Effettivamente si tratta di una crisi strutturale che la Germania similmente ha avuto alla fine degli anni 90. I dirigenti dovrebbero imboccarsi le maniche e cercare di capire come puntando al vivaio la Germania sia riuscita a uscire dal basso e risorgere proprio a forza di nuovi talenti.
L’Italia che fà invece? – stadi crollanti, tifo attivo pericoloso, esuberante presenza di stranieri mediocri, mancanza di scuole di calcio in larga misura, ecc. Su questo sfondo non bisogna più meravigliarsi, che il mondo calcistico italiano si aggrappi ad un Mario Balotelli caratteriale che otto/dieci anni fa alla luce di fuoriclasse come Del Piero o Totti non sarebbe neanche arrivato nelle vicinanze di un mondiale. Bene invece Marco Verratti, ma infine un giocatore è troppo poco, bisogna creare spazi è strutture per scoprire e promuovere e poi infine formare e mantenere i grandi talenti.
Ma si può imparare dagli altri … se si vuole … invece di rassegnarsi al fatalismo. Anche il calcio tedesco ha dovuto passare per una profonda crisi dopo il 1996 ma infine è riuscito a risorgere. Perché la FIGC e la lega non invia una task force in Germania per tessere collegamenti con il DFB e la Bundesliga? è l’orgoglio, no non credo proprio, è piuttosto una certa forma di miopia se si accontenta di essere arrivati al livello della Ligue 1 francese.
Vent’anni fa il campionato italiano era quello di riferimento, segno che qualcosa si può fare. Io credo in un Italia capace di fare grandi cose. Il declino del calcio italiano è, anche se forse incoscientemente, pilotato. Il crollo di Sudafrica 2010 sarebbe stato prevedibile. Scaricare adesso sul ct è vergognoso e d’altronde la conferma del fatalismo e della miopia dei dirigenti.
Inoltre credo che c’è anche un problema che parte dal tifo. Ovviamente basta se per esempio la Juve ha dei successi per soddisfare un Juventino, ecc. ma se si vuole creare una squadra italiana competitiva e degna della sua storia, allora bisogna guardare e tifare oltre il proprio campanile.
Un’altro esempio che sottolinea la tesi delle crepe strutturali lo da il movimento calcistico negli Stati Uniti. Ricordiamoci del lontano 1994 quando in un paese calcisticamente in fase di sviluppo si ospitò una finale tra il Brasile e l’Italia. Adesso, con la professionalità e l’orgoglio di stringersi attorno ad una nazionale il calcio statunitense è diventato uno sport importante e sono sicuro che nel futuro gli Usa arriveranno lontani anche nel calcio internazionale. Lì c’è entusiasmo e voglia di creare, qui invece ci sono bastonate per chi non li merita e lusinghe ingannevoli per chi ignora cambiamenti e difetti strutturali (federazione, grandi club, lega).
Per concludere: in Germania fu l’iniziativa dell’allora presidente federale Gerhard Mayer-Vorfelder e poi anche l’impegno del nuovo ct Jürgen Klinsmann. Quindi, può bastare poco per iniziare un cammino. Se le idee sono chiare e buone anche il calcio italiano può avanzare verso nuovi traguardi.