Il Comites di Dortmund con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia ha presentato l’evento culturale con il poeta Giuseppe Giambusso

Il 2 maggio sulla piattaforma zoom, la giornalista Lucia Conti ha incontrato in diretta Giuseppe Giambusso, autore della raccolta “Foto di ragazza senza gruppo”. Conti ha ripercorso con Giambusso i passaggi della sua vita di italiano emigrato in Germania e ha accompagnato il pubblico in un viaggio nella poesia dell’autore, che esprime la sua identità rifuggendo ogni stereotipo. L’evento è stato organizzato dal Comites di Dortmund, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia. Sono intervenuti la consigliera Susanna Schlein, capo dell’Ufficio Emigrazione e Affari Sociali dell’Ambasciata d’Italia a Berlino, e Marilena Rossi, presidente del Comites di Dortmund. Inoltre vi è stata la partecipazione della studiosa Caroline Lüderssen, autrice della post-fazione di “Foto di ragazza senza gruppo”.

All’interno della comunità italiana in Germania si è radicato, nel corso di quattro decenni, un gruppo di poeti che contribuisce in modo fondamentale all’integrazione, occupandosi incessantemente dell’attualità e dei cambiamenti della società. Chi scrive in italiano fuori della terra di origine apre la lingua e la tradizione italiana alla realtà europea. Chi scrive nella lingua del posto fa il lavoro inverso, introducendo contenuti tedeschi nella realtà europea. Le opere di questi poeti hanno raggiunto una maturità e una qualità tali da essere diventate oggetto di studio da parte di critici letterari e di giovani studenti liceali e universitari.

Giuseppe Giambusso

Uno di questi poeti è Giuseppe Giambusso, scrittore e insegnante, cofondatore della letteratura interculturale in Germania e di PoLiKunst (1980-1987), associazione di sostegno e promozione della cultura delle minoranze straniere in Germania.

Ha spesso collaborato con Istituti Culturali, Consolati e Università, ha partecipato al dibattito sulla “letteratura Gast” negli anni settanta, ha curato diverse antologie e pubblicato contributi su numerose collane e riviste specializzate in didattica. Emigrato giovanissimo, volando dalla Sicilia dei campi e delle miniere di zolfo fino ai cieli del Nord Reno-Westfalia, in Germania, Giambusso pensa e vive in tre lingue, incluso il siciliano, ma non divide la sua vita in “partenza e arrivo” o “patria lasciata e patria trovata”. Né troviamo nelle sue poesie quella bruciante nostalgia propria di una certa letteratura della migrazione. Giambusso cerca infatti la sua identità in modo fluido, senza dare nulla per scontato. A volte le sue tre lingue si isolano e litigano tra loro (Giambusso parla di “solitretudine”), a volte invece i paesaggi attraversati nella vita si fondono e diventano la risultante della sua identità. In questo processo il tono delle sue poesie è spesso lambito dall’ironia di chi sa che il fluire del tempo è una sorta di eternità in corsa, destinata a investire tutto e tutti, trasformando i post-moderni in moderni e alla fine tutti quanti in antichi. E di questo sorride, con distacco. Perché anche di fronte al tempo che travolge con la forza di un treno, e forse proprio per questo, Giambusso riesce a trovare il senso della vita calandola nel momento, nell’emozione riconosciuta e quindi autentica, nelle mille sfumature delle molteplici esistenze che ognuno di noi conduce.

Come riportato da Caroline Lüderssen, Giambusso contrappone una “pura esistenza di affetto a tutto il resto” e ha una valigia vuota “pronta ad accogliere le esperienze e fermentarle, non importa la direzione di marcia”.

La copertina di “Foto di ragazza senza gruppo” è stata realizzata utilizzando la prima foto regalata a Giuseppe Giambusso da Anna, compagna di una vita, quando si sono messi insieme ed erano entrambi giovanissimi.

Una foto analogica, questa, legata a un’esperienza emotiva e a una consapevolezza che dà senso alla poesia e forse anche alla raccolta. Non vogliamo spiegare perché e togliere ai lettori il piacere di leggere il libro e scoprire cosa ci sia dietro a quell’immagine.

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