di M.Cipollone/Aise

Ieri le preoccupazioni del Comitato di Presidenza del CGIE; oggi l’interrogazione parlamentare delle senatrici Garavini e Alderisi, cui hanno aderito i senatori Fantetti e Giacobbe, seguita dall’ordine del giorno del deputato Ungaro che è stato accolto dal Governo. Su questi significativi segnali di attenzione nei confronti della stampa italiana all’estero e per l’estero abbiamo sentito il presidente della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estereo-FUSIE, Giangi Cretti, anche nella sua veste di presidente della Commissione Informazione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero


Presidente Cretti, le questioni della stampa italiana all’estero e per l’estero sembrano essere prese in considerazione…
Ebbene sì e ne siamo soddisfatti. Il fatto che i parlamentari eletti all’estero, che come presidenza FUSIE abbiamo incontrato la scorsa settimana a Roma, si siano prontamente attivati dando concreto seguito, con gli strumenti che al momento ritengono più efficaci, alle cose che ci siamo dette, va interpretato come il segnale di un interesse reale, a conferma che il variegato mondo della stampa italiana da e per l’estero non è abbandonato a sé stesso. A ciò si aggiunga, poi, il fatto che anche il Comitato di Presidenza del CGIE, riunito negli scorsi giorni a Roma, abbia ritenuto, come d’altronde ha fatto in ogni altra occasione, di sostenere, sino al punto di farle proprie, le richieste che puntualmente vengono poste all’attenzione dalla FUSIE e dalla Commissione Informazione dello stesso CGIE.


Ma, in concreto, la Federazione cosa chiede?
Le testate italiane all’estero e per l’estero che la Fusie rappresenta chiedono semplicemente di porre rimedio ad una situazione, purtroppo ampiamente prevista, derivata dall’applicazione, per quanto attiene ai contributi peri periodici editi o prevalentemente diffusi all’estero, della nuova legge sull’editoria, voluta a suo tempo dall’allora Sottosegretario Lotti.


Ci spieghi meglio….
Complice anche una carente informazione, l’applicazione della legge ha fatto emergere tutta una serie di criticità, ripeto fortemente annunciate. Si tratta di criticità soprattutto amministrative e burocratiche, che hanno determinato complicazioni tali da comportare grossi ritardi – siamo nel 2020 e stiamo parlando di contributi relativi al 2018 –, sospensioni o addirittura esclusioni di testate che per decenni si erano viste riconosciuto l’accesso ai contributi. Chi conosce anche solo un poco la realtà in cui agiscono gli operatori della stampa italiana all’estero e per l’estero può facilmente immaginare quali siano le conseguenze: per molti la rassegnazione anticipa la costrizione alla chiusura.


Addirittura?
Certo! Si tratta di testate che in passato hanno potuto beneficiare dei contributi e hanno pubblicato nel 2018 e nel 2019, cioè per due anni e in assenza di comunicazioni, facendo affidamento sul contributo, che oggi si vedono recapitare una notifica di esclusione: in che situazioni pensa che si vengano a trovare? E quegli editori che, sempre per due anni, hanno ottenuto crediti bancari convinti di poter contare seppure con ritardo, sui contributi, con quali prospettive si trovano confrontati oggi?


La legge non ammette ignoranza e, in ogni caso, va applicata….
Vero, verissimo. Nella sua applicazione però – soprattutto se gli effetti, in quanto ritardati, hanno valore retroattivo – bene sarebbe che ci fosse elasticità. Quell’elasticità, necessaria, che, con una normale dose di buon senso e di senso comune, solo la conoscenza può garantire. A tal proposito i disagi – anche se più appropriato sarebbe definirli danni – di cui stiamo parlando sono acuiti dal fatto che la legge ha soppresso la Commissione che affiancava il Dipartimento dell’editoria nella valutazione preventiva dei requisiti che consentono di accedere ai contributi. Venendo meno la Commissione, è venuto meno il necessario contributo di conoscenza della realtà in cui operano i media all’estero, e la capacità di contestualizzarne l’operato. Oggi la verifica, come purtroppo è normale che sia, è fatta esclusivamente sulla base di documentazione predisposta e formulata in contesti che sono peculiari delle varie nazioni estere, ma valutate secondo disposizioni, consuetudini e parametri che sono nazionali.

A questo punto cosa vi aspettate?
Che la politica utilizzi gli strumenti che ha a disposizione per ripristinare la Commissione e che, in attesa di una riforma della legge, che ci risulta il sottosegretario Martella sia intenzionato a realizzare, ci sia una rivalutazione di tutti quei casi tuttora sospesi o esclusi; una rivalutazione che tenga conto delle specificità di una stampa che per sua natura ha caratteristiche difficilmente omologabili. Dopo di che, l’auspicio è che, nell’eventuale riforma, tutto quanto emerso – in modo particolare nell’ultimo anno – trovi la giusta considerazione. 

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