Con la futura normativa, gli italiani potranno “rifondare” un Parlamento differente negli uomini e negli intenti. Anche i Connazionali all’estero avranno l’opportunità d’essere equiparati, almeno sotto il profilo elettorale, ai residenti in Patria.
Meglio tardi che mai. Certo è che resta difficile, almeno allo stato attuale, considerare le possibili future alleanze per garantire la governabilità del Paese. Data l’aria che tira, non potrebbe proprio essere diversamente. Con la crisi socio/economica, la penisola è stata intertessata da una serie d’eventi che hanno reso inutili le strategie del potere legislativo ed esecutivo come lo conosciamo. Se tutto procede senza sorprese, il Governo Renzi dovrebbe arrivare al capolinea entro meno di ventiquattro mesi.
Il 2015, però, resterà un anno di tensioni. A nostro avviso, per il futuro, non ci sarà più una vera e propria campagna elettorale. Gli italiani, ovunque residenti, avranno le dee chiare. Come a scrivere che la logica del potere, almeno come la conosciamo, non avrà più buon gioco. Se si vuole, realmente, voltare pagina, il passato, anche quello meno distante, non può trovare una sua sistemazione nell’Italia che sarà. Insomma, s’avvicina il tempo per cambiare “bottega” e “bottegai”. Una sorta di rinnovamento politico che dovrà essere auto gestito proprio dalla schiera dei Parlamentari che andranno a rimpiazzare parte degli attuali. Questa non è già cosa da poco.
Eppure potrebbe non bastare. Se il “nuovo” si sostituisce al “vecchio”, senza linee di programma, il cambiamento sarebbe più apparente che sostanziale. Insomma, c’è da chiedersi dove andrà l’Italia dopo le probabili elezioni del 2016. Rispondere ora non sarebbe possibile, né attendibile. L’impossibilità è determinata da una serie di sensazioni che non ci fanno intravedere che razza di Governo potrà reggere il Paese. Le incognite per il futuro sono così complesse da definire un malessere più che palpabile. Perché accanto alla politica “rinnovabile” resta una crisi economica che potrebbe durare più a lungo. Malauguratamente, quando le “colpe” politiche sono innegabili, si preferisce ancora attribuirle ad “altri”. O, in ogni caso, gli “altri” ne hanno di più.
Se ci rendesse conto che un’era, pur con tutti i suoi possibili aspetti positivi, è alla fine, forse si potrebbe guardare al dopo con meno incertezza. Tutto considerato, per evitare mali maggiori, basterebbero poche idee ma chiare e realizzabili. È inutile insistere, anche se con irresponsabile ritardo, su un quadro politico che resta in funzione a tempo.
Quando la nuova legge elettorale vedrà la luce, il “nuovo” Parlamento avrà il compito, certamente innovativo, di dare fiducia ad un Esecutivo che sarà, in ogni modo, diverso da quelli che abbiamo conosciuto nel passato. Solo dopo questo passo fondamentale, ci si potrà rendere conto su dove andranno l’Italia e il Popolo italiano. Insomma, è evidente che la “Nuova Via” non sarà apparentata alla “Terza” che ha consentito all’attuale Esecutivo di tirare avanti.