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Si presume che i bambini siano meno colpiti degli adulti dal Covid-19 a livello di contagio. I sintomi che presentano possono essere meno gravi in confronto agli adulti, ma non per questo non hanno avuto problemi di altra natura causati dal lockdown. Ne parliamo con la dottoressa Diana Medri, psicoterapeuta per bambini ed adolescenti di Milano.

Bambini da 0 a 5 anni

I bambini più piccoli, dal momento che sono più legati ai genitori, sono stati meno condizionati da una didattica a distanza che funzionava poco. I bambini della scuola dell’infanzia vogliono giocare, muoversi, correre, non certo stare davanti ad uno schermo. I disagi vissuti da loro sono legati principalmente ad altri motivi.

In primo luogo, dal momento che hanno passato tutto il tempo con i genitori, lo stress e le difficoltà vissute dalla mamma o dal papà li hanno inevitabilmente condizionati e spesso hanno mostrato e tuttora mostrano sintomi regressivi, poiché sono tornati a mettere in atto alcuni comportamenti che avevano superato.

La maggior parte non ha capito il motivo di certe limitazioni, le ha vissute come una punizione, un castigo o un’ingiustizia e ciò ha portato talvolta a problemi di irritabilità o ansia. Inoltre non vedere più di punto in bianco persone che prima si vedevano regolarmente come i nonni o che costituivano una rete sociale, ha influenzato negativamente i bambini a livello di attaccamento e molti adesso mostrano una forte ansia da separazione, soprattutto se dovessero esserci stati lutti tra i familiari o gli amici.

Ora che la scuola dell’infanzia o il nido sono ricominciati, le maestre (in teoria) non potrebbero nemmeno prendere in braccio e consolare bambini che piangono quando la mamma o il papà vanno via. L’entrata può quindi diventare un momento vissuto male e con ansia. Inoltre ora i giochi a scuola sono di meno, devono essere sanificati prima di passare di mano in mano, a volte i bambini si annoiano, hanno difficoltà di concentrazione, sono più irritabili ecc.

Diverse maestre hanno poi notato che i bimbi alle prime armi si sono adattati più facilmente alle regole, mentre quelli che sono tornati hanno avuto più difficoltà. Quasi tutti però non hanno le competenze che dovrebbero avere in base all’età: è come se il loro naturale sviluppo si fosse bloccato. Inevitabilmente a casa non hanno avuto tutti gli stimoli che avrebbero avuto se fossero andati a scuola e ciò ha certamente influito.

Bambini da 6 a 10 anni

Per i bambini in età scolare i problemi sono di altra natura. Tramite i contatti sociali con i coetanei i bambini imparano a collaborare, a fidarsi ed a sviluppano l’empatia.

Si può parlare di una sorta di “apprendimento sociale” e non aver avuto contatti se non mediante dispositivi elettronici può aver portato a difficoltà relazionali, anche perché i bambini sono tornati a scuola ma senza poter avere contatti fisici, senza l’amico del cuore come compagno di banco, potendo stare vicini solo con una mascherina, facendo giochi in cui stanno seduti al banco durante l’intervallo, stando in fila indiana per spostarsi e non più a due a due ecc.

Insomma, sono presenti direttive che portano a una limitazione delle interazioni sociali ed i bambini, che già hanno difficoltà a causa degli inevitabili strascichi del lockdown, ne risentono.

Bambini da 10 a 13 anni

Per i bambini in età da scuola media i contatti sociali servono soprattutto a stare in gruppo, a decidere di chi fidarsi, capire il proprio posto in mezzo agli altri, capire a chi piacciono e chi piace a loro e perché.

L’interruzione della vita sociale è stata senza dubbio dannosa e molti grazie ai dispositivi elettronici si sono tenuti in contatto, ma chi non li aveva è stato del tutto escluso e per questo ragazzo/a rientrare a scuola e tornare ad avere relazioni come prima può essere difficile.

Per bambini, ma soprattutto bambine con problemi legati all’aspetto fisico, il lockdown potrebbe essere invece sembrato una cosa positiva. Però, ora che tornano a vedersi, ci potrebbero essere sentimenti di vergogna più forti di prima, col rischio di ulteriori difficoltà, perché per tanto si sono sentite “protette” da uno schermo, non si sono dovute confrontare ogni giorno con questi disagi e di colpo questa protezione non c’è più.

Effetti anche positivi

Non bisogna però pensare che il lockdown abbia portato solo problemi o difficoltà. Perché per certi versi è stato positivo. I bambini ora sanno infatti usare molto meglio rispetto a prima i dispositivi elettronici, chi veniva bullizzato è stato contento e alcuni hanno migliorato notevolmente le proprie prestazioni scolastiche potendo avere i propri tempi di apprendimento e senza certe dinamiche che inevitabilmente si sviluppano in classe.

Insomma, il periodo del lockdown è stato difficile e vissuto male da molti. Bisogna invece sperare che non sia stato così lungo da portare a ripercussioni negative a lungo termine, che gli aspetti positivi che ha portato non vadano persi, che con la ripresa della scuola (nonostante le restrizioni vigenti) i bambini tornino a relazionarsi, che prima possibile ci si possa sentire al sicuro, che questo periodo così complicato e pieno di paura possa venire messo da parte e che anche noi, non solo i bambini, potremo finalmente tornare ad abbracciarci.

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