“Unità nella diversità” è quanto si dovrebbe riuscire a praticare nella nostra Europa, la stessa dicitura è il motto dell’UE che sta ad indicare come, attraverso appunto l’UE, gli europei siano riusciti ad operare insieme a favore della pace e della prosperità, mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue del continente. Come direbbe il anto adre utto sta ad afdarsi allo Spirito Santo”.
I differenti carismi si traducono così in ricchezza e non in disordine, perché “lo Spirito Santo è lo Spirito di unit, ce non sinica uniformit“ Lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Al contrario di quanto fanno gli uomini che quando si chiudono in particolarismi ed esclusivismi, portano la divisione, mentre quando si ostinano a “voler fare l’unità secondo i nostri diseni umani, niamo per portare l’uniformità e l’omologazione”. Solo lo Spirito San to riesce ad impedire che ricchezza, variet e confiitto si trasformino in confiitto perc ci spine a vivere la varietà nella comunione della Chiesa”. Ci sono molti modi per affrontare il tema della diversità e quindi ci si chiede: cosa succede quando si mettono insieme entità diverse? È possibile costruire un terreno di incontro tra diversità? Quali sono gli esiti possibili? Da tutto ciò potremmo dire che nascono quelle risposte che vengono date da quattro decenni per mezzo della “Settimana Interculturale”. E si intitola proprio “Trovare le cose in comune, celebrare le differenze” la Settimana Interculturale Ecumenica che si tiene in Germania e che quest’anno celebra il suo 40° anniversario. Essa collega le persone attraverso le frontiere, le lingue, le culture  spiearne sinicato ed obiettivi sono stati i massimi rappresentanti della Chiesa cattolica, della Comunità evangelica e della Chiesa greco-ortodossa in un messaggio, in gran parte dedicato al dovere di accogliere migranti e rifugiati, nel quale si sottolinea che  “è compito principale dei cristiani non perdere mai di vista le questioni riguardanti la dignità umana” e, si specica, ce limpeno a difesa dei diritti dell’uomo è uno dei fondamenti della nostra società”. Il cardinale arcivescovo di München und Freising, Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, il pastore Nikolaus Schneider, presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche in Germania, e il metropolita greco-ortodosso di Germania, Augoustinos (Lambardakis), hanno scritto in una  “Dichiarazione congiunta” -(www. interkulturellewoche.de) – che “in tutto il mondo individui stanno soffrendo confiitti violenti, la carestia, li effetti di catastro naturali. Di conseguenza sempre più persone sono costrette a muoversi in cerca di un riparo, affrontando viaggi pericolosi”. Basta osservare “le terribili immagini provenienti dalla Siria e dall’Africa centrale, dal Sahara e dal Mediterraneo”.
Il destino dei profughi che fuggono da queste aree non può lasciare indifferenti: “Come cristiani dob biamo chiederci in quale parte del mondo incontriamo Gesù, dove lui ci mette di fronte i nostri fratelli e le nostre sorelle”. Una risposta che in Germania c’è stata, nel continuo aumento dei numeri nelle parrocchie e, più in generale, di coloro che si dedicano all’accoglienza dei profughi. Questo percorso, ovviamente, non esclude difcolt e scontri o momentanei fallimenti, sarebbe falsamente ingenuo crederlo. Ma rimane saldo e sicuro l’orizzonte di questo percorso che vede nella diversità una risorsa da valorizzare e attraverso la quale costruire un caleidoscopio comune cercando e riscoprendo gli elementi che uniscono e ci rendono parte di un unico sistema composito e complesso. Inoltre, per la 40ma Settimana interculturale i rappresentanti delle Chiese sottolineano con forza il cammino compiuto negli ultimi quattro decenni dalla Germania, divenuta un Paese di immigrazione, rilevando però come parte della popolazione mostri problemi con la diversità sociale e culturale crescente: “Negli ultimimesi, abbiamo dovuto rilevare come ci siano ancora palesi e occulte forme di razzismo oggi in Germania”, è scritto nel documento, mentre è importante che si sviluppino i contatti e gli scambi perché “ogni incontro riduce la paura degli sconosciuti e ne facilita la stima”. L’opposizione a ogni forma di esclusione è fondamentale per le Chiese: “La partecipazione sociale permette la piena uguaglianza ed è combustibile per l’integrazione”. Per i tre leader si tratta di temi fondamentali e “dopo 40 anni, la settimana interculturale e i suoi obiettivi sono più che mai attuali”, proprio perché tutto “ciò ci fa sentire pieni di speranza e gratitudine. Con questa forma di carità aiutiamo la nostra società a mantenere un volto umano”. Attraverso questa iniziativa, pertanto, si intende stimolare lopinione pulica a rifiettere sui temi dell’educazione interculturale e della costruzione di un mondo in cui il dialogo tra persone di culture diverse non sia un lusso per pochi, ma una elemento fondamentale della vita quotidiana.