Lo scorso 11 aprile 2019 è stata inaugurata nel Salone del Consolato d’Italia a Dortmund la mostra “MoBASS Art” di Christopher Pellini, connazionale attualmente detenuto presso il penitenziario della città di Werl. È proprio dal settore del carcere in cui è attualmente detenuto – MoBASS – che l’autore delle opere trae ispirazione per il titolo della mostra.

L’idea è nata l’anno scorso, in occasione della visita natalizia al sig. Pellini, ed a tutti gli altri connazionali, da parte del Console Franco Giordani, favorevolmente accolta con slancio dalla Direttrice della casa circondariale di Werl, sig.ra Maria Look, con la convinzione che l’arte, ovunque nasca, possa essere un utile veicolo di reinserimento nella società civile. Numerosi sono stati gli ospiti presenti all’inaugurazione, cui ha partecipato la Direttrice del penitenziario di Werl, sig.ra Look e la madre dell’artista, sig.ra Angela Francesca Pellini. Toccante l’incontro tra le due donne che non si erano mai incontrare prima d’ora. I dipinti sono stati realizzati su diversi materiali: tela, stoffa, carta e scatole riciclate.

L’iniziativa ha, inoltre, coinvolto un altro cittadino italiano, detenuto presso il penitenziario di Hövelhof – Kurt Omar Can –, che ha realizzato un disegno incidendo la superfice posteriore di uno specchio.

La mostra sarà esposta nei locali del Consolato fino al prossimo 9 maggio negli orari di apertura al pubblico e gli eventuali proventi delle opere, come d’accordo con l’autore stesso, saranno devoluti in beneficenza. È interessante la lettera inviata da Christopher Pellini al Console Giordani, ed esposta insieme alle opere, di cui vengono riportati di seguito i passaggi più significativi:

“Gentile Dott. Giordani, con la presente Le mando la descrizione del percorso che mi ha portato alla pittura.

A scuola, di tanto in tanto, mi ero impegnato un po’ a dipingere e avevo ricevuto anche delle critiche positive, ma raramente avevo perfezionato le ombre o il disegno stesso. In seguito, durante la mia prima detenzione, ho disegnato per diletto per i miei fratelli più piccoli. Per lo più si trattava di disegni manga.

A Schwerte, più tardi, ho iniziato per la prima volta a dipingere con i colori acrilici. Ho ricevuto subito dei complimenti. Tutti sapevano usare soltanto i colori diluiti e quindi le brocche venivano decorate in stile medievale. Questa tecnica però, applicata alle forme curve della brocca, non aveva senso. Io ero poi quello che decorava le brocche in Jugendstil. Questo, però, non era ancora niente di che. Nella mia attuale detenzione non avevo niente di niente, nemmeno i soldi per lo shampoo o per il doccia-gel. Ma potevo disegnare. Quando poi ho avuto il permesso di avere contatti con gli altri detenuti, ricevevo in continuazione richieste per realizzare disegni. All’inizio si trattava di fiori e rose, perché ancora non me la sentivo di fare ritratti, tra le altre cose. Più tardi, però, ho iniziato anche ad accettare richieste di ritratti e un incarico alla volta sono cresciuto. Già durante la custodia cautelare avevo notato quali effetti avevano i miei disegni, cosa che soprattutto rappresentava per me una spinta a imparare sempre di più e applicarmi con maggiore impegno. Tanti rapporti non superano nemmeno la custodia cautelare e i famigliari soffrono esattamente quanto i detenuti. Io, con delle semplici cartoline o delle pagine di carta da lettere, riuscivo a portare molta gioia. I detenuti così potevano anche rafforzare i loro rapporti, e far contenti i propri bambini. Per me è sempre stata una soddisfazione vedere come le persone gioivano. Per esempio, ad Aquisgrana c’era un detenuto che voleva sempre delle cartoline per sua figlia, per la maggior parte con Spongebob, però non fatte in un modo qualsiasi, ma nello stile di film famosi come Léon, Karate Kid, ecc. La moglie aveva appeso la cartolina nella cameretta della bambina e aveva mandato una foto. Molti mi raccontavano di quanta gioia portassero i motivi dei disegni e di cosa succedesse.

Da Wuppertal sono stato in semilibertà e ho avuto il permesso di dipingere con l’acrilico in cella, cosa che a Schwerte durante la prima detenzione era stata possibile soltanto per pochi mesi. Ad Aquisgrana sono stato aiutato molto con la tecnica a colori acrilici. Impiegati della sezione, ma anche assistenti sociali, mi hanno aiutato in questo. Mi è stato persino prestato un libro privato sull’arte.

A Werl ho ricevuto addirittura l’incarico di dipingere qualcosa per un concorso. I soldi che guadagno li reinvesto per lo più in materiale per dipingere, anche se realizzo i dipinti con molti pochi soldi. A Werl ormai dipingo quasi su tutto: vecchie scatole di tabacco, stoffe, magliette… Ma la cosa più importante per me rimane aiutare e diffondere gioia attraverso il mio lavoro. Spero quindi di raggiungere questo scopo con la mostra.

Questo è tutto da parte mia.

Distinti saluti, Pellini”

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