Con una Messa Solenne nella chiesa St. Nikolaus di Stuttgart-Ost, sabato 17 febbraio don Battista Mutti si è ufficialmente congedato dalla comunità italiana.

Gli hanno tributato applausi a scena aperta fedeli italiani e tedeschi che hanno gremito la “sua” chiesa. Nonostante i suoi 94 anni, don Battista non ha perso nulla della sua arcinota grinta e spirito sociale che lo hanno contraddistinto in 67 anni di apostolato a favore di quattro generazioni in terra sveva.

Il suo arrivo a Stoccarda riporta la data del 13 giugno 1951. Già allora si contavano 5.000 italiani nel Baden-Württemberg.

Con la sua Topolino targata BS (Brescia) si mise in cerca degli italiani dislocati in cascine e baracche cominciando il viaggio della speranza dall’estremo Südbaden fino a Norimberga. In poco tempo divenne il loro assistente sociale, difensore e confidente, lettore e scrittore anche di lettere personali alle famiglie, rimaste in Italia.

Oltre ai milioni di morti innocenti, la guerra aveva prodotto miseria e analfabetismo. E don Battista, ritenuto l’angelo degli italiani” , non si stancò mai, insieme a Suor Klotildis, sua assistente (deceduta un decennio fa) di esser a disposizione 24 ore su 24.

La sua fama invase gli Uffici di collocamento che non esitarono a chiedergli di andare a prelevare migliaia di lavoratori selezionati nei Centri di emigrazione di Milano e Verona.

È lì che veniva smistato il flusso migratorio proveniente principalmente da Veneto, Puglia, Basilicata e Campania, diretto verso il settore agricolo ed il settore edilizio nel Baden-Württemberg, Nordreno-Vestfalia, Baviera e Assia.

L’alta congiuntura del flusso migratorio italiano in terra sveva si registrò dopo l’accordo italo-tedesco del 18 dicembre 1955sul reclutamento della manodopera.

Se agli inizi degli anni 60 don Battista si preoccupò di ottenere dal Comune di Stoccarda un Centro Italiano dove poter accogliere gli italiani a Messa e nelle ore di tempo libero, nei confronti delle diocesi di Rottenburg e di Friburgo si spese molto sia per far giungere altri missionari e sia per far istituire uffici di assistenza sociale in italiano attraverso la Caritas. Le sue richieste furono accolte dalle Conferenze episcopali italiana e tedesca. In ogni grande città tedesca furono aperte Missioni e Uffici Caritas. A don Battista va anche il merito di aver sensibilizzato le emittenti radiofoniche ARD di istituire le trasmissioni in lingua italiana in Germania. Infatti quando nell’agosto 1963 fu eretto il muro di Berlino, gli italiani del Baden-Württemberg immaginando che stesse per scoppiare un’altra guerra mondiale, cominciarono a lasciare in fretta la Germania.

La richiesta incessante alla Süddeutscher Rundfunk (SDR) della Confagricoltura di Ulm, e di tante imprese edili di tranquillizzare gli italiani a non scappare perché avrebbe compromesso la raccolta delle bietole e la costruzione di case e strade, indusse l’allora Intendant dell’emittente Prof. Hans Bausch di chiedere a don Battista di rivolgersi agli italiani a reti unificate ARD (radio e tv) di non dover temere nulla e quindi di rimanere ai loro posti di lavoro.

Bausch, comprendendo l’importanza dell’informazione in lingua per le decine di migliaia di Gastarbeiter, si rese promotore dell’istituzione di un programma radiofonico quotidiano con notizie dall’interno, dall’Italia e dal mondo. La prima messa in onda riporta la data dell’1 novembre 1964. Nacque così il Gastarbeiterprogramm.

Per garantire la copertura di tutto il territorio federale furono istituite due redazioni-emittenti: una a Monaco e l’altra a Colonia; mentre a Stoccarda, data l’alta densità di italiani, fu assegnato il ruolo di stazione di collegamento per entrambe con un corrispondente fisso.

Verso la fine degli anni ’60 ed inizio anni ’70 queste trasmissioni furono estese a spagnoli, greci, turchi e jugoslavi. Gli unici ad avere due programmi separati e distinti ma in contemporanea (dalle 19 alle 19.40) furono gli italiani con Radio Monaco e Radio Colonia. Purtroppo il 31 dicembre 2002 si concluse la straordinaria esperienza, unica in tutto il mondo.

Nel cinquantennale processo di trasformazione sociale e demografico della nostra collettività del Baden-Württemberg don Battista Mutti ha avuto un ruolo importante. Con lui nacquero i primi corsi di lingua tedesca. Le lezioni si tenevano nella Werastrasse 94, piccola sede della Missione, a 20 metri dalla Chiesa St. Nikolaus.

Verso la fine degli anni ’60 iniziò il processo di ricongiungimento familiare e don Battista chiese alla sua diocesi di Brescia di inviare a Stoccarda missionarie secolari per insegnare sia catechismo che lingua e cultura italiana. Guardando e leggendo la realtà missionaria di oltre 6 decenni, Don Battista non ha solo tenuto a battesimo, sposato e accompagnato decine di migliaia di bambini, giovani e anziani, ma ha conquistato sul campo della quotidianità tanta stima, simpatia e affetto anche per aver portato una parola di conforto ogni settimana ai suoi malati, a casa e in ospedale. Perciò il commiato dal Monsignore, insignito di alte onorificenze tedesche ed italiane, ha fatto accorrere tanti connazionali. Dopo la celebrazione della sua ultima Messa in St. Nikolaus don Battista ha dovuto indossare il talare rosso, ma appena ha potuto nella gremitissima sala parrocchiale, ha chiesto di potersi togliere la zimarra e cantare col coro della Missione Cattolica che in suo onore ha eseguito melodie verdiane e della montagna. Dopo 67 anni l’inconfondibile don Battista ha fatto ritorno in una terra ormai non più sua. Ha scelto di trascorrere un periodo di meritato riposo a Clusone, una cittadina di 8 mila abitanti della Val Seriana, a 35 km a nord-est di Bergamo. Qui potrà respirare aria buona e continuare a fare passeggiate per tenersi in buona forma.

“Molte GRAZIE”, don Battista, ha detto Massimo Darchini, Console Generale a Stoccarda pronunciando un indirizzo di saluto al termine della solenne celebrazione eucaristica. La numerosa collettività italiana di Stoccarda lo terrà presente finché avrà memoria.

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