Ora, dopo l’esito delle europee, si potrebbe scrivere che i due Clown scendono dal palco e su di essi è pronto a calare il sipario. Ci spieghiamo meglio.
Forza Italia è scesa ai minimi storici e non ci si può nascondere dietro alla scusa della mancata candidatura di Berlusconi.  Fosse anche cosi, non sarebbe una prospettiva rosea e lungimirante poiché le prossime elezioni politiche saranno non prima del 2016 se il governo non dovesse tenere e nel 2018 se la scadenza fosse rispettata e allora Berlusconi avrebbe circa ottanta anni, un’età difficilmente compatibile con l’ufficio di presidente de consiglio.
Grillo: i suoi strali non hanno convinto anzi a noi pare che la sua apparizione in TV da Vespa dopo tanti anni di assenza abbia sortito l’effetto opposto a quello spirato, Molti ascoltando l’infondatezza delle sue proposte è l’inconsistenza delle sue risposte hanno deciso di non votarlo.
E ora ? la protesta e un’arma doppio taglio: o produce immediatamente un effetto oppure logora chi l’ha genera prima degli altri. E il PD?
Di fatto ha raggiunto il 41 per cento del consenso, un risultato reso ancor più netto dall’aumento di ben 3 milioni di voti in più rispetto alle Europee del 2009. Effetto Renzi e delle sue promesse … convincenti ?
Non sapremmo dire, sicuramente questo risultato è un assegno di fiducia affidato al PD e alla sua dirigenza da non sprecare una volta incassato sapendo che non veste di bianco.
Due dati di fatto lo confermano.
1.  La liquidità del voto. I “ duri e puri” stanno scomparendo sia a destra sia a sinistra ossia coloro che votano sempre fedelmente lo stesso partito diminuiscono sempre più perché le nuove generazioni applicano alla politica lo stesso criterio che usano nella vita, la vigilanza critica e la scarsa tendenza alla fedeltà.
2. L’aumento delle astensioni un dato costante ad ogni elezione, amministrative comprese. E’ una magra consolazione dire che l’Italia è stata il Paese in cui si è votato maggiormente. Il vero problema è come conquistare la fiducia di quel 42 per cento che non è andato a votare e come non perdere quella del 58 per cento dei votanti, per evitare di invertire i numeri.
Questa è una preoccupazione che deve riguardare tutti, governo e opposizione, perché ne va del bene del Paese, del concetto di democrazia e di rappresentanza politica del popolo.
Che valore e forza esecutiva avrebbe un governo scelto dalla maggioranza di nemmeno la metà degli aventi diritti al voto? Chi rappresenterebbe oltre a se stesso e i propri amici?
Appunto per questo urgono le riforme annunciate e un recupero di credibilità da parte di chi gestisce la "res publica“.