Anche a Brisbane, 16 mila chilometri da Roma, c’è chi segue la polemica sul riconoscimento legale delle coppie di fatto in Italia. Anzi: per il corpo diplomatico italiano qui, in piena Australia tropicale, le leggi italiane in materia sono più importanti che mai. E tutto per una questione che chiama in causa un potenziale conflitto d’interesse del Vice console, compagno della proprietaria dell’immobile, a cui l’Italia versa un sontuoso affitto. Ma procediamo con ordine.
Il Consolato d’Italia si trova all’ultimo piano di uno splendido palazzo nel centro storico di Brisbane. Gli abitanti della città conoscono l’edificio ancora come “The Bank of New South Wales”, per quanto la banca in questione non esista più da oltre 10 anni. Il proprietario, la società Highpoint Holdings, ha deciso di vendere e ha rilasciato un opuscolo sa colori, un Information memorandum, che include la lista completa degli inquilini. L’ottavo piano risulta occupato interamente dal Consolato d’Italia per il Queensland e il Northern Territory. Sono ben 274 metri quadrati con un contratto d’affitto di ferro (scade nel 2017).
Fin qui, niente di insolito: in tutta l’Australia la presenza diplomatica italiana ha scelto quartieri di prestigio. L’affitto pagato dal Consolato di Brisbane, però, è particolarmente salato: 792 dollari australiani al metro quadrato (592 euro ndr.) (una spesa annuale di 217.000 dollari). La cosa strana è che gli altri inquilini pagano circa 300 dollari al metro quadro meno del Consolato. Ma non tutti gli uffici sono uguali, tant’è che in un corrispondenza in lingua inglese il console d’Italia a Brisbane Francesco Capecchi ha spigato che l’affitto include anche le spese (“out goings”), e l’attrezzatura (“fit-out”), pagate dal proprietario dell’edificio.
Inoltre, il Console sostiene che il canone è “in linea con il prezzo medio degli edifici del centro commerciale di Brisbane nel 2008”, prima che la crisi si facesse sentire. Chiaro. Ma cosa c’entrano le leggi italiane sulle coppie di fatto? Per capirlo ci dobbiamo affidare ancora ai documenti. Nell’opuscolo pubblicitario del palazzo il firmatario del contratto d’affitto del Consolato viene descritto così: “The Vice Consul for the Repubblic of Italy in the State of Queensland and the Northern Territory”. Ovvero, è stato il vice-console Antonio Colicchia ad occuparsene.
E la consorte di Colicchia è la signore Lisa Ferro: i due convivono, hanno dei figli, frequentano la comunità e il loro rapporto è segnalato persino dalla lista diplomatica del Ministero degli Esteri australiano. Lisa Ferro è una donna italo-australiana, conosciuta soprattutto perché figlia dell’imprenditore edile miliardario Lou Ferro, scomparso di recente. La curiosità è semmai questa: una ricerca dei documenti societari rivela che gli amministratori di Highpoint sono due: Peter Luigi Ferro e Lisa Michelle Ferro, ossia la compagna del vice console Antonio Colicchia.
L’anomalia è dunque che lo Stato italiano sta pagando un affitto sorprendentemente alto ad una società legata direttamente alla compagna del vice console di Brisbane. E pare che sia stato proprio il vice console a firmare il contratto che garantisce pagamenti alla società della moglie (per carità: moglie de facto, non de jure). La risposta del console Capecchi all’inchiesta è stata questa: “Il dottor Colicchia è in una convivenza more uxorio, che in Italia non è riconosciuta o punibile per legge. Quindi, non c’è alcun risvolto legale e non vi sono conseguenze legali”. In altre parole, il conflitto d’interesse non c’è perché le coppie di fatto non vengono riconosciute dalle leggi.
Quindi, anche se lo Stato italiano sta versando 217.000 all’anno sul conto corrente di un società legata direttamente alla compagna del Vice console, il fatto che Colicchia e Ferro non sono sposati significa che non c’è niente di cui preoccuparsi. Questa, almeno , le tesi del Consolato. Alla Farnesina, invece, pare che si sia una maggiore cautela e si promette idi fare chiarezza. “il ministero degli Affari esteri sta approfondendo da tempo la situazione di Brisbane anche in termini di compatibilità con il codice di comportamento dei dipendenti pubblici”, spiegano. E l’inchiesta esaminerà anche il contratto d’affitto: “Abbiamo avviato un’indagine per accertare la congruità del canone di locazione”. Intanto, possiamo supporre che per qualche anno alla signora Ferro non arriveranno proposte di matrimonio.