Nella foto da sx: Don Adam Nyk, il vescovo Dominikus Schwaderlapp, don Piotr Szelag, don Janusz Kasza

Posa della prima pietra della nuova sede della Missione Cattolica italiana a Colonia

Più ancora di Monaco di Baviera, Colonia ha il crisma e l’aura di città cattolica per antonomasia, ancora più accentuato dal contrasto con i Länder circostanti. La storia cattolica e le tradizioni cattoliche la predispongono da sempre ad accogliere l’emigrazione italiana. Attualmente risiedono sul territorio comunale quasi 30 mila cittadini italiani. Ma la prima presenza missionaria italiana risale nientemeno che al lontano 1941, nella persona del cappellano militare P. Pietro Turinetti incaricato per gli italiani per la maggioranza nei campi di lavoro di Colonia, Aquisgrana, Treviri, Essen e Düsseldorf. Si trattava di forze lavorative inviate da Mussolini al suo amichetto mentre ancora si crogiolava nella “non belligeranza”, e lì rimaste per tutta la durata della guerra a fare un lavoro quasi da schiavi. Padre Turinetti visse con i propri occhi tutta la catastrofe della seconda guerra mondiale scrivendo commoventi resoconti. Il suo lavoro di assistenza e conforto si protrasse fino al 1951. Fu l’inizio della rinascita, e il nuovo parroco che prese la responsabilità spirituale degli italiani in Renania si chiamava Don Vincenzo Mecheroni, che si divideva tra Olanda e il centro nord della Germania. Esplose il miracolo economico e la Germania Occidentale si venne popolando sempre più di immigrati italiani principalmente del Mezzogiorno, i famosi Gastarbeiter, che arrivavano completamente disadattati al loro nuovo ambiente. Per assisterli spiritualmente si succedettero Mons. Aldo Casadei, P. Giuseppe Zanatta e molti altri fino all’attuale, il polacco P. Adam Nyk. Monsignor Casadei ottenne per gli italiani (che nel 1961 erano circa 5 mila in tutto) due piani dell’attuale sede, in cui erano sistemati l’asilo infantile, la scuola di tedesco, diversi uffici assistenziali ed anche sale di ritrovo. Nel 1965 venne altresì istituita dalla Caritas una “Casa Italia” dove passa l’asilo della Missione ed un pensionato per giovani appena arrivati dall’Italia, sotto la guida di Padre Giuseppe Fabian.

Al loro impegno si venne ad aggiungere a partire dal 1960 quello dei Missionari di San Carlo, altrimenti detti Padri Scalabriniani dal loro fondatore, il beato Monsignor Giovanni Battista Scalabrini vescovo di Piacenza. E la città di Colonia deve davvero molto al loro impegno: basti ricordare l’apertura di una scuola serale media e magistrale nel 1970, a cui nel 1974-75 si aggiunge pure l’indirizzo scolastico commerciale. L’anno scolastico successivo erano iscritti in tutto 210 alunni con 30 docenti. Il 3 dicembre 1977 il cardinale Höffner ne inaugurò la nuova sede a Mühlheim e l’istituto passò sotto le dirette dipendenze della sua Curia. Un’altra istituzione altamente meritoria fu l’ACSE (Associazione Cattolica per la Scuola agli Emigrati) che organizzò una ventina di corsi serali di scuola media nella circoscrizione consolare di Colonia con circa 500 iscritti e una trentina di unsegnanti. Nel 1972, inoltre, Padre Giancarlo Cordani aveva fondato l’Istituto Scolastico Italiano Scalabriniano (ISIS), che viene descritto come una vera fucina di giovani professionisti che hanno saputo trovare la loro strada. Successivamente è germogliata da questa iniziativa anche un’altra scuola: l’Istituto Italo Svevo.

I Padri Scalabriniani continuarono il loro servizio alla comunità di Colonia fino al 2015, quando si congedarono solennemente da essa con una messa di congedo nella chiesa di Santa Maria Assunta seguita da rinfresco. A succeder loro sono i Salesiani dell’Ispettoria di Cracovia, quindi tre sacerdoti polacchi: Padre Janusz Kaska, Padre Pjotr Szelag, ed il sopracitato Padre Adam Nyk. Le Suore della Divina Volontà se ne erano andate già due anni prima, a causa dell’età avanzata che oramai avevano raggiunto, e della mancanza di arrivo di rinforzi più giovani causata dalla crisi delle vocazioni.

Già nel 1961 la sede della Missione Cattolica di Colonia si era stabilita nella Ursulagartenstrasse 18, il “giardino di sant’Orsola” il cui martirologio è strettamente legato alla città di Colonia, mentre la sua sede liturgica era la grande e splendida chiesa barocca di Santa Maria Assunta (Mariä Himmelfahrt), una delle più grandi della città. “Duomo degli Italiani”, “Chiesa Madre”, o semplicemente “Chiesa degli Italiani” sono alcuni nomi attribuiti alla chiesa, che però non è stata sempre il luogo centrale di culto della comunità italiana. Dai diari delle suore della Divina Volontà di Colonia, che incominciano dal novembre 1961, si può evincere una vera odissea fra i diversi luoghi di culto via via assegnati alla minoranza italiana. Ad esempio si legge in data 3 dicembre 1961 il primo riferimento ad una messa celebrata nella cripta di Sankt Gereon dallo scalabriniano Padre Giuseppe Zanatta: “Il Natale (Messa di Mezzanotte) viene celebrato nella nuova sala della Missione: c’è tanto squallore, tanta povertà! Proprio come a Betlemme! Non importa, ha detto il Rev. P. Zanatta, nella sua predica, anche se c’è povertà, Gesù verrà ugualmente come nasce nel duomo di Colonia, nello sfarzo e nella luce delle altre chiese. Nascerà, ed a ognuno di voi darà la sua luce, darà il suo amore. Darà tutto questo se saremo uomini di buona volontà”.

Recentemente la vecchia sede della Missione è stata demolita per essere ricostruita ex-novo, e la sede provvisoria si è spostata all’indirizzo Thiboldsgasse 96. Il 17 giugno scorso si è svolta la cerimonia ufficiale con la posa della prima pietra alla presenza del vescovo Dominikus Schwaderlapp il quale ha sottolineato l’importanza dell’opera: quello che costruiamo, ha detto, non è semplice muratura, ma un luogo per riunirsi tutti assieme in nome di Gesù Cristo. Ha poi parlato Padre Adam Nyk che ha prima letto un messaggio di Padre Tobia Bassanelli, impossibilitato ad esser presente, e poi ha spiegato che la nuova Missione Cattolica Italiana si è trasformata da Centro per Italiani a Centro di Italianità, cioè aperto a tutti coloro che si esprimono in lingua italiana, anche se non sono necessariamente di origine italiana, alludendo ai polacchi come lui stesso, che parla la nostra lingua non meno bene del Santo Giovanni Paolo II. “Questa nuova sede” ha soggiunto, “dà dignità ad una comunità di gente operosa e semplice ed è un segno di continuità”. Ha quindi tenuto un breve discorso augurale pure Raffaele Garofalo, presidente del consiglio parrocchiale degli italiani. Il vescovo ha quindi preso in mano la cazzuola ed ha fissato con uno strato di calce la prima pietra, così laboriosamente che probabilmente se qualche presente fosse stato muratore di professione, ne avrebbe sorriso. In una cavità all’interno della prima pietra era stato deposto un plico in rame conentente testimonianze della cerimonia e diplomi vari.

Quando si concluderanno i lavori?

Se ne prevedeva il compimento entro la fine del 2021, ma poi è sopraggiunto il covid-19 a complicare le cose, ed attualmente se ne parla per il 2022. Il video con la cerimonia ufficiale si trova anche sul nostro sito internet www.corriereditalia.de

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