Nella foto: Il Cardinale Reinhard Marx, Vorsitzender der Deutschen Bischofskonferenz und Präsident des Synodalen Weges © Synodaler Weg/Malzkorn

Un buon inizio a Francoforte

Il 30 gennaio, con una solenne funzione ufficiale nel Duomo S. Bartolomeo di Francoforte, si è aperta la prima riunione sinodale che costituisce il punto di partenza di un „Cammino Sinodale“ che andrà avanti per i prossimi due anni. La meta dovrebbe essere nelle intenzioni dei suoi fondatori, una chiarificazione all’interno della Chiesa dopo tutti gli scandali che ne hanno intorbidito le acque. Il preambolo della sua costituzione comincia con la constatazione che „La Chiesa Cattolica in Germania si mette sulla strada del ritorno e del rinnovamento. Noi ci confrontiamo con la grave crisi che scuote dal profondo la nostra Chiesa, specialmente attraverso lo scandalo degli abusi“. Come ha sintetizzato il teologo Thomas Söding, la fede in Dio e l’immagine della Chiesa si sono dissociati, mentre invece devono coincidere. Trasparenza dunque sarà il primo diktat da realizzare in questa specie di „Perestrojka“ ecclesiale che si svolge davanti agli occhi di tutti, fra decine di giornalisti accreditati (fra cui il „Corriere d’Italia“) e di osservatori stranieri. La prima cosa che colpisce in tutta la grande sala nel convento di San Domenico, attiguo ad duomo, è l’assoluta pariteticità dei partecipanti alla riunione: essi erano seduti nella sala in ordine alfabetico, arcivescovi accanto a laici qualsiasi, suore accanto a signorine, soldati e professori universitari, e tutti a turno venivano chiamati a parlare dallo stesso palco: in una struttura rigidamente gerarchica come la Chiesa Cattolica, questa è una novità sensazionale. Un’altra novità è che è ammessa anche una partecipazione esterna da parte di fedeli qualsiasi, i quali potevano contattare via internet i quattro fori sinodali per esprimere la loro opinione personale sui temi di volta in volta trattati. Fino all’apertura della riunione erano già arrivati oltre 3.000 contributi. „Noi insieme siamo la Chiesa“: questo era il motto. I fondatori del Cammino Sinodale pongono l’accento sul fatto che deve trattarsi di un dialogo faccia a faccia, alla stessa altezza, che comprenda tutti. L’eliminazione della barriera fra quella che vien detta „la Chiesa Ufficiale“ ed il popolo credente è stata condotta con teutonica consequenzialità. In questa prima tornata, che si è conclusa sabato primo febbraio, prima si sono poste in luce le attese dei partecipanti e poi sono state stabilite questioni organizzative come le composizioni dei diversi gremi. I cosiddetti „fori sinodali“ sono dei gruppi ridotti nel cui interno vengono elaborati i diversi temi e le cui conclusioni verranno poi portate al voto assembleare. Per approvare una delibera, però, è necessaria una maggioranza di 2/3 dei voti dei vescovi, che così alla fine vengono a pesare di più.

Il presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, Thomas Sternberg ha rilasciato un’intervista alla Deutschlandradio in cui, fra l’altro, si è mostrato molto aperto davanti all’eventualità di una nuova ripartizione del potere all’interno della Chiesa per evitare che se ne possano verificare abusi. Richiamandosi al Concilio Ecumenico Vaticano II, egli ha l’impressione che dopo la sua ricezione nel sinodo tedesco degli anni ‘70 non si sia mosso più nulla. In passato diverse persone hanno manifestato perplessità circa la natura di tutta la manifestazione dal punto di vista del diritto canonico: si tratta di un sinodo? O di un concilio? Per questo motivo l’organizzazione e la procedura sono state stabilite con molta chiarezza dagli organizzatori.

Secondo le parole del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, con il termine „Cammino Sinodale“ (Synodaler Weg) si deve intendere un dibattito strutturato in un arco di tempo predisposto fra la Conferenza Episcopale Tedesca ed il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, dopo aver predisposto uno statuto ed una tabella di marcia per la durata di due anni. I partecipanti previsti sono in tutto 230, di cui 69 sono membri della Conferenza Episcopale Tedesca e 69 sono membri del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, e di quest’ultimo in tutto 38 uomini e 31 donne. Altri partecipanti provengono da altre associazioni cattoliche. Alla prima manifestazione a Francoforte erano presenti quasi tutti i partecipanti (217 su 230).

Ma perché non è stato indetto un sinodo vero e proprio?

Secondo il diritto ecclesiastico del 1983 (Codex Juris Canonici), per tenere un sinodo bisogna chiedere il permesso a Roma, il che può durare molto a lungo. Inoltre secondo il Vaticano certi temi non possono venire trattati in un sinodo nazionale, perché spetta alla Chiesa Mondiale di trattarli. Il cammino sinodale è una creazione meno rigidamente preordinata in base al diritto canonico.

I quattro fori sinodali previsti si articolano attorno a quattro problemi nodali giunti al pettine della modernità: il primo s’intitola „Potere e divisione del potere nella Chiesa – Partecipazione comune e contributi al compito di trasmissione“; il secondo foro s’intitola „Esistenza sacerdotale oggi“; il terzo „Donne nei servizi e negli uffici della Chiesa“; ed il quarto „Amore e sessualità nei partner“. Al termine di questo lungo cammino ci aspetta una comune delibera di laici e vescovi che verrebbe trasmessa al Papa per presa di conoscenza quale contributo alla discussione.

Il 29 giugno 2019 Papa Francesco ha inviato da Roma una lettera ai cattolici tedeschi in cui si occupa proprio del cammino sinodale che era allora in preparazione. La lettera è indirizzata ufficialmente „al popolo pellegrinante in Germania“ e con molto senso dell’equilibrio riconosce la necessità di confrontarsi con questioni vecchie e nuove imposte dal cambiamento epocale in cui stiamo vivendo, e di cui il Pontefice è pienamente consapevole, offrendo tutto il suo sostegno all’iniziativa della Conferenza Episcopale Tedesca.

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