Nella foto: Michele Schiavone, Segretario Generale Cgie.

Il Cgie chiede il rinvio per pandemia e scrive al Presidente Mattarella

Investite dal Cgie, le Commissioni Esteri della Camera e Senato non hanno trovato un accordo per il rinvio delle elezioni del Comites a causa della pandemia che da marzo 2020 ha messo in ginocchio anche i servizi consolari nel mondo.

Le Commissioni però hanno trovato consenso sulla riduzione del 50% delle firme per la presentazione delle liste: per le Circoscrizioni fino a 50mila connazionali basteranno 50 firme per la presentazione di una lista, per gli altri Consolati maggiori il numero dei sostenitori della lista dovrà essere di 100.

Per l’autentica delle firme sia dei sostenitori di una lista che l’elettore/elettrice che chiede al Consolato di voler votare basterà allegare la fotocopia del passaporto o della Carta d’Identità.

Prima di ferragosto il Consiglio Generali degli Italiani all’Estero (CGIE) si è riunito in seduta plenaria in videoconferenza con Benedetto della Vedova (+Europa), Sottosegretario agli Esteri con Delega per gli Italiani nel mondo. Unico tema: le elezioni dei Comites ovvero della rappresentanza elettiva per ogni Circoscrizione consolare con almeno tremila connazionali.

Sui risultati il Segretario Generale Michele Schiavone esordisce così:

La riunione in videoconferenza con i rappresentanti del Governo e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha rappresentato l’atto finale di un confronto tra il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e i vari poteri dello Stato durato alcuni anni per verificare i margini disponibili per ridefinire il ruolo della rappresentanza delle Comunità degli italiani all’estero e, quindi, per rinnovare la rappresentanza di base degli italiani all’estero. Il referendum costituzionale dell’anno scorso, che ha sancito la riduzione della rappresentanza parlamentare, compresa quella degli eletti nella circoscrizione estero, rappresenta lo spartiacque tra il passato e il futuro. Il rinnovo dei Comites indetto per il 3 settembre avviene in un momento di transizione in cui è in discussione l’intera rappresentanza, non solo quella numerica ma anche quella dei suoi organismi, che gioco-forza va aggiornata ai tempi e proiettata nel futuro delle nostre comunità. Agli inizi di agosto nei giorni in cui si è svolta la nostra riunione la Commissione Affari Esteri e migrazioni della Camera dei deputati ha licenziato l’istituzione della Commissione Bicamerale per gli italiani all’estero; da qui l’esame è passato al Senato per essere analizzato prima di diventare legge. Perciò, ragionevolezza vorrebbe che il futuro assetto istituzionale della rappresentanza degli italiani all’estero, al quale il Cgie ha lavorato negli ultimi 4 anni, avvenisse e coincidesse con un’architettura delineata, chiara e stabile capace di rispondere alle odierne istanze degli italiani all’estero e si integrasse nelle strutture e nei codici del nostro paese. Ciò detto le diverse condizioni sanitarie sedimentate nel mondo a 18 mesi di distanza dalla diffusione del Covid-19, le restrizioni e limitazioni normative ricordate dal Cgie agli interlocutori intervenuti, costituiscono serie condizioni ostative alla tenuta delle elezioni dei Comites per il 3 dicembre prossimo, perché non garantiscono la partecipazione generalizzata degli aventi diritti ovunque nel mondo e, quindi rischiano di inficiare la credibilità di questo organismo. A queste difficoltà si aggiungono altri impedimenti legati alle preoccupanti condizioni in cui lavora la rete consolare e alle procedure amministrative-elettorali, che obbligano il singolo elettore a iscriversi preventivamente sul registro elettorale per poter partecipare. Obtorto collo le elezioni sono state indette e a nostro parere rischiano una partecipazione irrisoria di elettrici e elettori, col risultato di produrre la perdita di credibilità della rappresentanza e la futura cancellazione di questo organismo. I Comites da eleggere sono 110, a questi se ne aggiungono 16 di nuova istituzione che soddisfano le condizioni minime di 3.000 cittadini per istituire la rappresentanza locale.

L’on. Menia di Fratelli d’Italia, la forza politica che affonda le radici in Alleanza Nazionale e prima ancora nel MSI – Destra Nazionale di Mirko Tremaglia (padre del voto degli italiani all’estero), ha presentato una proposta di legge che introduce in forma sperimentale il voto elettronico. Che ne pensa il Cgie.

Il voto elettronico non è ancora previsto nella Costituzione italiana. È stato proposto e discusso in Parlamento quale strumento di partecipazione moderna per la scelta delle rappresentanze politiche già negli anni ‘90 del secolo scorso e negli ultimi anni è ritornato in auge come modalità risolutiva soprattutto per l’abbattimento delle spese elettorali, almeno nella circoscrizione estero. Nella presente legislatura è stato proposto dai parlamentari del Movimento 5 Stelle e il Governo ne ha disposto la sperimentazione in occasione del voto per il rinnovo dei Comites mettendo a disposizione un milione di euro. Questo avverrà in 9 circoscrizioni consolari e in diversi continenti. Le modalità di voto sancite nell’articolo 48 della Costituzione regolano la partecipazione elettorale e tra queste non è previsto il voto elettronico. Fermo restando i requisiti che concorrerebbero a legittimare il voto elettronico, il cui destino è legato alla sicurezza informatica, alla digitalizzazione e alla semplificazione legislativa. L’Italia, a differenza di altri paesi, è agli albori della storia rispetto all’applicazione dell’e-voting, come ad esempio avviene gli Stati Uniti d’America, anche se le procedure non sono arcaiche. Siccome le regole della sperimentazione non sono ancora ufficializzate, siamo curiosi di conoscerne l’esito.

Foto: Luigi Vignali Direttore Generale MAECI italiani nel mondo

La pandemia ha notoriamente messo in ginocchio quasi tutti i comparti dell’economia, eccetto quelli legati al settore sanitario. Per dar fiato al turismo, l’Italia ha fatto leva anche sulle nostre collettività all’estero. In che termini sono stati coinvolti i Comites e il Cgie, portabandiera del turismo delle radici?

La pandemia continua a imperare nel mondo nonostante gli effetti benevoli e protettivi dei vaccini. Tutti gli Stati si sono impoveriti e le banche centrali sono intervenute per scongiurare danni economici. La stessa Unione europea ha dovuto rivedere il patto di stabilità programmando la ripresa con gli aiuti finanziari contenuti nel piano Next Generation EU. Il turismo rappresenta il comparto economico qualificante sul quale è anche costruito il Prodotto interno lordo (PIL) dell’Italia e la stagione estiva che si appresta a concludersi lo ha dimostrato, con o senza sussidi di Stato per le famiglie. Rispetto all’anno scorso si può riconoscere che quest’anno il turismo italiano abbia registrato una forte ripresa. Del resto l’Italia ha una vocazione turistica ereditata dalla storia, dalla natura e, lasciatemelo dire, dal genio che contraddistingue le donne e gli uomini che vivono nel nostro Paese, capaci di costruire e valorizzare tutti i tratti distintivi con i quali si esprime il bello, il gusto connessi al made in Italy.

Quali agevolazioni sono contemplate dall’accordo Cgie – Enit (Agenzia nazionale del turismo)?

Gli italiani all’estero sono contributori netti del turismo nostrano. L’anno prima che esplodesse il Covid furono registrati oltre 8 milioni di nostri connazionali rientrati in Italia per turismo. La presenza turistica degli italiani all’estero è molto più legata all’amarcord, alle relazioni famigliari e all’attrazione dei luoghi che conosciamo e meno ai tentativi promozionali. Il Cgie l’anno scorso ha sottoscritto un accordo con l’Enit per favorire le vacanze degli italiani all’estero. Questo progetto è rimasto allo stato embrionale per diverse ragioni e auspichiamo che evolva, perché prevede dei vantaggi per i nostri connazionali all’estero, alla stregua degli ingressi gratuiti ai musei introdotti per la prima volta quest’anno. In autunno il Cgie incontrerà il ministro del Turismo per definire un pacchetto di interventi pensati per le vacanze dei nostri connazionali all’estero.

Sono trascorsi ormai 12 anni dalla precedente edizione della Conferenza Permanente di Stato – Regioni – Province Autonome- CGIE. A febbraio scorso veniva data per certa la celebrazione a luglio. La pandemia ha posto il veto. Ci sono prospettive per i prossimi mesi?

A febbraio è cambiato il governo del nostro paese, e come è già successo per 5 volte negli ultimi 5 anni il Cgie ha dovuto rapportarsi con nuovi interlocutori cercando di mettere all’ordine del giorno la convocazione dell’Assemblea Plenaria della IV Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome del Cgie. Dopo 18 anni dalla sua istituzione quest’anno abbiamo istituito una segreteria, gestita dal Cgie per dare forza alla continuità programmatoria, progettuale e di realizzazione degli esiti che l’Assemblea deciderà. A dicembre il Cgie festeggerà il trentennale della sua costituzione e in quel periodo auspichiamo di organizzare la tanto attesa IV Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie.

Che cosa ci si attende concretamente da questa Conferenza per le nostre collettività residenti all’estero?

La Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie è un organismo composto da rappresentanti dei soggetti indicati, chiamato a programmare politiche triennali per gli italiani all’estero. Dall’inizio del nuovo millennio anche a causa dell’instabilità politica l’Italia sta vivendo una fase di incertezze sociali e economiche con un’ampia diffusione della povertà, tant’è che in questo periodo l’emigrazione è raddoppiata e oggi si contano oltre 6 milioni e trecentomila connazionali iscritti all’Aire. Servirà capire e conoscere le cause che hanno portato a questa diaspora, quali misure servono per porvi rimedio e soprattutto quali politiche il nostro paese deve promuovere per rendere l’emigrazione circolare, farne uno strumento di successo a differenza della perdita che si registra tutt’oggi. Questo organismo, che non si riunisce da 12 anni, dovrà finalmente assumersi la responsabilità di costruire un futuro per il popolo degli italiani all’estero i quali non possono più essere lasciati al proprio destino.

L’on. Ungaro (Italia Viva) ha presentato alla Commissione Esteri della Camera una proposta di legge di riforma dei Comites e Cgie. Alla luce dell’indizione delle elezioni per il rinnovo degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, fissate per 3 dicembre prossimo, non è un po’ tardi?

La riforma della rappresentanza degli italiani all’estero deve avvenire all’interno di un progetto complessivo, che integra e non marginalizza le nostre comunità nelle istituzioni italiane. Il 22 novembre del 2017 il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, dopo aver consultato gran parte dei soggetti rappresentativi e impegnati nel nostro mondo, ha consegnato al governo due articolati di legge di riforma per i Comites e il Cgie assieme ad un documento di accompagnamento. Bisognava sottoporre alle Commissioni parlamentari competenti questi due articolati di legge e oggi avremmo avuto norme nuove e moderne per rappresentare il nostro mondo di italiani all’estero. I parlamentari eletti nella Circoscrizione estero non si sono interessati e si sono svegliati, copiando i testi elaborati dal CGIE, in primavera alla vigilia dell’indizione delle elezioni. Possiamo concepire la tempistica delle loro scelte come un alibi, una provocazione, una presa in giro? Fatto sta che i nostri due articolati di legge sono stati copiati almeno al 90 per cento e difficilmente vedranno la luce perché i tempi al termine della legislatura parlamentare sono oramai ridotti. Il CGIE si è impegnato a favorire l’aggiornamento di questi codici e ha chiesto sostegno ai parlamentari della Circoscrizione estero registrando un imperdonabile disincanto.

Foto: Benedetto della Vedova, Sottosegretario agli Esteri

Quali sarebbero gli aspetti innovativi della proposta di legge?

Alla Camera dei deputati sono stati depositati 3 testi di riforma e al Senato due. Salvo uno, al Senato, tutte le proposte di legge si sono ispirate ai due articolati di legge prodotti dal Cgie, che intendono rafforzare le funzioni, i ruoli, le prerogative e modificare la natura di questi organismi riconoscendo ai rappresentanti e ai due organismi maggiore autonomia e più poteri. Il mondo dell’emigrazione italiana è profondamente cambiato e la mobilità delle persone, come già quelle delle merci e dei servizi non può più rimanere ingabbiata negli spazi locali e nazionali, perciò servirà pensare alla mobilità dei diritti, della previdenza, della sanità e a prevedere un rafforzamento della soggettività delle persone riconoscendone le libertà fondamentali e la loro sostenibilità.

Quali sono gli appuntamenti che vi attendono in questo imminente autunno?

A breve ricorderemo la tragedia delle torri gemelle dell’11 settembre nella quale persero la vita anche alcune centinaia di nostri connazionali. Nello stesso tempo su Rai 3, dal 6 al 16 settembre abbiamo promosso una serie di 10 puntate sull’emigrazione italiana in Europa. Successivamente presenteremo diversi studi di ricerca sulla storia delle nostre comunità promossi con Università Centri di ricerca. A dicembre ricorderemo il trentennale del Cgie e contestualmente auspichiamo di realizzare l’Assemblea Plenaria della IV Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie. In ogni modo ci adopereremo per la riuscita delle elezioni dei Comites perché il loro futuro determinerà i rapporti tra il mondo delle nostre Comunità, il nostro popolo, e le istituzioni italiane perché se questo concetto si affermerà, diventerà più semplice pensare all’istituzione della ventunesima regione italiana.

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