Nella foto: Luigi Sanfilippo.

Storie italiane di successi accademici e professionali in Germania. Continuiamo la nostra serie con l’intervista a Luigi Sanfilippo, Senior Vice President presso il gruppo mediatico internazionale Bertelsmann

Luigi Sanfilippo sei figlio di emigranti italiani. Ci racconti un po’ della tua vita? Quando vi siete trasferiti in Germania?

Sono nato in Italia da mamma pugliese e da padre siciliano e ci siamo trasferiti in Germania quando avevo 2 anni. Vorrei fare una piccola premessa. I miei genitori prima di trasferirsi in Germania lavoravano presso l’azienda di mio nonno materno, il quale era contrario all’emigrazione. Purtroppo mio nonno morì in giovane età così dopo la sua scomparsa i miei genitori, per dare un futuro migliore a noi figli, decisero di emigrare in Germania.

Quindi hai frequentato prima l’asilo e poi le scuole tedesche. Come ti sei trovato e come è stata la tua avventura nella scuola?

In verità non ho frequentato l’asilo. Il mio asilo è stato a casa insieme a mia nonna perché i miei genitori lavoravano. Quando raggiunsi l’età scolastica iniziai a frequentare la prima elementare in una scuola tedesca vicino casa. Ebbi dei problemi enormi in quanto non conoscevo la lingua tedesca e non mi sentivo a mio agio arrivando al punto di aver paura di andare a scuola. Infatti mi rifiutavo ad andarci. Così i miei genitori decisero di togliermi da quella scuola e dietro consiglio di altre famiglie italiane venni inserito nella scuola italiana (le famose scuole di inserimento). Così frequentai le elementari in quella scuola. In questo istituto non vi erano soltanto le classi italiane ma anche greche, turche e spagnole e il tedesco veniva studiato come lingua straniera.

Come è continuato il tuo percorso formativo?

Concluso il percorso della scuola italiana presi il ramo della Gesamtschule e visto che i miei genitori ci tenevano che io imparassi bene l’italiano, anche perché vi era sempre l’idea di tornare un giorno in Italia, ho continuato a studiare italiano come lingua straniera. Il corso di italiano era dopo la scuola regolare, così ogni giorno, terminate le lezioni regolari, mi recavo al corso di italiano. Ho concluso i miei studi prendendo il diploma delle scuole superiori, cioè l’Abitur. Dopo la maturità mio padre voleva che iniziassi la mia carriera nell’aviazione italiana. Rifiutai la proposta perché non era ciò che volevo fare, ma volevo proseguire la mia vita senza sostegno e raccomandazioni cercando la via della mia passione. La mia ambizione era quella di studiare.

Quando sei entrato nel mondo del lavoro?

A diciotto anni prima di continuare i miei studi, per puro caso trovai un impiego presso la casa multimediale Bertelsmann. Il mio obiettivo era quello di lavorare per qualche mese e poi continuare con gli studi. Il mio compito in azienda era quello di aiutare l’ufficio compravendita con la fatturazione. Dopo mezz’anno che lavoravo lì avevo in mente di lasciare tutto per continuare con gli studi, ma l’allora capo, che non voleva che io andassi via, mi disse “Vedi Luigi, tu sei un ragazzo in gamba, ed io desidero che tu rimanga a far parte del nostro gruppo”. Mi propose di rimanere in azienda nel reparto acquisizioni dove cercavano una persona che si occupasse della compravendita. E così all’età di 18 anni iniziai a lavorare per la Bertelsmann. Pian piano sono cresciuto con all’azienda, i compiti che mi venivano affidati mi piacevano molto, avere rapporti con i clienti, pianificare dei progetti, avere la libertà nell’organizzarmi. Mi era stato affidato il compito di tenere rapporti con tutte le filiali sparse in Europa e nel mondo.

Come è proseguita la tua carriera e quali altre soddisfazioni hai ottenuto?

Dopo dieci anni di lavoro nel reparto acquisizione della Bertelsmann, un giorno venni citato nella centrale e l’allora capo mi chiese se avessi voglia di lavorare in centrale, visto che c’era un caporeparto che andava in pensione. Il posto riguardava il reparto immobiliare dell’azienda ed io avrei dovuto essere il capo di un piccolo gruppo di impiegati. Visto che era un’occasione da non perdere, ho accettato volentieri il nuovo incarico. Durante questo, l’azienda mi ha dato la possibilità di continuare i miei studi prima presso l’università di Lünenburg e poi a Colonia. In tutti questi anni ho continuato a crescere con l’azienda dove mi sono state affidate sempre più responsabilità. Dopo che il mio capo è andato in pensione, ho preso il suo posto occupandomi dell’esecutivo dell’azienda fino ad arrivare all’attuale posizione di Senior Vice President. Inoltre sono anche Prokurist cioè vicecapo della centrale e amministratore delegato di altre due aziende che appartengono al gruppo Bertelsmann. Precisamente mi occupo del Real Estate and Services Management di tutti gli immobili della Bertelsmann

Da italiano, in tutti questi anni di lavoro alla Bertelsmann e con i tuoi obiettivi raggiunti, hai mai notato atti di gelosia e d’invidia da parte dei tuoi colleghi?

Sono uno dei pochi Manager qui in azienda ad essere straniero e certamente c’è stata e c’è gelosia ma è più una gelosia sentita e mai detta. Ma niente di particolare. Io ringrazio Dio di avermi dato la sensibilità e l’umiltà di sentire e di comprendere meglio determinate situazioni. Nel mio lavoro essere sensibile e umile mi permette di entrare in empatia con tutti i miei colleghi e clienti facendo in modo di comprenderli al meglio.

Quale è stato il risultato o la soddisfazione più importante che hai avuto durante questi 36 anni di lavoro con la Bertelsmann?

La soddisfazione più grande è di aver trovato, come dico io, la mia patria lavorativa in questa azienda, che mi permette di essere libero nel mio lavoro e mi dà la possibilità di esprimermi al meglio, e la libertà ad essere creativo. Nell’azienda la creatività è il fondamento del successo, infatti i valori fondamentali della nostra azienda sono: attivare, creare qualcosa di nuovo, ispirare. Ringrazio i miei capi sia del passato sia del presente per aver investito in me e per avermi dato tanta fiducia.

Che tipo di rapporto hai con l’Italia, quale è il legame che hai ancora con la patria?

Amo l’Italia, ed ogni volta che posso cerco di andare in Italia. Non dimentico mai le mie origini e le mie radici. L’amore che provo per questo Paese, la felicità che provo ogni volta che metto piede in Italia è un sentimento molto forte, ho un profondo attaccamento a questa terra.

Hai qualche sogno nel cassetto?

Il mio sogno, sinceramente è quello di dare tutta la mia esperienza e il mio sapere ai giovani, aiutarli a crescere e a far loro prendere le giuste decisioni. Devi sapere che un nostro ex Ceo, di cui sono molto amico, ha una Fondazione in Germania che aiuta e sostiene le persone in situazioni di rischio economico o sociale. E tramite questa fondazione vorrei aiutare chi è in difficoltà. Poi naturalmente avere la salute per godermi un po’ la vita dopo tanti anni di sacrifici. Infine vorrei ringraziare i miei genitori che mi hanno dato la possibilità e la fiducia di essere libero nelle mie scelte.

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