Subito una premessa: non abbiamo letto il libro di Thilo Sarrazin “Deutschland schafft sich ab” che significa, più o meno “ la Germania si sopprime”, con il quale viene dipinto un quadro apocalittico di una Germania invasa da bambini stranieri che abbassano la media del profitto nelle eccellenti scuole tedesche e da musulmani di ogni genere impegnati solo a fare una caterva di figli pronti ad una silenziosa invasione del sacro suolo teutonico.
L’autore teme la caduta della Germania a causa di una integrazione mancata di determinati gruppi di stranieri. Il fallimento, secondo Sarrazin è dovuto alla mancanza di volontà degli stranieri di integrarsi, i quali, a loro volta, sarebbero vittime di un codice genetico di pessima qualità. Siamo pertanto in attesa che qualcuno ci presti il libro perché non ci pare giusto contribuire con i nostri 22 euro ad aumentare gli introiti di uno che ha già accumulato fin troppi guadagni scrivendo nefandezze del genere. Peraltro, basta leggerne solo alcuni passi riportati dalla stampa e basta aver ascoltato le interviste rilasciate dallo stesso autore per sapere che contiene un sacco di schifezze.
E cominciamo proprio dall’autore di “Deuschland schafft sich ab” da questo Thilo Sarrazin che non è né sociologo, né biologo tanto meno antropologo. È un economista con una biografia alle spalle di tutto rispetto. Già membro a Washington del Fondo monetario internazionale, poi ministro delle finanze al senato cittadino di Berlino e ultimante membro del Consiglio d’amministrazione della Bundesbank, Sarrazin non è nuovo nel postulare pericolose sciocchezze. In un articolo del 2009 in “Lettre Internationale” Sarrazin affermava candidamente che il 90% dei turchi a Berlino non ha nessuna intenzione di integrarsi, costituendo una zavorra pesante per l’economia locale.
Un provocatore senza precedenti. Uno che esordisce con l’uovo di Colombo, annunciando che la Germania ha un grosso problema nel suo rapporto quotidiano con gli stranieri qui residenti e che poi termina addossando questo fallimento alle peculiarità genetiche, alla cultura di origine degli stranieri, ed al loro disconoscimento dell’ordinamento statale di questa società di accoglimento. Sarrazin eleva a nobile sentimento la xenofobia. Parla in qualità di autorevole economista ed approfitta della sua credibilità nel settore per sparare cattiverie a raffica. La cosa non è certo nuova né in Germania, né in Italia, basti ascoltare qualche affermazione del nostrano Umberto Bossi e del suo amico Calderoli per rendersene conto.
Quello che è nuovo (e che spaventa) sono i consensi che il Sarrazin ha riscontrato tra i suoi lettori (ha raggiunto quasi 700.000 copie) e tra i suoi compagni del partito Spd. Sì, avete letto bene Spd e non Npd. Da Clemens a Ralf Giordano e a Helmut Schmidt tutti in coro per difendere lo scritto di Sarrazin e per relativarne il contenuto. In tutta questa discussione sull’integrazione dei giorni nostri, sfugge un particolare fondamentale. I turchi erano turchi anche negli anni 60-70, epoca contrassegnata da una strepitosa capacità di assorbimento di manodopera non qualificata. L’esperto in economia Sarrazin ha dimenticato l’enorme contributo che milioni di stranieri, italiani tra i primi, hanno reso alla crescita dell’economia tedesca. All’epoca si andava poco per il sottile.
Bastava essere sani e volenterosi di lavorare ed il gioco era fatto. Se un governo di quell’epoca avesse proposto di stanziare qualche soldo a favore dell’integrazione, avrebbe suscitato solo le risate del parlamento e degli stessi elettori. Ora che la funzione dei Gastarbeiter (termine sparito dal linguaggio quotidiano) è venuta meno, ci si accorge della cecità di allora. Quando Max Frisch scriveva negli anni sesanta “Abbiamo chiesto braccia e sono venuti esseri umani” la cosa riscuoteva consensi solo nei salotti degli acculturati.
Gli altri pensavano nel frattempo solo a fare denaro con gli stranieri. Sarrazin ha certamente messo il dito nella piaga di una possibilità perduta, e per questo mille grazie. Niente però gli da il diritto di accusare milioni di persone di essere un peso per questa società. La Germania dell’epoca non chiedeva certo intellettuali, anzi. La volontà di lavorare a qualsiasi condizione, la totale ignoranza sulla società di accoglimento erano presupposti favorevoli per gente destinata a rimanere solo fino a quando servivano e poi arrivederci e grazie. La colpa di Sarrazin è stata soprattutto quella di toccare l’argomento genetico, quindi razziale. Non è passato tempo a sufficienza per dimenticare che in Germania questi argomenti sono già serviti per giustificare lo sterminio di un’intera razza umana.
Grazie al cielo la Cancelliera non ha voluto sentire ragioni ed ha fatto in modo che Sarrazin venisse cancellato dal libro paga dei contribuenti. Anche dei contribuenti musulmani. Ora Sarrazin si gode i lauti guadagni, frutto della sua pubblicazione e sicuramente non ha dimenticato che i numeri del suo conto in banca sono numeri arabi. Numeri di un razza da lui giudicata geneticamente handicappata.