Nella foto: L'ambasciatore Dr. Luigi Mattiolo. Foto di ©ambberlino.esteri.it

Gentile D.ssa Linardi,

ho letto – non Le nascondo, con un certo stupore – l’articolo intitolato “Coronavirus: in ginocchio anche i servizi consolari” apparso recentemente sul vostro giornale. L’emergenza legata al Coronavirus ha rappresentato senza dubbio un’enorme sfida per tutti , e la nostra rete consolare non ha certo fatto eccezione. Tuttavia, la descrizione della situazione riportata nel Vostro articolo mi sembra quanto meno ingenerosa (e in alcuni punti, purtroppo, scorretta) e mi sento in dovere di segnalarlo.

Nell’articolo si legge che i nostri Consolati avrebbero “chiuso i battenti”, restando in attesa di “tempi migliori”. Questo, semplicemente, non è vero. Nessuna delle nostre Sedi consolari è stata mai “chiusa”, durante l’emergenza sanitaria. È vero, viceversa, che dall’inizio dell’emergenza, per ovvi motivi precauzionali (del resto condivisi dalla stragrande maggioranza dei datori di lavoro in Germania, e comunque in presenza di indicazioni inequivocabili in tal senso da parte del Ministero degli Affari Esteri) è stata fortemente ridotta la presenza fisica di persone nei nostri uffici, a tutela sia dei nostri dipendenti, sia del pubblico.

Tutti i nostri dipendenti, tuttavia, hanno sempre continuato a lavorare regolarmente, in ufficio o da casa, e tutte le Sedi consolari – coordinate da questa Ambasciata – si sono impegnate a fondo per continuare a garantire l’operatività dei servizi consolari, modificando le proprie procedure interne per potenziare la possibilità di richiedere i servizi a distanza (tramite il portale FAST it per le pratiche anagrafiche o tramite email o posta per tutte le altre pratiche per cui non fosse indispensabile la presenza fisica del connazionale). Naturalmente, i servizi che hanno sofferto maggiormente della situazione sono quelli la cui erogazione comporta l’imprescindibile presenza dell’utente (in sostanza, la richiesta del passaporto e il ritiro della carta d’identità, oltre a pochi altri servizi meno frequenti). Solamente per questi servizi – nella fase più critica dell’emergenza sanitaria – è stato possibile evadere le relative richieste solo nei casi di comprovata urgenza. Le restanti procedure (pratiche anagrafiche, trascrizioni di nascite, matrimoni, decessi, richieste di codici fiscali, pratiche scolastiche, e così via) sono sempre andate avanti regolarmente (seppure con modalità a distanza, come dicevo), al punto che in diversi casi le Sedi sono riuscite ad azzerare gli arretrati accumulatisi in precedenza (per via della carenza di organico, che purtroppo affligge la rete consolare da molto tempo).

Dall’inizio di maggio, peraltro, tutti i nostri Consolati hanno ripreso gradualmente a ricevere il pubblico allo sportello anche per i casi non urgenti, tornando progressivamente ad una situazione più normale. Nel frattempo, abbiamo cercato di stabilire regole e adottare misure che consentissero di usufruire dei servizi di sicurezza, prevedendo l’obbligo di mascherina per il pubblico, i distributori di disinfettante all’entrata, la misurazione della temperatura per tutti (dipendenti inclusi), i divisori in plexiglas: tutte misure – non dimentichiamolo – che tutelano in primo luogo gli stessi utenti.

Al fine di evitare assembramenti e rischi di contagio, tutte le Sedi continuano a chiedere ai connazionali di utilizzare i servizi a distanza (via fast.it, email o posta) in tutti i casi in cui ciò sia possibile, mentre quasi tutte chiedono a chi debba necessariamente recarsi in Consolato (ad esempio, per la captazione delle impronte per il passaporto) di prenotare l’appuntamento. Ciò potrebbe implicare tempi più lunghi, ma si tratta di una misura intesa ad evitare affollamenti igienicamente pericolosi, che sono convinto che il nostro pubblico comprenda e condivida.

Vorrei fosse chiaro che non intendo negare le difficoltà che pur sono insorte, né sostenere che le nostre Sedi siano riuscite a rispondere in modo perfetto alle esigenze della collettività, durante l’emergenza. Sono perfettamente consapevole che in diversi casi si sono registrate delle criticità (spesso legate a difficoltà oggettive, pre-esistenti alla pandemia).

Sono, tuttavia, convinto che ciò non autorizzi a veicolare il messaggio che la nostra rete consolare si sia chiusa in sé stessa e sia venuta meno alla sua funzione di servizio al pubblico. È senz’altro possibile che non tutte le telefonate e non tutte le mail abbiano avuto un tempestivo riscontro, ma vorrei si tenesse conto che le nostre Sedi hanno dovuto far fronte durante l’emergenza a migliaia di richieste relative alla chiusura dei confini, che ha creato problemi a un numero inaudito di connazionali, non soltanto residenti in Germania, ma anche, se non soprattutto, in transito da tutto il mondo e diretti in Italia attraverso questo Paese, che a lungo è stato tra i pochissimi in Europa a mantenere collegamenti con l’Italia.

Per quanto riguarda l’esigenza di affrontare l’accumulo di lavoro che si verrà a creare nei prossimi mesi, ne siamo perfettamente consapevoli: proprio a tal fine abbiamo chiesto fin da marzo al Ministero degli Affari Esteri di metterci a disposizione risorse di Personale aggiuntive, per riuscire a gestire la situazione senza ripercussioni eccessive sul livello dei servizi.

Infine, mi permetto un’osservazione sul “difetto di comunicazione” da parte dei Consolati denunciato dal Vostro articolo: che qualcosa non abbia funzionato, sul fronte della comunicazione, mi pare evidente, se un giornale come il Vostro scrive che i Consolati sono “chiusi”, mentre ciò non è accaduto. Me ne rammarico profondamente. I nostri Consolati hanno sempre cercato di mantenere aggiornate le informazioni disponibili sui propri siti (e alcuni anche sui propri canali social) e di tenere informata la collettività. Tuttavia, è chiaro che tutto ciò non è stato sufficiente. Ne prendo atto con l’impegno a fare tesoro di questa esperienza per promuovere in futuro una maggiore attenzione alla comunicazione, nella speranza di riuscire a far passare al nostro pubblico i messaggi con maggiore efficacia. Mi auguro davvero che il Suo giornale sarà al fianco della nostra rete consolare per aiutarla a diffondere le informazioni più corrette ai connazionali.

Mentre resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento, La prego di voler dare spazio, nel Suo giornale, a quanto Le ho voluto rappresentare con questa lettera per dare impulso sin da subito a questa nostra collaborazione nell’interesse di tutti i connazionali.

Colgo l’occasione per inviarLe i miei migliori saluti,

Luigi Mattiolo, Ambasciatore d’Italia

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