Gli italiani in Germania hanno una scarsa conoscenza della lingua tedesca, premessa fondamentale per la loro integrazione. Dall’altro canto, occorre colmare il “gap” di conoscenza che l’opinione pubblica tedesca ha dell’Italia di oggi

Nel mese di agosto 2017 Pierluigi Giuseppe Ferraro ha assunto la carica di Console Generale d’Italia a Colonia. Nell’intervista al “Corriere d’Italia” Ferraro parla del nuovo approccio che occorre avere di fronte al fenomeno dell’emigrazione.

Qual è per il Console Generale Italiano a Colonia il bilancio dei suoi primi cinque mesi di attività?
Un bilancio normale, direi. Ho impiegato questi mesi essenzialmente per un’analisi della circoscrizione in cui mi trovo. E’ stato un periodo sostanzialmente di ascolto e d’incontri con molte persone per cercare di capire quali priorità e quali obiettivi formulare durante la mia missione.

E’ già arrivato nel frattempo ad alcune prime conclusioni?
Nei prossimi quattro anni noi concentreremo il nostro lavoro su due obiettivi. Il primo obiettivo è quello dell’integrazione e credo che dovremo lavorare molto su questo, sulla lingua, sul tedesco. Devo prendere atto del fatto che gli italiani della circoscrizione di Colonia sono poco integrati. Naturalmente ci sono le eccezioni, persone e famiglie che sono bene integrate, ma questo non è il caso più comune, purtroppo. Per sentirsi bene in un luogo una persona o una famiglia dev’essere integrata e sentirsi un po’ come fosse a casa sua. Io non nego il fenomeno dell’emigrazione, c’è stata e c’è tuttora perché anche oggi ci sono giovani che vengono in Germania in cerca di lavoro o per studiare. Quello che deve cambiare è il nostro approccio, passare dall’idea di un’emigrazione come fenomeno negativo malinconico nostalgico, per approdare a un’idea più positiva. Italia e Germania hanno relazioni multisecolari in tutti i settori. Sono due paesi che sono all’origine dell’integrazione europea, insieme con la Francia e con i Paesi del Benelux. Oggi non abbiamo frontiere, abbiamo la stessa moneta, l’euro, e allora perché sentirsi stranieri in un paese con il quale condividiamo tutte queste cose?

Quanti sono gli italiani che nella Sua circoscrizione si possono considerare come integrati?
Non lo sono dirlo con precisione, ma da quanto ho potuto vedere sinora, sono pochi. Abbiamo, per esempio, un dato molto preoccupante che è quello dei pochissimi italiani figli d’italiani che frequentano il ginnasio e questo è un dato sul quale riflettere. Un’iniziativa che abbiamo appena avviato è quella di favorire e di appoggiare la costituzione a Colonia di un’associazione di famiglie italiane che dia supporto ai ragazzi che vanno a scuola puntando sull’insegnamento e sull’apprendimento della lingua tedesca. Abbiamo già fatto due riunioni, siamo già a un buon punto e speriamo in un prossimo inizio di una simile associazione. Ciò significherà focalizzare l’attenzione sull’apprendimento del tedesco da parte dei ragazzi italiani. L’iniziativa è partita dal Consolato ma poi alla fine chi dovrà impegnarsi e fare in concreto l’associazione dovranno essere le famiglie. Come diceva un famoso economista, “noi possiamo portare un cavallo all’acqua, ma non possiamo costringerlo a bere”. L’ideale sarebbe che gli italiani che vengono in Germania parlassero sia l’italiano sia il tedesco.

Come si può aiutare un italiano in Germania che voglia imparare il tedesco?Innanzitutto le autorità tedesche finanziano molti corsi che chiunque arriva può frequentare per imparare il tedesco. Anche il nostro Ministero degli Esteri stanzia ogni anno dei fondi a favore di un ente che organizza dei corsi per i ragazzi che vanno a scuola al fine di favorirne l’integrazione. Il mio dovere come Console Generale è di mettere questi ragazzi in grado di parlare il tedesco. Questa dev’essere la priorità.

La prima è quella che Lei ha rilevato all’inizio, la seconda, invece, qual è?
La seconda priorità dovrà essere quella di presentare l’Italia di oggi perché nel corso dei primi cinque mesi della mia missione a Colonia ho notato che si conosce molto bene l’Italia del passato ma non si sa quasi nulla dell’Italia del presente. Conseguentemente dovremo svecchiare la nostra offerta e far vedere che l’Italia continua a produrre arte cultura, tecnologia, un’Italia che come nel passato continua a dare un apporto fondamentale all’umanità in tutti i settori in cui si esplica l’attività dell’uomo. Vede, noi abbiamo un grande passato e, però questo a volte si può convertire in un handicap, nel senso che quando si punta sempre su questo grande passato si trascura a volte il presente. Il nostro compito nei prossimi anni sarà di far capire che l’Italia non si è fermata e che oggi è un paese che produce di tutto in tutti i settori. Il nostro passato lo si conosce già. Quando incontro un tedesco e gli parlo di Giuseppe Verdi tutti sanno chi è Giuseppe Verdi, ma se parlo di Luigi Nono nessun sa bene chi sia. La nostra dovrà essere un’informazione diretta a tutti, verso i tedeschi ma anche verso gli stessi italiani e verso tutte le altre comunità che vivono in Germania.

Sono d’accordo con Lei. Tra i molti compiti di un Consolato Generale c’è anche quello di un sostegno nei confronti degli italiani che svolgono attività commerciali e che partecipano a Fiere e convegni economici che si svolgono nella Sua circoscrizione.
Naturalmente. Abbiamo già chiare le priorità e stiamo già lavorando su un programma di lungo termine di quattro anni. Abbiamo già tracciato il programma delle attività per quest’anno e anche per il 2019. Per le attività già in programma per quest’anno nel settore del commercio e dell’economia organizzeremo una “startupday”, una giornata dedicata alle nuove realtà di giovani imprenditori che si sono distinti nella produzione di servizi o di particolari prodotti e che si svolgerà nei mesi di aprile o di maggio. E’ un programma che ubbidisce al discorso di presentare l’Italia di oggi. Il mio desiderio, quando tra quattro anni lascerò Colonia, è che si possa dire che il Consolato ha lavorato avendo ben chiari gli obiettivi da raggiungere e che sono integrazione e modernità.

A cinque mesi dal suo arrivo a Colonia, qual è la sua percezione del sentimento tedesco nei confronti dell’Unione Europea?
E’ quella di una Germania molto favorevole all’integrazione europea e tutti i contatti da me avuti sino a oggi me lo confermano. Percepisco un’opinione pubblica tedesca fortemente europeista e che appoggia il progetto d’integrazione europea in generale. Certo ci sono delle forze in Germania – ma questo è un fenomeno europeo e che non riguarda soltanto la Germania ma tutti i Paesi d’Europa, paese più paese meno – che remano contro l’Unione Europea. Bisogna stare attenti, non dobbiamo sottovalutare queste forze perché in alcuni paesi esse hanno parecchio peso politico, in un certo modo anche in Germania e anche in Italia. Bisogna ascoltare le loro motivazioni, essere pronti al dialogo, a far valere i propri motivi, a spiegare quali sono i vantaggi dell’Unione Europea e far capire alla gente che la storia va verso l’Unione Europea e che oggi il mondo va organizzandosi verso macroregioni. Gli Stati Uniti sono un continente e non uno Stato, la Russia è un continente, la Cina è un continente. Questi sono i grandi attori della politica internazionale. L’Europa o diventa pur essa un continente per giocare alla pari con questi attori internazionali altrimenti non c’è futuro per nessuno. La Germania, la più forte economia dell’Europa, di fronte alla Russia, alla Cina o di fronte agli Stati Uniti, in futuro forse anche di fronte a paesi come l’India o come il Brasile, cosa potrebbe fare se fosse da sola? La stessa cosa vale anche per la Francia e per l’Italia. Bisognerebbe far capire a chi rema contro l’Europa che non ci sono alternative al suo processo d’integrazione e che la storia va verso questo tipo di processo, che potrebbe rallentare ma non fermare. Il processo d’integrazione europea è partito e va avanti, è lento e potrebbe essere più veloce, ma, di fatto, va avanti e nessuno lo potrà fermare.

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