Parliamo, ça va sans dire, dei finiani, stavolta in salsa europea. Nei giornali degli italiani all’estero, nei blog dei militanti europei, nelle newsletter dei pidiellini continentali, da due settimane non si parla d’altro. Ma perché il responsabile del Pdl nel mondo, il finiano di ferro Aldo Di Biagio, deputato, appoggia le manifestazioni contro il governo in terra teutonica? Andiamo con ordine.
A fine maggio, a Francoforte, un corteo di italiani all’estero scende in piazza per protestare contro i tagli del governo italiano, colpevole di voler riformare anche la vasta (e spesso costosa) pletora di enti sovvenzionati all’estero (consolati, patronati, Istituti di cultura, Comites, Cgie). Alla manifestazione non aderisce il Pdl, la cui delegazione a Francoforte sottoscrive invece un documento per appoggiare la linea governativa. Il corteo di cinquecento persone sfila a margine di un’assemblea del Cgie, il Consiglio generale degli italiani all’estero, organismo a maggioranza progressista (si parla di un 70%, perché all’estero vince il centrosinistra) presieduto dall’ulivista Elio Corazza, e vede in testa diversi parlamentari del Pd eletti nella circoscrizione Europa. 

Fin qui tutto secondo regola. L’eccezione arriva subito, però, e si manifesta con una lettera di solidarietà ai manifestanti, il giorno prima del corteo anti governo e anti-Pdl, firmata dall’onorevole Di Biagio, responsabile del Popolo della Libertà per il settore italiani nel mondo dal 2009. «Sono completamente e sinceramente vicino ai connazionali che scenderanno in piazza a Francoforte nella giornata di domani, ne comprendo e sostengo le ragioni, le istanze e le preoccupazioni – scrive Di Biagio -. Pur non potendo essere fisicamente accanto ai miei connazionali, – continua il dirigente pidiellino – mi sento ancora una volta di rinnovare loro la mia vicinanza e la mia partecipazione, in un momento tanto critico per la gestione della cosa pubblica nel nostro Paese». 

Un momento tanto critico per la gestione della pubblica in Italia? Nel Pdl all’estero esplode immediatamente la reazione. Anche perché nel frattempo la delegazione del Pdl a Francoforte aveva sottoscritto un documento per sostenere che «I nostri italiani all’estero condividono ed apprezzano la manovra di politica economica del governo» e che «auspichiamo che questa possa essere finalmente l’occasione per mettere mano agli sprechi e all’inefficienza del sistema statale italiano ed in particolare a quelli della Pubblica amministrazione», compreso il ramo estero della burocrazia italiana. Le voci critiche si aggiungono a quelle di altri parlamentari Pdl eletti all’estero, che già quando Di Biagio si unì alla «secessione» finiana, ne chiesero la testa. Il responsabile del Pdl ne mondo però ha pronta la replica: «Mi sembra una situazione paradossale – spiega Di Biagio -, in ogni manovra, e anche in questa, si sono sempre delle brutte sorprese per i rami più deboli, come le comunità degli italiani all’estero.
Il Cgie, che si può definire di parte ma è un organismo istituzionale, ha deciso di fare una manifestazione a Francoforte, e io e il coordinatore estero del Pd abbiamo inteso dare il nostro sostegno alla comunità italiana. Dove è lo scandalo? Io sono stato eletto, nominalmente, dagli italiani all’estero, e quindi mi batto per difenderli». Anche a costo di farlo a braccetto con l’opposizione.