Il primo gancio alla tempia ha colpito la CDU della Kanzlerin proprio sul ring del Meclemburgo-Pomerania. La SPD si è salvata la pelle con la perdita del 5% dei voti rispetto al 2011. La CDU ha invece raccolto solo il 19%. Il Ministro Presidente socialdemocratico resta così in sella con un consenso del 30%. Ma il confronto diretto tra CDU e AFD, la “Alternative für Deutschland”, è stato per i democristiani un vero e proprio crollo. Hanno raccolto, infatti, il due per cento in meno della AFD. Nel match Merkel-Petry, vince Petry ai punti con il 21% contro il 19% della Kanzlerin. Frauke Petry ha assunto la guida del partito di estrema destra nel giugno 2015 e ha già dato uno scossone alla poltrona federale, battendo la Cancelliera in casa, giacché il Meclenburgo è proprio il circolo elettorale di Angela Merkel.
La stessa Cancelliera aveva dato a queste elezioni regionali un significato particolare. Ha perso. Ma tutte le sconfitte, soprattutto quelle politiche, sono sempre relative. Bisogna, infatti, ricordarsi che il 18 settembre sono stati chiamati alle urne circa un milione di elettori, che equivalgono al 2% circa dell’elettorato nazionale. E poi si tratta di un milione di tedeschi della Germania orientale, dove non sono mai mancate le tendenze xenofobe e dove si aspettava, come la manna, un partito che portasse in parlamento regionale la propria protesta non solo contro la politica d’integrazione dei profughi, articolata dalla Cancelliera Merkel, ma contro tutto ciò che ha il volto, l’odore e il sapore dello “straniero”.
Anche Berlino è a est. Anche a Berlino la CDU ha perso il 5% dei consensi e il posto al governo della capitale. Anche a Berlino l’AFD si è assestata attorno al 15% dei consensi.
Siamo veramente di fronte alla caduta degli dei? La fine dell’era Merkel?
Bisogna innanzitutto chiedersi che peso ha questo doppio voto regionale su scala nazionale. Certamente per la Kanzlerin sono scattati tutti i campanelli d’allarme. Il risultato è uno scossone, un chiaro segnale al governo federale. Ma è un risultato riportabile uno a uno sulla scala nazionale? Ricordiamoci nuovamente che ha votato quella parte della Germania dove spesso e volentieri sono dati alle fiamme gli alloggi dei profughi. Quella parte della Germania in cui i sociologi da anni lanciano l’allarme della radicalizzazione fascistoide, anche del ceto medio di quella società. La Germania dell’est sembra, in questo senso, non essere ancora in tutto e per tutto Germania, anche nei costumi e anche nella mentalità. In quella parte della Germania l’emancipazione antifascista democratica, il movimento liberale studentesco, insomma l’intero sessantotto con tutti gli effetti per la nostra odierna concezione di democrazia partecipata è passato inosservato e soffocato dal regime comunista. La politica della Cancelliera Merkel è pertanto solo la miccia di una bomba che già esisteva. Agli ultimi festeggiamenti del 3 ottobre sulla riunificazione tedesca a Dresda, la gente è scesa per la strada e non solo per festeggiare. Di nuovo fuoco e non fuoco d’artificio. I tedeschi dell’Est hanno incendiato le macchine della Polizia. Lo sfogo di una rabbia inspiegabile per un popolo che si è liberato ed è stato liberato da una spietata dittatura. Ecco. Questa è la Germania che vota AFD, il nuovo volto pulito del fascismo da salotto buono. “La patria ha bisogno di bambini“. “Confini più sicuri“, “più protezione ai cittadini“ e la creazione di un “Ministero per l’Espulsione“ sono le proposte della Signora Petry, leader dell’AFD, che è una cittadina dell’est, nata, cresciuta e pasciuta a Dresda nel cuore dell’ex Germania comunista.
Resta da chiedersi se con queste sparate si vincono anche le elezioni politiche nazionali e se una signora Petry ha veramente la statura necessaria per mettersi alla guida di una delle nazioni più potenti del mondo.
È comunque certo che i temi che contano su scala nazionale vanno oltre la politica per gli stranieri. Su scala nazionale vale l’economia di un paese, il tasso di disoccupazione, il ruolo internazionale della nazione, il suo prestigio, la stabilità della sua economia. Tutte carte queste, che sinora il Governo Federale, sotto la Merkel, ha giocato con successo.
E per quanto concerne proprio la Signora Angela Merkel, comunque vada a finire, una cosa è certa: ha dimostrato di avere carattere. Con la sua politica verso i profughi, Angela Merkel ha assunto una posizione che è paragonabile anche alla Ostpolitik di Willy Brandt e all’integrazione europea di Konrad Adenauer. Una posizione cioè che mette la Germania tra le nazioni che tendono una mano verso i più deboli, i più disgraziati. Una nazione che nel corso della storia è passata da chi ha provocato milioni di profughi a chi accoglie milioni di profughi. È questo non è poco, anche se il vento dell’Est è gelido e bisogna correre con ogni mezzo ai ripari, prima che spazzi via la nostra democrazia, il nostro senso di umana solidarietà.