Non è mai stato tutto rose e fiori attorno ai servizi consolari in Germania. Abbiamo assistito a una discussione sui disservizi che ormai va avanti da anni, soprattutto da quando fu introdotto il principio del servizio “solo su appuntamento”.

Poi la comunicazione con gli uffici consolari che fa acqua da tutte le parti. Una delle lamentele quotidiane negli ambienti italiani è quella della mancata risposta dei consolati al telefono, alle lettere e alle mail con un dibattito mai concluso sulle carte necessarie per ottenere certificati e documenti.

Insomma il “virus” del malcontento dentro i consolati circolava già prima del coronavirus e ora, inevitabilmente, è scoppiato in tutta la sua gravità. Di punto in bianco sono stati annullati tutti gli appuntamenti ottenuti con gran fatica e con mesi e mesi di attesa. Da marzo tutto è fermo. Le porte dei consolati sono state chiuse. I servizi bloccati.

È stata inevitabile l’impressione che i capi degli uffici consolari abbiano subito (e giustamente) pensato a scansare i rischi della diffusione delle infezioni, chiudendo semplicemente i battenti e sperando in tempi migliori.

Ebbene, i tempi migliori sembrano però essere alle porte. In Italia come in Germania le misure di prevenzione vanno allentandosi. La vita riprende. Anche la vita dei servizi statali.

E i servizi consolari?

Al momento il ritmo delle nostre rappresentanze italiane in Germania è semplicemente ridotto, giusto per evitare “assembramenti”. Quindi, solo pochi fortunati, i quali comunque hanno fatto domanda per iscritto di un passaporto o di una carta d’identità o di un documento per sposarsi, sono “convocati” e possono recarsi al consolato per ritirare quanto richiesto.

Rimane tagliato fuori da questo sistema della “convocazione” il grosso degli utenti, di cui una buona parte non avrà nessuna possibilità di essere ascoltato.

Parliamo della fascia di connazionali con scarsa dimestichezza con l’internet e con tutti i mezzi di comunicazione moderna.

A quanto pare il Ministero degli Affari Esteri si fida dei propri consoli e lascia a essi la libertà assoluta di organizzare il proprio lavoro.

Il MAECI dice, in buona sostanza, regolatevi secondo le regole del posto.

Il Consolato è situato dove esistono meno restrizioni? Siate meno restrittivi!

Le leggi del posto vanno comunque rispettate. Ebbene le regole del posto noi ormai le conosciamo benissimo e vediamo come in Germania man mano la situazione torna alla normalità. È possibile prendere una birra, è possibile mangiare qualcosa al ristorante, sarà pur possibile andare ora al Consolato per il passaporto? Non è così. Non è possibile, non ancora. E torna quindi il problema della comunicazione con gli utenti. Comunicazione significa spiegare alla gente qual è la situazione attuale e, innanzitutto, quali saranno le prospettive in un prossimo futuro. Insomma è evidente che in estate i viaggi in Italia saranno possibili ed è evidente che la gente tornerà a sposarsi e che nascite, matrimoni e divorzi saranno presto nuovamente registrati.

La domanda è spontanea: come vorranno organizzarsi i consolati per smaltire gli arretrati che si sono accumulati in questi tre mesi di chiusura totale? La formula annunciata “Il consolato si occupa delle pratiche più urgenti e indifferibili” dice tutto e dice niente.

Chi stabilisce cos’è indifferibile? Chi stabilisce l’oggettiva urgenza di una pratica?

Per definire questi aggettivi, indifferibile e urgente, è necessario un colloquio, la possibilità di spiegare le proprie personali questioni. E come si fa a spiegarsi se anche la comunicazione è, tanto per restare nel tema della patologia, un pochino “malata” ed è anzi proprio, per eccellenza, la malattia cronica dei consolati?

È vero che la validità dei documenti d’identità è stata prolungata fino al 31 agosto. Ma è anche vero che è predisposto un piano per affrontare l’emergenza del sovraffollamento dei consolati dopo questa data?

È immaginabile che in tre mesi di chiusura si siano accumulate non poche domande di rilascio di passaporti e di carte d’identità. Ebbene, queste domande saranno smaltite mentre, nel frattempo, i macchinari per le carte d’identità elettroniche nei consolati sono a deposito e stanno accumulando una patina di polvere “archeologica”?

Ecco, sarebbe veramente bello se i consoli ci spiegassero come vogliono agire in un prossimo futuro, scrivendo sulle loro pagine web “da questa data ci saranno turni straordinari, prenotarsi sin da ora “ e via dicendo. Nulla rende più nervosi del silenzio e nulla mette più panico del capitano che, con la nave in avaria, scruta l’orizzonte e tace.

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