Nella foto: Donna con bambino in Africa. Foto di ©Daniele Messina

Diseguaglianze sociali, violenza domestica, fame, lavoro minorile: così la pandemia da Coronavirus ha colpito i bambini di tutto il mondo. Solo nel 2020, si contano 117 milioni di bambini in più a rischio povertà, con incrementi maggiori soprattutto in Asia meridionale e in Africa subsahariana; mentre 9,7 milioni potrebbero non tornare mai più a scuola e 80 milioni rischiano di non poter accedere ai vaccini essenziali. È l’allarme contenuto nell’ultimo rapporto di Save the Children, “Protect a Generation”, che, a sei mesi di distanza dalla dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS, tenta di fare la conta dei danni che SARS-CoV-2/Covid-19 ha fatto nelle aree più povere del mondo. 37 i Paesi coinvolti nell’indagine, oltre 25 mila tra bambini e adulti intervenuti.

Di questi: 3 famiglie su 4 a livello mondiale hanno perso parte del proprio reddito, 9 su 10 non possono accedere alle cure mediche per motivi economici, mentre 2 su 3 non riescono a sfamare adeguatamente i propri figli. Una situazione quest’ultima che riguarda in particolar modo le famiglie che vivono nelle aree urbane: 3 persone su 4 che vi risiedono hanno detto di avere difficoltà di questo tipo. Gravi gli effetti soprattutto sui minori e l’incidenza sale tra i nuclei che erano in povertà già pre-pandemia (l’82% ha subito diminuzione del reddito rispetto al 70% delle famiglie non povere), anche se l’emergenza ha innegabilmente esercitato i suoi effetti devastanti anche in un Paese come il nostro dove, ad esempio, le stime parlano di circa un milione in più di minori che entro la fine dell’anno rischiano di scivolare nella povertà assoluta (e che andrebbero a sommarsi al 1.137.000 del 2019). Gravissime le conseguenze pure sul fronte dell’educazione dove, oltre ad un preoccupante aumento delle disuguaglianze, si è registrato anche un considerevole incremento del “gender up”: 8 bambini su 10 con la chiusura delle scuole hanno interrotto del tutto ogni forma di apprendimento, meno del 1% dei minori più poveri ha avuto accesso a internet e alla didattica a distanza (contro il 19% dei bambini non in povertà), più di 1 bambino su 4 non ha avuto accesso ad alcun tipo di materiale per studiare a distanza (e tra i genitori più poveri il 37% ha detto di avere difficoltà nel poter pagare i materiali scolastici dei figli, contro il 26% dei genitori più benestanti). In Italia: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici e 2 su 10 temono di non poter più sostenere il costo della mensa.

Ricordiamo che la chiusura delle scuole in seguito alla pandemia ha riguardato quasi il 90% di tutti gli studenti al mondo e quasi 10 milioni di bambini rischiano di non farvi più ritorno: privati della possibilità di studiare, si sono trovati da un giorno all’altro in mezzo alla strada, coinvolti, pur di aiutare economicamente le loro famiglie, nel lavoro minorile. Sempre più bambine e ragazze (il 63% dei casi, contro il 43% dei maschi) hanno dovuto occuparsi delle faccende domestiche rischiando tra l’altro di doversi sposare prematuramente con uomini spesso più grandi di loro. Le violenze domestiche sono raddoppiate: in 1 famiglia su 3, tra quelle coinvolte nell’indagine, si sono registrati episodi di violenza domestica dall’inizio della malattia da Coronavirus. “Questa pandemia non è stata fermata dalle frontiere e ha colpito persone e comunità in ogni parte del mondo – ha spiegato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children – aumentando ovunque le diseguaglianze, in Italia ma ancor di più nelle aree fragili del pianeta. Non siamo ancora fuori dal rischio sanitario, ma tra le priorità per ripartire, deve esserci quella di proteggere i bambini. Non possiamo rischiare che rimangano indietro, perché altrimenti rimarremo indietro tutti.”

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