Ma che ci fa Jack su quel manifesto? Facciamo un passo indietro. La mostra fotografica “Identität in Köln”, inaugurata il 30 settembre e che rimarrà aperta al pubblico nel Museo Ludwig di Colonia fino al 30 ottobre 2016, è il frutto di quasi un anno scolastico di preparazione per gli insegnanti di madrelingua nelle scuole di Colonia e di sei mesi di intenso lavoro per i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa. Il progetto ha coinvolto ben 99 scolare e scolari che frequentano le cosiddette Herkunfts-sprachenklassen, cioè quelle classi dove si insegna la lingua d’origine della loro famiglia. Al progetto hanno aderito nove lingue: farsi, greco, italiano, croato, romanes, russo, serbo, spagnolo e turco.
“Questo progetto rientra nella collaborazione che già dal 2010 c’è tra il Museumsdienst Köln e lo ZMI-Zentrum für Mehrsprachigkeit und Integration,” spiega Rosella Benati, Geschäftsführerin dello ZMI e curatrice dell’iniziativa. “Per inciso, lo ZMI è una cooperazione tra la Bezirksregierung Köln, La Stadt Köln e l’Universität zu Köln. Inoltre il progetto è stato finanziato anche con il contributo della Bundeszentrale für politische Bildung. Lo scopo della collaborazione è la promozione del multilinguismo e dell’integrazione e in tal senso abbiamo già portato a termine diversi progetti. Il senso dell’iniziativa di quest’anno era quello di spostare il punto focale della propria identità dal paese d’origine a quello dove si vive. In pratica, qui a Colonia dov’é la mia identità, in cosa si rispecchia in questa città.
È sicuramente importante per i ragazzi che frequentano i corsi di lingua e cultura poter affrontare queste tematiche anche al di fuori dell’ambito scolastico, portarle verso l’esterno. E cosa c’è di meglio a Colonia, con tutti i musei che abbiamo…” Va anche detto che il progetto prevede anche la pubblicazione di materiale didattico che potrà essere utile agli insegnanti che vogliano inserire questi argomenti nel loro programma. Inoltre la mostra fotografica, insieme al relativo catalogo, sarà a disposizione come “Wanderausstellung” e quindi potrà essere presentata nelle scuole e nelle istituzioni che lo richiederanno.
Il gruppo degli scolari italiani è stato curato dalla professoressa Cristina Monti-Budelski. All’inizio, racconta sorridendo, aveva avuto un po’ paura di prendersi questa responsabilità, in particolare perché lei di fotografia non ne capisce proprio molto. Ma poi la curiosità ha preso il sopravvento.
“Ho scelto il gruppo dei ragazzi tra i 10 e i 13 anni perché erano quelli più adatti all’iniziativa, nel senso che erano molto disponibili, e infatti si sono gettati con gioia nel lavoro che nemmeno era poi così semplice, ma loro erano felici di poter fare qualcosa di diverso dal solito libro… Importante è stata la preparazione che hanno offerto a noi insegnanti, una specie di tirocinio molto intensivo anche dal punto di vista delle tecniche fotografiche. E poi la bellissima collaborazione con i genitori e perfino con i nonni dei ragazzi. Bisogna dire che oltre alle fotografie i ragazzi dovevano scrivere anche dei testi per illustrarle, e le interviste sono state fatte per la maggioranza ai nonni per approfondire in modo ancora più autentico le informazioni sulla loro origine italiana.”
Sicuramente un dato molto positivo dell’organizzazione del progetto è la costante assistenza che hanno ricevuto gli insegnanti sia dal punto di vista tecnico che artistico, cosa che li ha anche molto motivati ad approfondire in classe le tematiche del concorso. E ciò ha portato anche frutti che la stessa professoressa Cristina Monti- Budelski non si sarebbe aspettata.
“Questo progetto mi ha arricchito molto. Ho capito tante cose che non sapevo sull’identità italiana dei connazionali che sono qui.”
Bene, ma una risposta alla domanda iniziale non l’abbiamo ancora data: come è finito Jack sul manifesto della mostra? Rosella Benati ci svela l’arcano.
“Quando ci siamo riuniti per decidere le nove foto da scegliere per la mostra, cioè una per lingua (ogni lingua aveva mandato dieci foto), beh, quando siamo arrivati agli italiani e abbiamo visto quella del cane, tutti ma proprio tutti hanno detto che era talmente carina e dolce che abbiamo deciso di prenderla per il manifesto. In più è stata scelta anche un’altra foto per la mostra. Quindi dei bambini italiani sono state scelte due foto, una bella soddisfazione, direi.”
Sicuramente anche per Jack!
Per maggiori informazioni sulla Wanderausstellung “Identitäten in Köln” ci si può rivolgere a Rosella Benati, Geschäftsführerin ZMI-Zentrum für Mehrsprachigkeit und Integration, E-Mail: rosella.benati@bezreg-koeln.nrw.de