NElla foto: Il presidente del Comites di Monaco di Baviera Dr. Daniela di Benedetto

Intervista a Daniela Di Benedetto, presidente del Comites di Monaco di Baviera

Comites. La parola stessa risulta di difficile comprensione o è ignota a molti italiani, in particolare ai diretti interessati, quelli che vivono all’estero. Le cause dell’ignoranza o del disinteresse sono molteplici e molto si potrebbe fare per colmare le distanze. Ne abbiamo parlato con Daniela Di Benedetto, presidente dal 2015 del Comitato Italiani all’Estero di Monaco.

Dr. Di Benedetto può darci una breve presentazione di sé stessa?

Sono siciliana, Dottore di ricerca in Statistica computazionale, provengo dal mondo accademico e da 14 anni lavoro per un gruppo finanziario internazionale.Vivo in Baviera da 20 anni, qui mi sono sposata e sono nati i miei due figli. Sono cresciuta nell’associazionismo e in particolare mi hanno formata la mia lunga esperienza in AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, ndr), i racconti della resistenza e la natura democratica e antifascista del dibattito familiare, la forte presa di coscienza della mia generazione (la prima a chiamare la mafia col proprio nome a scuola) dopo le stragi del ’92. Credo che se c’è una cosa che mi contraddistingue è essere sempre rimasta fedele a me stessa, indipendentemente dai diversi ruoli ricoperti.

Quanti sono gli italiani in Baviera?

Gli Italiani residenti in Baviera sono 128.000, e sono rappresentati da due Com.It.Es.,: il nostro con 106.000 italiani, e quello di Norimberga con 22.000. Stimiamo che la comunità di riferimento del nostro Com.It.Es. si avvicini ormai ai 90.000 concittadini.

Il Comites è un organo di rappresentanza politica all’estero. Qual è il livello di integrazione e partecipazione dei cittadini italiani alla vita politica e sociale della città e del paese in generale?

Potrei dire, in buona coscienza, che il livello di partecipazione non è sufficiente, ma voglio sottolineare come negli ultimi anni abbia notato un aumento di singoli casi di impegno, anche fra le seconde generazioni, cosa che apprezzo molto. Alcuni italiani di seconde generazioni sono stati eletti in posizioni di responsabilità nei piccoli centri: sono esempi positivi. Dobbiamo insistere in questa direzione, anche rispetto alla campagna di informazione per la doppia cittadinanza.

Quali progetti ha promosso il Comites di Monaco negli anni della Sua presidenza? Ce n’è qualcuno che ha sostenuto personalmente?

Il nostro Com.It.Es. ha promosso molte iniziative di informazione, promozione dell’integrazione e della partecipazione, nonché della doppia cittadinanza, ma anche attività di medio e lungo termine sul territorio e produzione di contenuti. Un progetto che mi è stato molto caro è quello dello sportello per la legalità, aperto con l’obiettivo di rafforzare la consapevolezza dei lavoratori rispetto a diritti e doveri contrattuali e per combattere il lavoro nero. Abbiamo voluto esprimerci in termini positivi perché la legalità si costruisce anche attraverso la comunicazione costruttiva e la formulazione di messaggi positivi. Con il nostro Esecutivo abbiamo fortemente voluto che si ripristinasse in qualche misura la risposta telefonica del Consolato ai nostri concittadini. Stiamo e sto lavorando alla realizzazione di un sito web per la promozione della lingua e cultura italiana in Baviera, proponendo una serie di aspetti innovativi atti ad andare oltre i luoghi comuni e svelare quanta attitudine abbia la nostra lingua in termini d’avanguardia culturale e tecnico-scientifica e infine riconoscere il peso che ha anche in campo politico ed economico. Non abbiamo dimenticato le nuove migrazioni: i “Newcomers network Party” sono eventi finalizzati a fare rete in un ambiente gioviale accompagnati da contenuti utili. Questo Com.It.Es. ne ha realizzati 3, uno ad Ingolstadt, organizzato da Silvana Sciacca, e due alla LMU da Teresa Barberio e Sara Ingrosso. Sono stati eventi molto ben visitati e siamo riusciti a coinvolgere le due giovani anche alla conferenza di Palermo nel 2019. Durante la prima fase della pandemia ci siamo impegnati per la diffusione in italiano di molti contenuti, cercando di far comprendere alle Istituzioni locali l’importanza di non tralasciare la nostra lingua. Non dimentico il nostro impegno nel 2016 perché la campagna sul referendum costituzionale contemplasse un’adeguata informazione su tutte le posizioni. Per garantirlo ho dovuto prendere posizioni molto forti delle quali non mi sono mai pentita: cosa sarebbe la politica se non ci battessimo per garantire ai cittadini gli strumenti per maturare una propria opinione? Vado molto orgogliosa anche della pubblicazione del volume bilingue con la biografia di Venanzio Gibillini, italiano deportato nella Germania nazista appena 18enne e sopravvissuto dei campi di concentramento in Baviera. Ho avuto la gioia di conoscerlo nell’Aprile del 2015, appena eletta, in occasione delle celebrazioni per i 70 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Flossenburg. Di Venanzio mi colpì subito la gioiosa gentilezza e il suo desiderio di trasmettere alle nuove generazioni amore per la vita e fiducia nell’umanità: proprio lui che aveva invece subito così tanta violenza. Friedrich Peterhans, giornalista della regione di Wangen, mi propose di pubblicare la traduzione in tedesco della sua biografia. Con il Com.It.Es. e la Dr. Grazia Prontera (Università di Salisburgo) abbiamo realizzato un volume bilingue che è stato adottato come libro di testo di italiano nelle scuole bavaresi.

C’è aggregazione, solidarietà, coesione tra gli italiani che vivono a Monaco?

Direi di sì. Penso alla Scuola bilingue Leonardo da Vinci: un progetto duraturo, innovativo, sostenibile, nato dal basso con grandi competenze, forza di volontà, capacità di aggregazione e propulsione. Esistono però anche ambiti minoritari della nostra comunità che più si avvicinano a stereotipi storici: spesso è proprio da qui che nascono queste critiche. È importante parlare di riferimenti positivi perché è quella la direzione in cui vogliamo e possiamo andare, tutti insieme.

Quali sono i rapporti che il Comites ha con il Consolato?

Il rapporto con il Consolato è interlocutorio, ci confrontiamo e spesso realizziamo insieme progetti, anche molto impegnativi. In questo momento ad esempio c’è la realizzazione del sito web e la cogestione della risposta telefonica, per la quale abbiamo messo a disposizione una nostra risorsa.

Il Comites collabora con l’Istituto italiano di Cultura nel definire i programmi culturali?

C’è spirito di collaborazione, ma che il Com.It.Es. possa contribuire alle attività culturali è una novità dell’ultima circolare, arrivata in tempo di pandemia durante l’estate del 2020.

Quali sono i rapporti con la Missione Italiana?

Per me la Missione è un importante interlocutore e abbiamo realizzato alcuni eventi informativi nell’ambito del progetto Brückenbauen, che ho sostenuto personalmente e con la collaborazione dell’allora consigliera Lara Sonza.

I social possono essere di aiuto per migliorare la visibilità e la percezione del comitato?

Si, se usati bene, ma non possono essere gli unici strumenti e la visibilità non è tutto.

Il sistema scolastico bavarese è noto per la sua rigidità. Cosa fa il Comites per facilitare l’accesso al ginnasio dei ragazzi?

Cerchiamo di informare le famiglie sul funzionamento del sistema bavarese, sui loro diritti, ci mettiamo in posizione di intermediatori per fare rete e generare sinergie, indirizziamo verso gli interlocutori idonei. Sia io che altri consiglieri negli anni abbiamo avuto numerosi colloqui con molte famiglie. Tuttavia non dimentichiamo che il sistema duale (alternanza scuola – lavoro, ndr) è un punto di forza di questo sistema che all’Italia manca.

Quale aiuto concreto può dare il Comites alle categorie più deboli e sfavorite?

Informare e mettere in comunicazione. La consapevolezza di diritti e doveri è sempre il primo passo per superare il disagio, soprattutto in Germania, dove gli ammortizzatori sono ancora oggi, nonostante tutto, piuttosto efficaci. Abbiamo cercato di mettere in luce situazioni di disagio e ambiti di intervento nei nostri colloqui con il Consolato.

Gli elettori dei Comites sono gli italiani iscritti all’AIRE. Nel 2015 su 58000 elettori iscritti residenti in Baviera hanno votato poco più di 1000 persone, il 2% circa. Cosa desidera dirci in proposito?

Queste percentuali sono state purtroppo riscontrate in tutto il mondo quando è stata introdotta la legge in base alla quale solo chi chiede esplicitamente di votare ottiene la scheda elettorale. Chi confronta il dato della partecipazione del 2004 a quello del 2015 senza evidenziare questo elemento non rende un servizio alla Democrazia. Nel 2015 a Monaco una sola lista è riuscita, per il rotto della cuffia, a presentarsi alle elezioni: una lista di soli candidati nuovi. Altre due liste promosse da membri del Com.It.Es. precedente non hanno raccolto il numero necessario di firme: 6 anni di rinvii non hanno fatto bene alla Democrazia! Nonostante a Monaco sia mancata una vera competizione elettorale, le percentuali di voto sono state più o meno le stesse che altrove.

Quando saranno le prossime elezioni e cosa bisogna fare per candidarsi?

Speriamo che quest’anno si voti. Lo sapremo i primi di settembre. Raccomando a tutti di partecipare come elettori e candidati. Verificate la vostra iscrizione all’AIRE e considerate la possibilità di candidarvi e presentare una lista di persone generose, competenti, collaborative secondo la normativa vigente. La Democrazia vive di partecipazione!

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