Nella foto: Il gruppo dei partecipanti presso la Cattedrale di Palermo

Convegno nazionale delle Missioni/Comunità cattoliche di lingua italiana in Germania

„Ma chi siete?”, chiede una turista italiana nella cattedrale di Palermo, incuriosita da una celebrazione eucaristica così partecipata, presieduta addirittura dall’arcivescovo Corrado Lorefice e animata dai canti del gruppo etnico, Arcobaleno. “Lavoriamo nelle Comunità cattoliche italiane in Germania e siamo qui a Palermo per un convegno”, le rispondo. “Ah, non lo sapevo che ci sono queste comunità”. Non lo sapevo, non vi conoscevo. Come questa turista anche noi al convegno non ci conoscevamo bene. Curiosità e interesse di conoscersi sono stati la cifra del Convegno nazionale, tenutosi a Palermo dal 3 al 6 ottobre, organizzato dalla Delegazione MCI in Germania in collaborazione con la Fondazione Migrantes e la Conferenza episcopale siciliana (CESi). I vescovi siciliani, le laiche e i laici siciliani non conoscevano la realtà delle Comunità cattoliche italiane in Germania, come pure le relatrici e i relatori del luogo.

I missionari, le operatrici e operatori pastorali delle 50 Comunità cattoliche italiane in Germania presenti al convegno e la significativa delegazione tedesca non conoscevamo la Chiesa in uscita di Sicilia; ma non solo, il Convegno è stato un’opportunità per conoscere meglio noi stessi e prendere maggior consapevolezza delle realtà in cui operiamo. Il Convegno nazionale aveva per tema “Lontano da casa, essere a casa. Ovunque tu vada la Chiesa è con te”.

La regione ecclesiastica di Sicilia che ci ha ospitato è la seconda più grande dopo quella del Triveneto. Ci sono 1.767 parrocchie e 3.195 presbiteri. In Germania invece ci sono 83 comunità di lingua italiana, guidate da 71 missionari, religiosi e diocesani; ci sono poi quattro diaconi, dieci religiose, 25 collaboratori e collaboratrici pastorali con titoli teologici, assunti dalle diocesi. I cattolici italiani in Germania sono 580.679 su 3.445.996 cattolici di altra madrelingua e rappresentano il secondo gruppo linguistico in Germania dopo i polacchi (1.191.028) (Fonte DBK 2023). Ma il Convegno ha voluto essere un’occasione per tessere legami di collaborazione con la Chiesa siciliana, nella speranza che possano concretizzarsi con accordi di invio di missionari dalla Sicilia alla Germania (si legga il discorso introduttivo del delegato don Gregorio Milone a pag. 18). A questa esplicita richiesta, mons. Antonino Raspanti, presidente della CESi e vescovo di Monreale, che da seminarista è stato a Offenbach e a Münster, ha accolto questo desiderio riconoscendo il bisogno di “seguire la nostra gente”. Al Convegno svoltosi al Saracen Hotel nel palermitano hanno partecipato circa 150 persone, sia dalla Germania che dalla Sicilia; 50 sono state le Comunità cattoliche italiane presenti. Come ha scritto Fernanda Di Monte, inviata per Famiglia Cristiana,

“Il convegno è iniziato di proposito il 3 ottobre, per ricordare i 10 anni (2013) dalla strage, al largo di Lampedusa dove morirono 368 persone, provenienti dall’Africa, dall’Asia. Un dolore che non diminuisce e a cui si sono aggiunte altre vittime, 27.000 in dieci anni e più di 2.000 in questo anno”. (www.famigliacristiana.it, Cattolici italiani in Germania, un convegno a Palermo).

Nella foto: Da sin. Don Gregorio Milone, Lukas Schreiber, Paola Colombo, Pierpaolo Felicolo e Leoluca Orlando

Ciascuna giornata si è aperta con le lodi mattutine e una breve riflessione dei vescovi e arcivescovi siciliani: Guglielmo Giombanco (diocesi di Patti), Pietro Maria Fragnelli (diocesi di Trapani), Alessandro Damiano (arcidiocesi di Agrigento), Rosario Gisana (diocesi di Piazza Armerina). Le quattro giornate di lavoro hanno articolato il tema del convegno. Nella prima giornata, Storia e storie di mobilità italiana, il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, ha ricordato la tragedia di Lampedusa (2013) e l’impegno per i migranti di fratel Biagio Conte, scomparso lo scorso anno; l’assessore al comune di Palermo, Maurizio Carta, ha ricordato, citando l’etnologa Margaret Mead, che il prendersi cura è il primo segno di civiltà umana. Delfina Licata, operatrice socio pastorale e curatrice del RIM (Rapporto Italiani nel Mondo), nonché coorganizzatrice del Convegno, ed Edith Pichler, docente di sociologia delle migrazioni a Potsdam, hanno tracciato alcune coordinate sulla storia recente della mobilità italiana. Solo nel 1975 il flusso di chi entrava in Italia ha cominciato a essere superiore rispetto a quello in uscita (Licata). A partire dagli anni ’90, col crescere dell’identità europea, le capitali europee diventano meta della giovane mobilità italiana (Pichler). Tre storie biografiche di siciliani in Germania, Daniela di Benedetto (Comites Monaco), Alessandro Bellardita (giudice penale a Karlsruhe e collaboratore CdI) e Vincenzo Mancuso (ortopedico, chirurgo) hanno aiutato a riflettere sulle ragioni di vivere non nella terra di origine. Suor Giuliana Bosini, superiora provinciale suore scalabriniane in Europa, per molti anni vicino agli italiani di Ludwigsburg, ha sottolineato l’esperienza positiva con la Chiesa in Germania: una Chiesa accogliente aperta al discorso delle donne e che dà spazio al femminile.

La seconda giornata era dedicata al dialogo fra chiesa in Germania e in Italia, con i rappresentanti della Chiesa tedesca per le comunità di altra madrelingua, con la Migrantes e i molti interventi del “pubblico”; c’erano il vescovo ausiliare di Friburgo, Peter Birkhofer, nonché membro della Commissione per le Migrazioni della DBK, il direttore nazionale della pastorale per stranieri, Lukas Schreiber, don Giampaolo Dehm, incaricato diocesano (Fulda), Sebastian Schwertfeger, vice referente diocesano (Berlino), entrambi per le comunità di altra madrelingua. Hanno dialogato con l’arcivescovo Gian Carlo Perego (Ferrara e Comacchio), presidente della Fondazione Migrantes, con mons. Pierpaolo Felicolo, direttore Migrantes. Molti gli interventi del “pubblico” (operatori e operatrici pastorali delle cci) che con le loro domande e i loro interventi hanno favorito un dibattito aperto e costruttivo che ha fatto conoscere più da vicino ai “tedeschi” la realtà delle comunità cattoliche italiane.