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Persecuzione dei cristiani nel mondo

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo è stata firmata nel 1950 dal Consiglio d’Europa. È un trattato internazionale volto a tutelare i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa. Il nono articolo “la Libertà di pensiero, di coscienza e di religione” fissa che:

1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti.

Di recente l’Europa ha incominciato a subire attacchi pesantissimi per inibire queste tre libertà. In Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca: in questi ultimi vent’anni mani armate si sono scagliate contro semplici cittadini per intolleranza religiosa o di pensiero e lasciato una terribile scia di sangue e di dolore.

E nel “global village”, nel mondo intero, come vanno le cose?

Il 13 gennaio 2021 l’Associazione scozzese “Porte Aperte” ha pubblicato la WORLD WATCH LIST 2021 – il periodo di riferimento dei dati rilevati va dal 1° ottobre 2019 al 30 settembre 2020 -, attualizzando la lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo.

Primo dato raccapricciante: cresce ancora la persecuzione anticristiana in termini assoluti. Un segno visibile di questo ulteriore aumento è che, per la prima volta da quando si realizza questo rapporto, tra i 50 paesi della lista vi sono solo nazioni con un livello di persecuzione e discriminazione molto alto e estremo, scomparendo dalla WW-List quei paesi che hanno un livello alto di persecuzione.

Ecco alcuni dati chiave:

• Sono oltre 340 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede (1 cristiano ogni 8);

• tra i 100 paesi monitorati dalla ricerca, salgono a 74 quelli che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile alta, molto alta o estrema;

• sono 4761 i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede. Le mattanze crescono del 60%, con la Nigeria ancora terra di massacri, assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana colpite dalla violenza anticristiana: nella top 10 dei paesi con più uccisioni di cristiani troviamo 8 nazioni africane;

• appare evidente come il COVID-19 abbia aggravato le vulnerabilità delle minoranze cristiane, aggiungendo ulteriori discriminazioni e pressione, compreso un aumento delle violenze domestiche in particolare contro convertiti al cristianesimo e donne;

• lo scorso anno Porte Aperte avvisava riguardo l’impatto della sorveglianza tecnologica sulla libertà di religione in Cina e quest’anno infatti entra nella top 20 della WW-List, al 17° posto.

Questi dati portano alla luce una realtà, che per chi vive in paesi democratici, garanti della libertà di parola e di culto, devono preoccupare. Ma per proteggerci da una realtà troppo scomoda, facciamo scattare forse un meccanismo di comodo: la rimozione. Leggiamo, sì, ma restiamo fermi al dato fornito. Ci coglie l’impotenza. Ci sentiamo troppo insignificanti per cambiare questa realtà. Ritorniamo sui numeri nudi e crudi: di media 13 cristiani sono stati giornalmente eliminati durante il periodo considerato dal rapporto di “Porte Aperte”.

Il numero di cristiani perseguitati a livello molto alto è pari a 2/3 dell’intera popolazione europea. Mi chiedo se i cittadini, in primis i nostri rappresentanti governativi, e non ultimo i cristiani stessi che vivono qui, sanno che ci sono modi e metodi per combattere questa intolleranza.

Quali sono gli strumenti a nostra disposizione per lavorare assieme e sconfiggerne le cause? Ve ne presento alcune:

“L’Istituto Internazionale per la Libertà Religiosa” (IIRF) è composto da una rete di professori, ricercatori, accademici, specialisti e istituzioni universitarie di tutti i continenti che lavorano su dati affidabili sulla violazione della libertà religiosa in tutto il mondo e si adopera per implementare questo argomento nei programmi e curricula universitari, in particolare nelle facoltà di diritto, sociologia, studi religiosi e teologici.

L’IIRF incoraggia tutte le attività che contribuiscono alla comprensione della libertà religiosa. Questi includono:

• Diffusione della letteratura esistente, informazioni sugli archivi, compilazione di bibliografie, ecc.

• Produzione e diffusione di nuovi documenti, riviste e libri, come il “‘International Journal for Religious Freedom, rapporti IIRF e diversi libri tematici.

• Raccolta e analisi di statistiche e prove.

• Fornitura di idee e materiali alle università e alle istituzioni di educazione teologica per incoraggiare l’inclusione dei temi della libertà religiosa nei curricula.

• Networking per individuare, supportare e coinvolgere i ricercatori nel lavoro dell’IIRF, compresa la creazione di gruppi di ricerca.

• Guidare gli studenti post-laurea in progetti di ricerca individuali o in collaborazione con le università e gli istituti di istruzione

• Rappresentanza in eventi chiave in cui viene data l’opportunità di rafforzare i collegamenti con la più ampia comunità della libertà religiosa e con politici, diplomatici e media interessati ai diritti umani.

• Valutazione e assistenza nel contenzioso di casi di libertà religiosa che hanno un potenziale di risoluzione ai sensi dell’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e/o ai sensi di articoli simili in altri trattati internazionali che garantiscono la libertà di esprimere le proprie convinzioni religiose, come anche di libertà di cambiare le proprie convinzioni di fede e la libertà di promuovere posizioni religiose in ambienti ostili.

Sulla pagina web di “Porte Aperte” è possibile mandare una copia del rapporto della World Watch List ad un membro del parlamento perché ne sia informato e si sensibilizzi alla problematica.

Diffondere il rapporto è un dovere in democrazia

“Aiuto alla Chiesa che Soffre” – ACS – è una Fondazione di diritto pontificio che sostiene la libertà religiosa nel mondo. La Fondazione vuole dare voce a tutti i cristiani oppressi tramite il nuovo rapporto “Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019”, presentato a Roma nella basilica di San Bartolomeo all’Isola. È un testo che esamina gli sviluppi più significativi nei territori che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani. “Viviamo in uno stato di perenne tensione, perché nella nostra mente sappiamo che da qualche parte in qualche momento vi sarà un altro attacco. Anche se nessuno sa dove e quando”, con queste parole introdusse, il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, in Pakistan, l’ultimo rapporto del ACS.

In Germania con l’iniziativa “Solidarietà con i cristiani perseguitati e oppressi nel nostro tempo”, fondata nel 2003, la Conferenza Episcopale Tedesca vuole sensibilizzare sia i fedeli nelle proprie parrocchie, come anche in grande pubblico sulle discriminazioni e le vessazioni dei cristiani in varie parti del mondo. L’iniziativa comprende: la pubblicazione di un opuscolo della serie chiamata “Arbeitshilfen”, che annualmente mette in risalto una regione a turno delle colpite dalla repressione; il “Rapporto ecumenico sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo”; viaggi di solidarietà, discussioni con politici, visite di vescovi di chiese locali delle aree colpite e d inoltre prepara le preghiere di intercessione per l’annuale “Giornata di preghiera per i cristiani perseguitati e oppressi” del 26 dicembre.

La chiesa cattolica tedesca ha infatti istituito nel 2003 la “Giornata di preghiera per i cristiani perseguitati e oppressi” proprio il 26 dicembre, giorno di San Stefano, primo martire. E ognuno di noi, singolarmente, può fare di più e meglio di quello che si è fatto finora, impegnandosi a diffondere questa realtà che ha come fine la difesa della vita dei cristiani nel mondo. Tocca a noi nelle nostre missioni in Germania fare squadra, raccogliere idee e adoperarsi perché ogni idea buona porti frutti, affinché ogni centesimo raccolto vada a sostenere le famiglie e le parrocchie nel mondo delle persone colpite.

22 febbraio 2021 – in memoria: Luca Attanasio

In una intervista del 2018 Il nostro ambasciatore, Luca Attanasio raccontava che “gli italiani in Congo sono circa 1200, soprattutto a Kinshasa, a Lubumbashi e nella provincia del Nord-Kivu. “Sono arrivati qui alla ricerca di un futuro economico migliore, soprattutto dopo la Seconda Guerra mondiale. C’era la percezione di una vita migliore. Così è stato, soprattutto nei primi anni del Dopoguerra quando c’è stato un boom economico del quale gli italiani sono stati protagonisti. Hanno reso questo paese più strutturato, più grande, più prospero, soprattutto nel Nord-Kivu: era visto come una sorta di Eden, siccome la terra è fertilissima molti italiani andarono lì per dedicarsi all’agricoltura. E poi ci sono moltissimi missionari sparsi in tutto il territorio a fare cose straordinarie”.

La Repubblica democratica del Congo soffre l’azione del gruppo autoctono legato allo Stato Islamico, le Forze Democratiche Alleate (ADF). L’ADF in precedenza aveva cercato di rovesciare il governo ugandese, ma una volta respinto nella RDC, si è stabilito nella provincia del Nord Kivu. Qui detiene un controllo quasi totale su vaste aree rurali e per anni ha attaccato scuole e cliniche gestite da cristiani, bruciato chiese e ucciso responsabili di comunità cristiane. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2020 stima che l’ADF – che ha ucciso più di 1.000 civili della RDC dall’inizio del 2019 – potrebbe aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il nostro ambasciatore, Luca Attanasio, 43 anni, padre di tre bambini si aggiunge alla lunga lista delle vittime. Con lui muoiono il carabiniere, Vittorio Iacovacci, 30enne e l’autista, Mustapha Milambo.

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