Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Senza la partecipazione dell’Italia

Il 2021 comincia con un evento atteso da più di 70 anni: il 22 gennaio entra in vigore il trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), che le proscrive e le mette al bando definitivamente. Si tratta del primo trattato internazionale legalmente vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari. È stato adottato da una conferenza dell’ONU ed aperto alla firma nel settembre 2017, ma è potuto entrare in vigore solo adesso perché era in attesa della ratifica di almeno 50 stati membri. Fra questi manca l’Italia. Infatti tutti gli stati dotati di armi nucleari – anche la Russia, la Cina, la Francia, l’Inghilterra, Israele, l’India, il Pakistan e la Corea del Nord, si sono rifiutati di partecipare assieme ai loro stati vassalli. Questo non significa che le loro rispettive popolazioni, sulla scia del dottor Stranamore, abbiano imparato a non preoccuparsi e ad amare la bomba atomica. Nel 2019 era scoppiato un caso in Belgio con la pubblicazione di un documento segreto della NATO, un Draft General Reports di quello stesso anno in cui si elencavano le armi atomiche stazionate nella basi europee, fra cui Kleine Brogel in Belgio, ma anche Aviano e Ghedi in Italia. A differenza degli italiani, i belgi hanno reagito con orrore alla consapevolezza di ospitare un arsenale atomico davanti alle porte di casa, ed al parlamento belga venne presentata una risoluzione per chiedere l’allontanamento dal suolo patrio di tutte le bombe atomiche e l’adesione al TPNW. Venne respinta con 74 contrari e 66 favorevoli, ma nei giorni immediatamente precedenti si era registrata una grande attività dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Bruxelles, molti deputati belgi erano stati contattati personalmente dall’ambasciatore americano che voleva discutere con loro su questo grave tema. Ma anche gli italiani non-politici sono in maggioranza contro lo stazionamento delle bombe atomiche nel Bel Paese, almeno il 60%, secondo un sondaggio dall’ICAN, e quindi si può immaginare quali sarebbero i risultati di un referendum nazionale su questo quesito.

Alla votazione finale all’ONU il testo del TPNW era stato approvato da 122 paesi sui 193 che ne fanno parte. Esso rende illegale non solo l’uso delle armi nucleari, ma anche il loro sviluppo, i test, la fabbricazione, l’acquisizione, la ricezione, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari, e perfino la minaccia di usarle. Si sa che in Italia sono stazionate oltre 40 testate nucleari nelle basi di Aviano nel Friuli e Ghedi in provincia di Brescia. Esulta l’organizzazione ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) che nel 2017 ha vinto il premio Nobel per la pace. Il suo direttore esecutivo, Beatrice Fihn ha detto: “Questo è un nuovo capitolo per il disarmo nucleare. Decenni di attivismo hanno raggiunto ciò che molti dicevano impossibile: le armi nucleari sono vietate”. Ma esulta pure le organizzazioni cristiane come la Pax Christi, il cui presidente mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina ha dichiarato, richiamandosi a Papa Francesco: “Continueremo a dire a questo nostro paese che prenda coraggio e firmi il trattato per la messa al bando delle armi nucleari”.

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