Da dove nasce il titolo Versi Prigionieri?
Il titolo “Versi Prigionieri” è nato per caso; ricordo che il primo acchito fu durante una conversazione proprio con te e Marcello Lombardo, si parlava del ruolo della cultura nel post moderno. Come vado proferendo da diversi anni, la cultura ormai é relegata al suo ruolo prigioniero e carcerario, anziché liberatorio. Per quanto so nel corso del diciannovesimo secolo nacquero tre bambini che nessuno aspettava: Marx, Freud, Nietzsche. Figli naturali, nel senso in cui la natura viola i costumi, i principi, la morale e la buona educazione. La ragione occidentale la fa pagare cara ad un figlio senza padre. Marx, Nietzsche e Freud, dovettero saldare il conto, spesso di crudele sofferenza, prezzo costituito da esclusioni, ingiurie, miserie, fame, morte e follia.

Che valore dai alla tua poesia?
Rispondo attraverso una citazione leopardiana “Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte. Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. La poesia ha un valore epifanico, un nulla che riveste il suono dell’infinito esistere. La poesia attraverso Montale ha un aria di vetro arida, una condizione esistenziale che sposa la mia opinione; la poesia è assolutamente una fantasia che sfugge solo attraverso il suo orizzonte.

Quanto di personale c’è nei tuoi scritti?
Direi che nei miei scritti, quando si tratta di un componimento poetico, c’è una vita che muore, una vita che si distende attraverso i versi come in una vertigine, dall’alto verso il basso, e in quanto distesa lascia una parte di se, si lascia morire attraverso il suono delle parole.

La tua passione per la scrittura è stata fonte di supporto per altri autori?
Sinceramente non saprei rispondere a questa domanda, la passione è un po’ paragonabile ad una pietra angolare, può scaturire stati d’animo altalenanti, posso solo dire che attraverso la scrittura cerco di raccontare un aspetto sano del male di vivere che spesso ho incontrato

Hai scritto molti articoli per numerose testate importanti, qual è l’argomento di spicco che viene trattato?
L’argomento dei miei articoli verte principalmente sulla cultura, ma intesa come un analisi storica delle Idee.

Quali letture prediligi?
Prediligo letture che facilmente dimentico, cioè quelle filosofiche, poetiche, storiche, perché se dovessi ricordare tutto oggi sarei solo pazzo e non poeta.

Puoi parlarci di questo tuo nuovo progetto editoriale?
Certamente, in quanto questa e la ragione per cui facciamo questa intervista, Versi Prigionieri edizioni Boopen è un nuovo componimento poetico che racchiude il dolore dei nostri tempi, la capacità di ogni perdita di sentimenti umani, una raccolta che attraversa un remoto modo di fare poesia, un antico modo di poetare anche il dolore, un dolore odierno fatto di tanta solitudine, di povertà umana malgrado le ricchezze apparenti della modernità.

Che consigli potresti dare a chi ha intrapreso da poco la pubblicazione dei propri scritti?
Nell’era di Internet c’è una vasta scelta per farsi pubblicare, i consigli che posso dare sono quelli di affidarsi a delle persone che hanno una cura professionale nell’anima.

Cosa rappresenta internet e che utilità raffigura per l’arte in generale?
Questa domanda sul ruolo di Internet meriterebbe da sola una dissertazione filosofica, un saggio filosofico, sulla cultura attraverso l’uso della tecnica. A mio modesto parere se da una parte Internet agevola la ricerca dei saperi, dall’altra viene meno la capacità critico analitica della cultura in generale.

Vorresti parlarci dei tuoi prossimi progetti?
Mi sono avventurato nel progetto di costituire una Associazione Culturale Italiana in Germania, Gocce d’Italia in Ammersee il cui nome rappresenta un confronto significativo; nel logo vi sono raffigurate piccole gocce che compongono un acqua variegata e sempre più sconfinata, una illustrazione simbolica che abbia come obbiettivo il diffondere la lingua italiana all’estero con esperienze dirette di vita, anche attraverso l’arte e il sapere unificati a progetti culturali.

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