Il 26 novembre, nella raffinata cornice del Gran Hotel La Medusa, con una serata dedicata a Marcella Continanza, l’Azienda di Cura Soggiorno e Turismo di Castellammare di Stabia ha voluto rendere omaggio non solo alla sua carriera di giornalista – ricordiamo l’onorificenza di Cavaliere all’Ordine del Merito della Repubblica conferitagli per il “suo giornalismo civile” dal Presidente Giorgio Napolitano nel 2008, ma anche alla sua poesia con un Recital tratto dal suo ultimo libro “Solo le Muse cantano” (Zambon Edizioni) con prefazione del critico letterario e poeta Vincenzo Guarracino. Voce recitante: Livia Imparato.
Il libro è da pochi giorni in libreria e attrae sia per il titolo suggestivo, sia per la copertina di Helen Knoop con il dettaglio raffigurante la Musa Erato.
Già recensioni positive e varie presentazioni in calendario.
Il 27 l’autrice è stata a Vico Equense nella Sala Multimediale e il Maestro Ferdinando Ambrosino insieme alla prof.ssa – poeta Alessandra Dagostini illustrando la sua opera. Il 28 invece a Potenza, dove padrone di casa è stata Rai tre con la presentazione del giornalista Dr. Renato Cantore. E nel 2016 la tourneè proseguirà in Germania.
Il libro è diviso in 4 sezioni dai “Taccuini”, dove si evince una poesia tesa ed incisiva volta a scavare nel sociale, nel quotidiano come testimonianza storica e partecipazione civile con la capacità di cogliere il senso profondo dell’esistenza; la seconda sezione è riservata ai “Ritratti” che trascina il lettore in un vortice d’emozioni riuscendo a cristallizzare in parole uno stato d’animo. Una piccola “miniatura poetica d’amore” è la terza parte “Le ultime poesie d’amore” in cui la Continanza utilizza un linguaggio innovativo e originale. Infine “La stagione dei lillà” dove le parole hanno “memoria” e dove c’è la sua infanzia felice, la sua terra piena di magia e tradizioni antropologiche studiate dal Dr. Ernesto Martini, la Basilicata. Le sue radici entrano nei versi.
Vogliamo parlare con lei, intervistarla. Ed eccoci nella sua casa stabiese, nello studio zeppo di libri, quadri – spiccano le due Sibille del Maestro Ferdinando Ambrosino – alcune foto in cornici d’argento e piante. “I ritorni sono dolci,” dice Marcella, in jeans e maglione verde, una scultura-ciondolo d’argento come collana, “ Castellammare è la mia gioventù, gli anni liceali, i sogni, l’università”.
Ci parli della Sua lirica.
La mia poesia è la mia libertà. Mi sono formata in anni in cui la poesia aveva voce, era passione civile, mito. Ho cercato d’ampliare sempre la mia ricerca di stile, di vivere il problema della forma e del linguaggio, cioè il percepire “come” scrivere un verso con coscienza stilistica e culturale.
Qual è il ruolo della poesia nel mondo d’oggi?
La poesia non serve a fare la rivoluzione ma so che si deve scrivere per questa o quell’altra rivoluzione se non si hanno altri strumenti per le mani.
I “Taccuini” alcuni già pubblicati nei volumi in: Es gab einmal die Alpen e Als Dichter in Deutschland (Thelem) a cura del Prof – critico letterario Gino Chiellino, compongono quasi una storia in versi del vivere quotidiano. Questi sono inediti. Gli altri, citati da lei, sono stati pubblicati nel 2005-2013.
Sì, li scrivo come un “diario” steso a volte giorno per giorno, con i fatti che accadono però poi c’è un’elaborazione stilistica.
Vincenzo Guarracino nella prefazione parla di “echi di bruniana memoria, temi di un lungo attraversamento esistenziale.”
Sì, sono tempi d’orrore, di violenza e come dice Brecht “nei tempi bui si deve cantare”.
I Ritratti” dedicati ai “suoi” poeti, suoi compagni di strada, come sono nati?
È un omaggio alla loro grande poesia, alla loro vita. Mi riconosco in loro. Sono quelli che amo di più: sono i miei padri, le mie madri. Negli altri miei libri inserisco come epigrafe i versi dei “miei” poeti. Ci sono ancora altri “ritratti” nei cassetti: Saffo, Marina Cvetaeva, Giuseppe Conte, Michael Kriiger, ed altri miei amori…
L’infanzia “lucana” entra spesso nei suoi versi: quasi una favola.
È stato meraviglioso. Vivere a Roccanova, un borgo medievale, a stretto contatto con la natura, nel giardino di zio Raffaele, chiamato il giardino di Alcinoo, per lo splendore e la varietà di fiori, alberi e piante, è stato fondamentale per la mia crescita vissuta come bellezza e arte. Poi, d’inverno i racconti orali vicino al camino acceso tra caldarroste, frizzuoli col rafano, ciambelle di ricotta col miele, questo vivere coralmente coi riti delle stagioni hanno lasciato un’orma che appare nella mia scrittura.
Foto: Copertina del libro di Marcella Continanza