A tenerla, il prossimo 20 maggio alle 17, sarà Edoardo Bressan, docente di storia contemporanea all’Università di Macerata, nella Sala Erasmus della Scuola Europea (Elise-Aulinger-Str. 21).
Il centocinquantesimo anniversario dell’Unità può essere l’occasione per parlare della società italiana, quella che nei decenni successivi si è, sia pure faticosamente, realizzata intorno a un’idea di nazione sentita in diversi modi ma largamente condivisa.
Il Risorgimento attuato dalla classe dirigente aveva avuto davvero molti padri, uniti dalla comune aspirazione alla libertà e all’indipendenza, dai liberali moderati ai cattolici neoguelfi, dai mazziniani ai federalisti democratici. Le scelte concrete – discusse ma spesso inevitabili, dopo la svolta rappresentata dagli avvenimenti del 1848 – portarono a dolorose lacerazioni, spesso aggravate da atteggiamenti di chiusura sociale durati troppo a lungo, come dimostra in particolare la "questione meridionale".
Eppure il quadro saldamente acquisito di istituzioni liberali aperte alla democrazia e, ormai per tutti, di una patria comune fece in modo che le diverse voci di opposizione dessero, dal 1861 alla vigilia della Grande Guerra, un contributo decisivo alla costruzione di una nuova cittadinanza.L’itinerario andò, per così dire, dalla "divisione" alla "condivisione", coinvolgendo alcuni tra i momenti più significativi della vita e dell’organizzazione sociale.