Agronomi, ingegneri, architetti, economisti, medici, assistenti sociali che avevano certificato di risiedere in Italia per incassare dal ministero degli Esteri l’indennità di missione nei Paesi in via di sviluppo dove erano stati inviati. In realtà vivevano già sul posto o in nazioni vicine. Sono i 29 esperti esterni impegnati in progetti di cooperazione internazionale segnalati dalla Farnesina alla Guardia di Finanza, che li ha ora denunciati per truffa aggravata e falso in atto pubblico. In tutto avrebbero sottratto alle casse dello Stato 1,6 milioni di euro. Il danno erariale è stato segnalato alla Corte dei Conti.
L’inchiesta – ribattezzata “Mi certifico italiano” e coordinata dal pm di Roma Maria Cordova – nasce da una denuncia del direttore del Dipartimento della Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Esteri Elisabetta Belloni. Secondo quanto riferito dallo stesso ministro plenipotenziario, nel maggio 2010 la Farnesina nel corso di controlli amministrativi si rese conto che qualcosa non tornava nelle autocertificazioni e nelle note spese di alcuni consulenti. I controlli del Nucleo tributario di Roma della Finanza, con l’ausilio del ministero, su circa 4.500 missioni all’estero tra il 2006 e il 2010 hanno accertato che un centinaio erano viziate da false autocertificazioni da parte di 29 esperti: 23 di loro sono stati denunciati per truffa aggravata allo Stato e 6 per falso in atto pubblico. Non si è andati più indietro nel tempo perchè eventuali reati penali e contabili erano andati in prescrizione, è stato spiegato in una conferenza stampa congiunta al Comando provinciale delle Fiamme Gialle.
Tutti italiani – tranne un albanese con doppia cittadinanza – tra i 30 e i 50 anni, i professionisti denunciati avevano certificato il falso per percepire tra i 150 e i 390 euro al giorno di indennità. A seconda dei casi si andava da compensi complessivi tra i 10 mila e gli oltre 300 mila euro, frutto di varie missioni cumulate. La Finanza ha controllato anche i titoli accademici degli esperti, risultati adeguati agli incarichi. Alcuni di loro erano anche particolarmente stimati. Il ministero li ha allontanati in attesa che si pronunci la magistratura.
La vicenda, secondo Belloni, dimostra che «la Farnesina è sempre più sensibile al tema della buona amministrazione e che, non solo si possono fare controlli e verifiche, ma anche che così si dà un segnale di serietà molto significativo ». Gli esperti venivano selezionati con bandi di concorso o incaricati direttamente (per le missioni più brevi). Le procedure «non saranno cambiate» perchè non rappresentano il problema, ha detto Belloni, che ha difeso il lavoro delle migliaia di consulenti nemmeno sfiorati dall’inchiesta. «Non è che prima i controlli non venivano fatti – ha risposto a una domanda – anche se ora siamo più sollecitati, è cambiato anche il clima». Secondo il colonnello Virgilio Pomponi, comandante del Nucleo tributario, «in sostanza si trattava di soggetti anche un po’ sprovveduti che tentavano di ricevere rimborsi superiori a quelli spettanti».