In un incontro svoltosi presso il Kultusministerium del Saarland alla presenza del segretario di Stato sarrese Körner sono stati presentati il 21 maggio scorso i risultati di una ricerca che mette in discussione un’opinione molto diffusa tra i docenti tedeschi, e cioè che le difficoltà in matematica degli alunni italiani non c’entrano con la lingua. Al contrario, la componente linguistica e culturale è molto importante e sarebbe necessario che la scuola si attrezzasse per affrontare questa problematica.
L’attenzione su questo problema è venuta da una pubblicazione di Antonella D’Alonzo („Lernschwierigkeiten in Mathematik bei Kindern italienischer Herkunft: Lösungsansätze – Fallbeispiel – Diagnostisches Vorgehen und Förderung im bilingualen Mathematikunterricht“, Vdm Verlag Dr. Müller) effettuata nell’ambito del progetto „Arcobaleno“, il progetto bilingue del Coasscit/Saar cofinanziato dal Kultusminsterium del Saarland. Oltre ad una ricostruzione storica del percorso che in Germania a partire dagli anni ’60 ha fatto la ricerca e la didattica in questo ambito, la D’Alonzo, che è stata fra le iniziatrici nel 1998 del progetto Arcobaleno, ha riportato i risultati di una propria indagine da cui risulta che per i docenti tedeschi l’apprendimento della matematica dipende quasi essenzialmente dall’intelligenza (90%) e che fra gli alunni stranieri quelli italiani sono fra i più esposti a questo tipo di difficoltà (50% contro il 42% dei turchi).
Le conclusioni a cui giunge lo studio contraddice l’opinione corrente fra gli insegnanti ed elenca alcune delle difficoltà specifiche in matematica più diffuse tra i bambini stranieri. Fra queste quella di comprendere i simboli matematici, anche se sono uguali a livello internazionale, o il crescente livello di astrazione che provoca nei giovani stranieri ulteriori difficoltà di apprendimento. Le difficoltà specifiche riguardano poi l’acquisizione del concetto stesso di numero (Zahlbegriff), il calcolo (Rechnen), le quantità (Größenbegriffe), i problemi (Textaufgaben), la geometria e le forme descrittive della moderna matematica (Darstellungsformen).
Per gli alunni italiani che crescono in ambiente bilingue ci sono poi elementi specifici che vanno considerati. La dott.ssa D’Alonzo indica a titolo di esempio il ruolo maggiore che in Germania ha il cosiddetto Kopfrechnen (calcolo mentale) già dalla prima classe, ovvero i Platzhalteraufgaben scarsamente usati in Italia, dove il risultato viene trascritto dopo i Gleichheitszeichen. Altre differenze riguardano l’uso in Germania dell’Ergänzungsverfahren nella sottrazione, mentre in Italia si usa l’Abziehverfahren con la cosiddetta Borgetechnik, ed infine la Normverfahren nella moltiplicazione: in Italia i due fattori si trovano uno sopra l’altro e si inizia la moltiplicazione dalle decine (Einern). Tutto ciò richiama la necessità di prestare attenzione agli aspetti interculturali anche in matematica.
Un ulteriore elemento scaturito dalla ricerca è che per avere successo l’aiuto in matematica deve essere preceduto da una fase diagnostica e va condotto da personale specializzato. La folta delegazione del Kultusministerium ha lodato gli sforzi di parte italiana in direzione del bilinguismo e assicurato il suo sostegno. All’incontro, per la parte italiana, oltre al Console, Susanna Schlein (nella foto con la D’Alonzo), ha partecipato il presidente del Coasscit/Saar, Tatiana Bisanti.