che crei un meccanismo temporaneo ed eccezionale </s>in tal senso; a tal fine tutti gli Stati membri1 raggiungeranno un accordo per consenso entro fine luglio sulla distribuzione di tali persone, rispecchiando le situazioni specifiche degli Stati membri;

c)             la creazione di <s>zone di confine strutturate e</s> strutture di accoglienza e prima accoglienza negli Stati membri in prima linea con l’attivo sostegno degli esperti degli Stati membri e dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO), di Frontex e Europol, al fine di assicurare prontamente identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti ("punti di crisi"). Ciò consentirà di distinguere coloro che hanno bisogno di protezione internazionale da coloro che non ne hanno. La Commissione redigerà entro luglio 2015, in stretta cooperazione con gli Stati membri ospitanti, una tabella di marcia sugli aspetti giuridici, finanziari e operativi di tali zone e dispositivi;

d)            la fornitura immediata di una maggiore assistenza finanziaria agli Stati membri in prima linea al fine di contribuire ad alleviare i costi legati alla ricezione e al trattamento delle domande di protezione internazionale;

e)             <s>il principio</s> l’accordo in base al quale tutti gli Stati membri parteciperanno, anche attraverso programmi multilaterali e nazionali, al reinsediamento di 20.000 sfollati in evidente bisogno di protezione internazionale, rispecchiando le situazioni specifiche degli Stati membri.

Rimpatrio/riammissione/reintegrazione

5.             Politiche efficaci di rimpatrio, riammissione e reintegrazione per coloro che non hanno diritto alla protezione costituiscono un elemento fondamentale della lotta alla migrazione illegale e contribuiranno a dissuadere le persone dal porre a rischio la propria vita. Muovendo dalle idee presentate dalla Commissione al Consiglio il 16 giugno[2], saranno mobilitati tutti gli strumenti a disposizione al fine di promuovere la riammissione dei migranti irregolari nei paesi di origine e di transito. In particolare:

a)      l’alto rappresentante dovrebbe avviare quanto prima dialoghi ad alto livello con i principali paesi di origine dei migranti irregolari, in stretta cooperazione con gli Stati membri. Il Consiglio, unitamente alla Commissione, preparerà un pacchetto globale per sostenere i negoziati con i paesi terzi interessati;

b)      la Commissione garantirà che gli impegni in materia di riammissione, segnatamente quelli assunti nell’ambito dell’accordo di Cotonou, siano attuati in modo efficace non appena possibile e che i negoziati in corso sugli accordi di riammissione siano accelerati e conclusi al più presto e che siano avviati nuovi negoziati con altri paesi terzi;

c)      in base al principio "più progressi, più aiuti", l’assistenza e le politiche dell’UE saranno impiegate per creare incentivi all’attuazione degli accordi di riammissione esistenti e alla conclusione di nuovi accordi. Gli impegni stabiliti negli accordi commerciali riguardo alla presenza temporanea di persone per la prestazione di servizi dovrebbero essere impiegati come incentivo per concludere accordi di riammissione e gli strumenti della politica di sviluppo dovrebbero rafforzare lo sviluppo di capacità locali, anche in materia di controllo di frontiera, asilo, contrasto del traffico di migranti e reintegrazione;

d)     gli Stati membri daranno piena attuazione alla direttiva rimpatri impiegando pienamente tutte le misure da essa previste per garantire il rapido rimpatrio dei migranti irregolari; le decisioni di rimpatrio adottate dagli Stati membri saranno inserite nel sistema d’informazione Schengen;

e)      entro luglio 2015 la Commissione stabilirà le modalità con cui Frontex fornirà sostegno immediato in materia di rimpatri agli Stati in prima linea. La Commissione ha annunciato la sua intenzione di proporre modifiche al regolamento Frontex al fine di rafforzare il ruolo di tale agenzia, segnatamente affinché possa avviare operazioni di rimpatrio;

f)       al fine di accelerare il trattamento delle domande d’asilo, entro luglio 2015 la Commissione stabilirà le misure da adottare per impiegare l’EASO al fine di coordinare l’attuazione delle disposizioni sul paese d’origine sicuro figuranti nella direttiva sulle procedure d’asilo. La Commissione ha indicato la propria intenzione di rafforzare le disposizioni sul paese d’origine sicuro della direttiva sulle procedure d’asilo, compresa l’eventuale redazione di un elenco comune dell’UE relativo ai paesi d’origine sicuri;

g)      si renderanno rapidamente disponibili mezzi adeguati a sostegno di un’efficace politica di rimpatrio dell’UE; si invita inoltre la Commissione a presentare proposte al riguardo nel contesto del bilancio dell’UE per il 2016 e a istituire un apposito programma europeo di rimpatrio.

Cooperazione con i paesi di origine e di transito

6.             È fondamentale rafforzare la nostra cooperazione globale con i paesi di origine e di transito, sia per arginare i flussi migratori irregolari sia per affrontare le cause profonde della migrazione, al fine di ridurre gli incentivi alla migrazione illegale e contrastare le reti dei trafficanti. L’aiuto allo sviluppo avrà un ruolo importante al riguardo.

7.            Un autentico partenariato tra i paesi europei e africani, che lavorino insieme per affrontare la migrazione illegale in modo integrato, è essenziale. Il vertice di La Valletta cercherà in particolare di ottenere, insieme ai partner africani, i seguenti risultati:

a)              assistenza ai paesi partner nella lotta ai trafficanti;

b)              una cooperazione rafforzata in merito a una politica di rimpatrio efficace;

c)             un approccio più mirato alla cooperazione allo sviluppo e il potenziamento degli investimenti in Africa al fine di affrontare le cause profonde della migrazione e di fornire opportunità economiche e sociali.

Il Consiglio preparerà proposte per ambiti di cooperazione con i paesi di origine e di transito per il vertice di La Valletta.

8.             L’UE intensificherà inoltre la sua cooperazione con la Turchia e i pertinenti paesi del Medio Oriente (in particolare Iraq, Giordania e Libano).

9.             Sarà organizzata una conferenza ad alto livello per affrontare le sfide poste dalla rotta dei Balcani occidentali.

II.           SICUREZZA E DIFESA

10.         Il contesto europeo della sicurezza è cambiato radicalmente. Ciò richiede interventi in tre settori interconnessi:

a)             a seguito dell’"Agenda europea sulla sicurezza" della Commissione e delle conclusioni del Consiglio del 16 giugno 2015, prosecuzione dei lavori sulla rinnovata strategia di sicurezza interna dell’Unione europea; la piena attuazione degli orientamenti in materia di lotta al terrorismo concordati nella riunione del febbraio 2015 rimane una priorità;

b)             continuazione ad opera dell’alto rappresentante del processo di riflessione strategica al fine di preparare una strategia globale dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza, in stretta cooperazione con gli Stati membri, da sottoporre al Consiglio europeo entro giugno 2016;

c)             in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2013 e con le conclusioni del Consiglio del 18 maggio 2015, prosecuzione dei lavori su una PSDC più efficace, visibile e orientata ai risultati, l’ulteriore sviluppo delle capacità sia civili che militari e il rafforzamento dell’industria europea della difesa. Il Consiglio europeo ricorda la necessità:

     che gli Stati membri destinino un livello sufficiente di spesa per la difesa;

     che il bilancio dell’UE assicuri finanziamenti adeguati all’azione preparatoria sulla ricerca connessa con la PSDC, aprendo la strada a un eventuale futuro programma di ricerca e tecnologia nel settore della difesa;

     di promuovere una maggiore e più sistematica cooperazione europea in materia di difesa per creare le capacità chiave, anche tramite fondi dell’UE;

     di mobilitare gli strumenti dell’UE per contribuire a contrastare le minacce ibride;

     di intensificare i partenariati, segnatamente con l’ONU, la NATO, l’OSCE e l’UA;


     di mettere in condizione e consentire ai partner di prevenire e gestire le crisi, anche attraverso progetti concreti di sviluppo di capacità in un ambito geografico flessibile.

Il Consiglio europeo manterrà regolarmente la politica di sicurezza e di difesa all’ordine del giorno.

III.        OCCUPAZIONE, CRESCITA E COMPETITIVITÀ

11.         Il Consiglio europeo ha concluso il semestre europeo 2015 approvando in linea generale le raccomandazioni specifiche per paese e chiedendone l’attuazione. Il Consiglio europeo ha accolto con favore l’accordo raggiunto sul Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e ne ha chiesto la rapida attuazione.

12.         Le tecnologie digitali offrono enormi opportunità di innovazione, crescita e occupazione. Per beneficiare pienamente di questa rivoluzione tecnologica, dobbiamo affrontare la frammentazione del mercato, costruire infrastrutture di supporto, agevolare la digitalizzazione dell’industria, creare le condizioni per favorire la crescita in tutti i settori e proteggere i nostri cittadini. Il mercato unico digitale dovrebbe essere usato come veicolo di crescita inclusiva in tutte le regioni dell’UE. Pur sottolineando l’importanza di tutte le dimensioni della strategia della Commissione e perseguendo un’ambiziosa riforma del quadro per le telecomunicazioni, compreso un più efficace coordinamento in materia di spettro nel rispetto delle competenze nazionali, il Consiglio europeo ha convenuto quanto segue:

a)             il regolamento riguardante il mercato unico delle telecomunicazioni e la direttiva sulla sicurezza delle reti e dell’informazione devono essere adottati in tempi brevi; il pacchetto sulla protezione dei dati deve essere adottato entro fine anno;

b)             sono necessari interventi su componenti chiave della comunicazione della Commissione, in particolare al fine di:

     rimuovere i rimanenti ostacoli alla libera circolazione delle merci e dei servizi venduti online e far fronte alla discriminazione ingiustificata fondata sull’ubicazione geografica;

     garantire la portabilità del materiale online protetto da diritto d’autore e agevolare l’accesso transfrontaliero a tale materiale, assicurando nel contempo un elevato livello di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e tenendo conto della diversità culturale, e aiutare le industrie creative a prosperare in un contesto digitale;


     assicurare strumenti di investimento efficaci e migliorare il contesto dell’innovazione, con particolare riguardo alle PMI e alle imprese in fase di avviamento;

     individuare le priorità di normazione rispetto alle principali TIC e conseguire rapidi risultati in tal senso;

     assicurare il libero flusso dei dati;

     valutare il ruolo delle piattaforme e degli intermediari online;

     migliorare le competenze digitali.

13.         Il Consiglio ha preso atto della relazione sull’Unione economica e monetaria richiesta dal Vertice euro dell’ottobre 2014. Il Consiglio la esaminerà rapidamente al fine di concordare misure che possano essere adottate a breve termine, segnatamente per rafforzare la competitività e assicurare la reciproca compatibilità delle politiche nazionali nonché rendere più efficace il semestre europeo. Questo processo sarà portato avanti nel pieno rispetto del mercato unico e in maniera aperta e trasparente.

IV.    UK

14.         Il primo ministro del Regno Unito ha esposto i suoi piani per un referendum (sulla permanenza o l’uscita) nel suo paese. Il Consiglio europeo ha convenuto di tornare sulla questione in dicembre.

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Il Consiglio europeo ha espresso riconoscenza a Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, per il suo notevole contributo allo sviluppo del progetto europeo e ha deciso di conferirgli il titolo di "cittadino onorario d’Europa".



[1]           Fatta salva la situazione specifica del Regno Unito, dell’Irlanda e della Danimarca, conformemente ai protocolli 21 e 22 dei trattati. Il Regno Unito non parteciperà.

[2]    Doc. 10170/15.