Nella foto: Il cancelliere Olaf Scholz. Foto di © Franz P. Sauerteig su Pixabay

La Corte costituzionale federale tedesca blocca l’uso dei fondi anti-covid per il clima: una decisione dai contorni complessi

La Corte Costituzionale Federale tedesca ha recentemente emesso una sentenza che ha impedito al governo tedesco di utilizzare i fondi destinati alla lotta contro la pandemia di COVID-19 per il contrasto ai cambiamenti climatici. Questa decisione è stata presa in risposta a una causa avanzata dalla fazione dell’Unione e coinvolge una cifra notevole di 60 miliardi di euro.

La Corte ha stabilito che la modifica al bilancio suppletivo del 2021, che avrebbe permesso l’uso di questi fondi per il clima, è incostituzionale. Doris König, presidente del secondo senato, ha sottolineato che questa decisione è stata basata sull’efficacia del debito pubblico, una misura cruciale nell’ambito finanziario. La fazione dell’Unione ( CDU/CSU) al Bundestag ha così ottenuto un successo nella loro opposizione al trasferimento di fondi.

La situazione ha avuto origine durante l’emergenza della pandemia di COVID-19 quando il governo ha aumentato retroattivamente il bilancio del 2021 di 60 miliardi di euro attraverso un’autorizzazione di credito. In circostanze straordinarie, nonostante il limite all’indebitamento, è consentito prendere prestiti. Tuttavia, alla fine, i fondi non sono stati utilizzati per affrontare la pandemia e le sue conseguenze. Di conseguenza, il governo composto da SPD, Verdi e FDP ha cercato di dirottare questi fondi per il “fondo per il clima e la trasformazione”, retroattivamente nel 2022 con il consenso del Bundestag.

La fazione dell’Unione ha presentato un ricorso a Karlsruhe, sostenendo che ciò costituiva un modo per eludere il limite all’indebitamento. Il secondo senato si è quindi trovato a dover esaminare la questione, compreso se un’autorizzazione di credito potesse coprire anche le conseguenze economiche delle crisi e quando potessero essere apportate modifiche retroattive al bilancio.

Mathias Middelberg, vice capogruppo dell’Unione, ha sottolineato durante l’udienza nel giugno la necessità di un effettivo effetto frenante del freno al debito, al fine di evitare la creazione continua di riserve e il cambiamento delle finalità di utilizzo. Anche in situazioni di emergenza, ha affermato Karsten Schneider, rappresentante dell’Unione, deve essere chiara la limitazione della libertà di manovra dello Stato per quanto riguarda le autorizzazioni di credito.

Da un punto di vista opposto, i rappresentanti del governo hanno sostenuto che, a causa della pandemia, l’economia nazionale aveva subito una battuta d’arresto e che erano necessari anche investimenti privati. La riallocazione dei fondi, secondo loro, avrebbe dovuto garantire in parte la prevedibilità degli investimenti. Il ministro dell’Economia federale, Robert Habeck (Verdi), ha avvertito che una decisione contro il bilancio suppletivo avrebbe colpito duramente la Germania dal punto di vista economico.

Ricarda Lang, leader dei Verdi, ha sottolineato che il governo non può rinunciare a questi fondi, considerati cruciali per la modernizzazione dell’economia e la sua competitività. Inoltre, ha affermato che i Verdi non considerano più attuale il freno al debito e che è necessaria una riforma nella prossima legislatura.

Inizialmente, il tribunale aveva dato il via libera in una decisione urgente nel novembre 2022, considerando anche gli interessi dei consumatori. Si è ipotizzato che un arresto dell’intera procedura, se successivamente si rivelasse costituzionale, avrebbe potuto causare danni significativi, come aumenti delle tariffe elettriche. Al contrario, se tutto procedesse come previsto, il bilancio federale sarebbe stato gravato di massimo 60 miliardi di euro. Il tribunale ha presumibilmente dichiarato che questa somma non sarebbe stata completamente utilizzata fino alla decisione principale.