In una lettera ad Oskar Pollak, nel lontano 1904, Kafka affermava che “bisognerebbe leggere soltanto i libri che mordono e pungono”. E, poi, chiedeva al suo amico d’infanzia: se il libro che leggiamo “non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?”. In fondo Kafka aveva ragione: la lettura deve svegliarci e il romanzo “La quarta finestra” dell’autrice siciliana Anna Vasquez (premiato al concorso letterario urbe parthenicum), non solo ci sveglia, morde e punge, ma va ben oltre; ci spinge a riflettere, ad aprire una finestra sugli anni 50, nel periodo della costruzione della diga più alta d’Europa a Troina (lunga 250 e alta 111 metri), nota come Ancipa.
Il romanzo, presentato il 26 settembre scorso presso lo Stadthaus di Mannheim dall’associazione A.M.I.C.I. (Mannheim) – evento patrocinato dal comune di Troina, di Mannheim e dal patronato Epasa –, tratta uno dei temi più attuali che si pongono i sociologi: può un fenomeno esterno (qualunque esso sia) cambiare radicalmente un habitat sociale? La risposta di Anna Vasquez è lampante: “la costruzione della diga ha modificato Troina profondamente, determinandone in modo irreversibile il futuro”. Poi aggiunge: “in primo luogo l’afflusso repentino di tante persone” – difatti migliaia di lavoratori si trasferirono dal nord verso Troina – “ha causato l’abbandono da parte dei contadini di molte terre, dove vivevano in condizioni di estrema povertà e il conseguente declino di una borghesia terriera retrograda, che perdeva sempre più il suo ruolo e l’identità”. In quegli anni gli abitanti di Troina hanno acquistato “una nuova coscienza operaia e artigiana”. E non solo: la diga, il simbolo del dominio della tecnica sulla natura, ha modificato anche i valori della società. “Si diffusero concetti quali il progresso, la democrazia e la dignità dell’uomo, che erano totalmente sconosciuti alle classi più emarginate”, ammette la scrittrice.
Nello svolgimento della trama de “La quarta finestra”, il lettore assiste ad un inscindibile intreccio di verità e invenzione narrativa che vede coinvolte ideologie, culture e mentalità diverse: il romanzo “dà ampio spazio alla nascita del sindacato e alle lotte per avere condizioni di vita migliori”, visto che i cittadini troinesi vengono a diretto contatto “con maestranze provenienti dal nord e, quindi, maggiormente sindacalizzate”, sottolinea Anna Vasquez, che – forse non a caso – individua in Berlinguer – il padre della scala mobile e di un comunismo moderato – uno dei suoi idoli politici.
Il romanzo, tuttavia, ha anche una connotazione storica e tragica: durante i lavori alla diga tra il 1949 e il 1952, infatti, vi furono 50 vittime. L’autrice nelle pagine più toccanti della sua opera racconta una delle tante tristi vicende, forse la più significativa per le modalità e la commozione che destò allora e che vide morire tredici persone provenienti da tutta Italia nel vano tentativo di salvare due operai coinvolti nello scoppio della galleria per la fuoriuscita di un gas letale. L’intensità delle parole scelte da parte dell’autrice si è potuta notare anche durante la serata di presentazione, quando – dopo l’introduzione del presidente dell’associazione AMICI, Carmelo Caccamo e l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune di Troina, la Prof.ssa Melina Impellizzeri – la lettura della parte che descriveva la tragedia ha commosso non solo la lettrice del brano, ma – visibilmente – anche una buona parte del numeroso pubblico presente.
L’opera di Vasquez è “il frutto di un lungo percorso di conoscenza e ricerca”. Prendendo spunto dal saggio “Ancipa” di Pino Scorciapino, l’autrice decide “che quella storia andava divulgata e conosciuta”, non solo come tributo alla sua terra, “ma per la valenza universale dei temi affrontati: la voglia di riscatto del popolo italiano alla fine della guerra, la solidarietà e l’amore”. Poi Anna Vasquez aggiunge: “Volevo che i vecchi ricordassero e i giovani sapessero quali erano le condizioni storiche e sociali dell’Italia di appena 65 anni fa, per poter guardare al futuro con maggiore speranza, rendendoli consapevoli del fatto che tutto è migliorabile”. Temi che – insieme a quello della legalità come unica via d’uscita di una Sicilia perennemente nelle grinfie della criminalità organizzata – l’autrice di Troina e l’assessore Melina Impellizzeri hanno potuto approfondire durante la loro visita al comune di Mannheim con il responsabile per la migrazione e l’integrazione Claus Preißler, avvenuta il 28 settembre.
Nonostante Anna Vasquez documenta anche le immagini oramai offuscate di una tragica vicenda, la diga di Ancipa ha lasciato nella società troinese un vero e proprio segno di sviluppo sociale: se, infatti, “la condizione femminile è la cartina al tornasole per misurare il progresso di un popolo”, Troina in quegli anni visse – come afferma l’autrice e insegnante di discipline giuridiche – “una rivoluzione culturale che nel resto della Sicilia impiegò anni”. Le donne siciliane “si ritrovarono”, difatti, “a contatto con donne del nord emancipate che uscivano da sole, indossavano i pantaloni, fumavano, tutte cose impensabili in Sicilia alla fine della guerra”. E così – come sostiene Anna Vasquez – “la loro mentalità e quella degli uomini ben presto cambiò”. Un cambiamento descritto emblematicamente nel romanzo, quando l’autrice racconta la partecipazione delle donne troinesi allo sciopero per rivendicare l’applicazione del contratto e dell’indennità di miniera. Insomma, “La quarta finestra” (Carthago edizioni – collana Clematis, 270 pagine con foto e prefazione di Franco Amata) ci svela gli effetti di un’emigrazione – se vogliamo – al contrario. Mentre in quegli anni migliaia di siciliani emigravano alla volta della Germania, del Belgio e della Francia, a Troina i “forestieri” – così venivano chiamati – che immigravano per realizzare il progetto edile hanno portato grandi novità in tutti i campi. Nel libro si parla della scoperta da parte del troinese Michele, uno dei protagonisti, della birra. Ma è soltanto uno dei tanti esempi riportati dall’autrice, che nel suo romanzo ha fatto una scelta stilistica ben precisa, vale a dire quella di descrivere minuziosamente non solo i personaggi ma anche – appunto – le condizioni sociali, ispirandosi forse agli autori da lei più amati, come Milan Kundera e Umberto Eco.
Foto: La serata di presentazione del libro, al centro la scrittrice Anna Vasquez