Anche i genitori di bambini con radici migratorie vogliono il meglio per i loro figli. Nel loro immaginario, la formazione ha un ruolo fondamentale per uscire dallo stato di necessità che ha caratterizzato in molti casi il loro arrivo in Germania. Insomma, i migranti -o la maggior parte di essi- voglio che i loro figli studino e che abbiano un futuro migliore di quello che hanno avuto loro. Per raggiungere questo obiettivo sono disposti a fare i sacrifici necessari. A questo risultato giunge uno studio dal titolo “Große Vielfalt, weniger Chancen” che l’università di Düsseldorf ha recentemente pubblicato.

I genitori, tuttavia, si aspettano anche qualcosa dal sistema formativo. Hanno richieste molto precise. Ad esempio, che siano riconosciute e sostenute le competenze interculturali degli insegnanti. Questo, a giudizio dei genitori, è uno dei punti più carenti del sistema formativo tedesco. Interessante il dato che quasi il 92% dei genitori intervistati nel programma dello studio ritiene che la radice migratoria sia un fattore discriminante nel percorso formativo e scolastico dei loro figli. “Gli insegnanti semplicemente non capiscono mio figlio” -commenta uno dei genitori intervistati.

Il fattore discriminatorio, i genitori lo vedono soprattutto nella scarsa competenza interculturale degli insegnanti, non preparati ad una scuola in cui la componente migratoria diventa sempre più importante, e diventerà fondamentale in un futuro prossimo. I genitori quindi si augurano che la competenza dei figli venga maggiormente valorizzata. Anche questo è una delle risposte tipiche che i genitori hanno dato ai ricercatori di Düsseldorf. Dice uno degli intervistati: “Non capisco perché la mia lingua non debba essere paragonata all’inglese!”. Insomma la scuola non valorizza le potenzialità che trova nei suoi stessi scolari. Una critica che i genitori stranieri lanciano nei confronti delle istituzioni scolastiche riguarda i libri di testo, che contengono a loro giudizio ancora molti fattori discriminanti.

Negli stessi, i migranti sono rappresentati più come un problema che come una potenzialità per il Paese. A parte questo, i genitori stranieri si augurano maggiori possibilità di insegnamento mirato della lingua tedesca per il loro figli, discriminati per ragioni linguistiche. Sorprendentemente, sono soltanto la minoranza dei genitori immigrati che chiedono lezioni di Corano nelle scuole (il 28% per l’esattezza). Costoro appartengono per lo più al cosiddetto “Religiösverwurzelte Milieu”, caratterizzato da un forte legame con le tradizioni della terra di origine e da un altrettanto forte isolamento sociale e culturale. Lo stesso milieu è in gran parte portatore della richiesta di una maggiore attenzione per le feste non cristiane (42%).

Il 45% dei genitori vorrebbe un cibo più caratterizzato dalle tradizioni culturali nelle mense scolastiche. Mentre il 49% dei genitori vorrebbe lezioni scolastiche nella lingua madre dei migranti. Ma la ricerca si indirizza in particolar modo a quello che viene definito l’Adaptive bürgerliche milieu, cioè il gruppo culturale più aperto all’integrazione, al mondo circostante; più desideroso di riconoscimento sociale e di avanzamento economico.

È questo infatti il gruppo che -secondo i ricercatori- caratterizza il trend culturale della migrazione, e dal quale i ricercatori stessi si aspettano una risposta di integrazione maggiormente qualificata. È infatti l’Adaptive bürgerliche milieu che fornisce a detta dei ricercatori le risposte più interessanti, come la competenza interculturale degli insegnanti (come si diceva al 92% delle preferenze), o un programma speciale di insegnamento della lingua tedesca (82% delle richieste). Queste sono infatti le componenti -dicono gli autoriche tracciano una linea di integrazione culturale più chiara e condivisa.