L’ urna che conserva le spoglie del Beato Scalabrini, nel Duomo di Piacenza, foto di Rei Momo wikipedia

Giovanni Battista Scalabrini, Francesca Saverio Cabrini, Comboni Daniele, nati in Lombardia, terra di gente laboriosa, intraprendente, accogliente e generosa

Monsignor Giovanni Battista Scalabrini, nato a Fino Mornasco / Como nel 1839, vescovo di Piacenza dal 1875 al 1905, assiste alla tragedia di massa, così definito l’esodo degli italiani verso le Americhe avvenuto dopo l’unità d’Italia, dal 1876 in poi. Cerca di dare una risposta pratica alla massa di persone confuse, disorientate e disinformate che si riversano sulle Americhe senza sapere cosa avrebbero trovato e a che cosa sarebbero andate incontro in quei paesi lontani. Si calcola che i cittadini italiani in quel periodo sarebbero stati 30 milioni. L’indescrivibile miseria spinse dai 16 ai 18 milioni di italiani ad intraprendere la via dell’emigrazione. Disperati dal nord e dal sud mossero insieme, a milioni, all’invasione stracciona del Nuovo Continente.

Anche in quei tempi, purtroppo la storia si ripete sempre, nei paesi giravano persone pagate che invogliavano la gente a partire chissà con quali promesse. Paesi e intere famiglie s’imbarcavano su bastimenti e partivano sperando di approdare a terre che avrebbero ricompensato i loro sacrifici, offrendo loro la possibilità di vivere una vita dignitosa. Mons. Scalabrini, vescovo di Piacenza, diocesi decimata dall’emigrazione, comprende i grandi interessi economici che erano in gioco dietro le migrazioni di massa ed ebbe il coraggio di denominare: “mercanti di carne umana chi specula su quelle disperazioni”. Non si limita a denunciare la situazione, nel 1887 decide di fondare la congregazione dei missionari di S. Carlo Borromeo, scalabriniani, per l’assistenza degli emigrati italiani in America. Otto anni dopo fonda la congregazione delle suore missionarie di san Carlo Borromeo che collaboreranno con i padri ad alleviare delusioni, sofferenze fisiche e morali degli emigrati raminghi per il mondo, alle prese con lavori pesanti, pericolosi e poco remunerati. Al disagio della nostalgia che li attanagliava, s’aggiungeva l’analfabetismo; erano partiti da zone montuose e dalle campagne dove avevano imparato lavorare la bambini, pochi avevano frequentato qualche anno di scuola, rari erano in possesso della licenza elementare. Il 18 luglio 1901 il vescovo Scalabrini si recò negli Stati Uniti in visita pastorale ai migranti italiani ed ai suoi primi missionari. Qualche tempo prima un suo ex diocesano gli aveva scritto una lettera implorandolo di mandar loro un prete: “Eccellenza, qui si vive e si muore come le bestie, mandateci un prete”. Nel frattempo, migliaia di giovani uomini e donne lombardi, divenuti scalabriniani, avevano lasciato le loro famiglie e la loro terra per assistere, istruire e soccorrere gli emigrati italiani costretti a emigrare in tutto il mondo.

Francesca Saverio Cabrini, nata a Sant’Angelo Lodigiano nel 1850, insegnante elementare che fin da bambina sognava di andare missionaria in Cina, fonda l’istituto delle Missionarie del Sacro Cuore. Il vescovo Scalabrini le parla della situazione in cui si trovano gli emigrati e le propone di mandare le sue suore negli Stati Uniti, ma il suo cuore batte per la Cina. Ricevuta in udienza da papa Leone XIII, raccontò il suo desiderio di recarsi in Cina e dell’incontro avuto con mons. Scalabrini e la proposta di andare a lavorare fra gli italiani esuli in America. Desiderava che fosse il papa a decidere le sorti del suo apostolato. Leone XII si pronunciò in favore delle Americhe con le famose parole: “Non all’Oriente, ma all’Occidente!”.

S. Francesca Saverio Cabrini, foto libera wikimedia

Nel 1899 partì con le prime sei missionarie per New York. Durante la sua vita di missionaria compì una trentina di traversate dell’Atlantico e una delle Ande. Lavorò in Nicaragua, U.S.A., Brasile e Argentina, fondando 67 opere tra asili, scuole, collegi, ospedali, orfanatrofi e laboratori. L’angelo degli emigrati morì a Chicago nel 1917 profondamente addolorata per le notizie che arrivavano dall’Italia durante la prima guerra mondiale. L’ideale della Cabrini è stato seguito da centinaia di lombarde. L’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII nel 1891 è stata influenzata anche dal fenomeno delle migrazioni che ha cambiato il volto delle società.

Monsignor Daniele Comboni, nato nel 1831 a Limone sul Garda / Brescia. Fondatore della Congregazione dei Figli del Sacro Cuore di Gesù nel 1867, missionari per l’Africa. Dopo tre anni fonda il ramo femminile. A lui sta particolarmente a cuore l’evangelizzazione e la promozione umana nel continente africano. Viene consacrato vescovo a Khartum / Sudan dove muore all’età di 50 anni, contagiato dal colera. Centinaia e centinaia di comboniani lombardi, affiancati da tanti altri, soprattutto settentrionali, lavorano nelle missioni africane dove hanno costruito ambulatori, ospedali, asili, scuole, laboratori, aziende agricole, pozzi per l’acqua e chiese. Tramite la rivista missionaria fondata dal vescovo Comboni, i problemi dell’Africa vengono continuamente attualizzati e presentati all’opinione pubblica.

Nella foto: San Daniele Comboni – foto di autore sconosciuto

La Lombardia ha dato i natali a persone coraggiose e generose che guidate dalla Divina Provvidenza hanno dato vita a opere meravigliose. Se a questi tre grandi santi benefattori uniamo il ricordo dei due papi del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo VI, osiamo presagire quanta gratitudine l’umanità deve a questa terra di feconda santità.

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